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Marmellata di mele al timo ed essenza di arancio: di miti, leggende e di incontenibili gole

C'è stato un periodo in cui nella mia dispensa c'erano sempre barattolini di marmellata. Senza zuccheri aggiunti, e sempre in quattro gusti differenti, in modo da non stancarmi mai: fragola, frutti di bosco, albicocca e pesca. Il mio spuntino senza sensi di colpa, se non fosse stato che aprire il barattolo avrebbe significato arrivare a due centimetri dal fondo in pochi istanti. La strategia è questa: da perfezionista non posso pensare di mettere al fresco il barattolino con i bordi tutti sporchi. Allora inizio a pulire bene il vasetto, poi spiano la superficie, ma questo implica che verso i bordi ci siano delle lievi venature verticali, che stonano assolutamente. Allora pulisco tutto intorno, ma affondo troppo il cucchiaino, e allora devo tornare ad appianare. E poi di nuovo, e ancora, e ancora, fino a quando guardo il livello di marmellata rimasta nel vasetto, strabuzzo gli occhi, lancio il cucchiaino come se improvvisamente sia diventato rovente, chiudo il barattolo alla velocità della luce e lo nascondo in un angolo del frigorifero, dove non possa minacciarmi.
Ho iniziato a non comprare più marmellata. Non certo per questo motivo, o meglio non solo. Il piacere di preparare in casa qualsiasi cosa si possa mi ha travolto anche in questo. Assaggiare la marmellata industriale dopo aver assaggiato la versione casalinga..... mi lascia quella sorta di insoddisfazione incolmabile. E poi chi sarebbe così pazzo da mettere in commercio una marmellaa come questa????

Ingredienti

600 g di mele Fuji
1 arancio bio (succo e scorza)
10 rametti di timo fresco
20 g di malto di riso

Lavate bene le mele, asciugatele e sbicciatele, tenendo da parte la buccia. Liberatele dal torsolo e tagliatele a tocchetti.
   Versatele in una pentola capiente e ponetele sul fuoco, a fiamma piuttosto bassa, facendole cuocere coperte. Giratele, di tanto in tanto, in modo che non attacchino al fondo.
A parte portate ad ebollizione dell'acqua e gettatevi le bucce. Fatele cuocere fino a quando si saranno ammorbidite del tutto. Ci vorranno circa 30 minuti.
Lavate bene l'arancio e grattugiate la scorza (solo la parte arancione,mi raccomando). Sfogliate i rametti di timo, precedentemente lavati, e uniteli alla scorza. Versate tutto nelle mele in cottura e mescolate bene in modo che venga amalgamato tutto perfetamente. Procedee la cottura, a fuoco basso, per almeno mezz'ora.
Quando le bucce delle mele saranno morbide, scolatele, gettate l'acqua e rimettetele nella pentola. Spremete l'arancio e versate nella pentola stessa il succo.
Fate cuocere ancora per 10 minuti circa, in modo che il succo si rapprenda leggermente e che tutto insaporisca.
Versate, a questo punto, il malto di riso, spegnete la fiamma e passate il composto di bucce con un frullatore ad immersione, lavorando bene fino a quando avrete ottenuto una purea perfettamente liscia.
   Unite questo sciroppo alle mele, mescolate e procedete alla cottura, a fiamma bassa, per almeno mezz'ora. Mi raccomando a controllare spesso e a girare con un cucchiaio la composta, soprattutto in questa fase: la pectina liberata dalle bucce, insieme al malto, tendono a depositarsi sul fondo e a caramellare.
Quando sarà pronta spegnete il fuoco e versate immediatamente in due vasetti sterilizzati. Affinché possa conservarsi senza guastarsi è necessario che venga imbarattolata molto molto calda. Chiudete i vasetti, avvolgeteli in un canovaccio, e lasciateli raffreddare per 24 ore. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete tenere i barattoli in dispensa per diverse settimane.
Se, diversamente, voleste utilizzarla subito, come ho fatto io, versatela in un contenitore, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, e poi conservatela in frigorifero. Durerà diversi giorni.

A voi l'assaggio e la migliore contestualizzazione.
Presto ve la proporrò in una veste.... golosa!!abc

Polpo glassato all’arancia in crosta di pistacchi… e non può essere tutto

.... su letto di catalogna aromatizzata alla noce moscata. Sì, perché uno, nel titolo, vorrebbe metterci tutto. Perché un piatto non nasce solo nella parzialità. Perché i dettagli, tutti, concorrono al perfetto bilanciamento dei sapori. E questo non è solo un polpo glassato all'arancia in crosta di pistacchi. Questo è un polpo glassato all'arancia in crosta di pistacchi su letto di catalogna aromatizzata alla noce moscata. Ecco, l'ho detto. Io, che sono quella dai titoli intriganti (cito), io che scrivo titoli che smuovono una certa curiosità (cito), io che.... i titoli sono il dettaglio che attira il lettore ad aprire l'articolo e tu in questo sei molto brava (cito), io che ho il dono della sintesi per cui poche parole per esprimere un concetto articolato (cito), ma che scrivo titoli chilometrici (preciso), io.... non posso lasciarvi credere che questo sia un semplice polpo glassato all'arancia in crosta di pistacchi. Perché è proprio l'amaro della catalogna, addolcita dalla delicatezza della noce moscata, a creare un contrasto con la carne croccante del polpo e la vellutante sensazione con cui la glassa avvolge il palato. E' proprio l'insieme di sapori che rende questo piatto.... wow!

Ingredienti

4 tentacoli di polpo
1 arancia non trattata (buccia e succo)
50 ml di prosecco
sale
1 cucchiaio di olio evo + q.b.
paprika dolce
noce moscata
25 g di pistacchi tostati non salati
15 g di farina di mais fioretto gialla
80 g circa di coste di catalogna

Lavate bene l'arancia e asciugatela, Tagliate la scorsa, avendo cura di non prelevare la parte bianca. Spremetela e prelevatene il succo.
Versatelo in un recipiente capiente. Tagliate la scorza in bastoncini sottili e unitela al succo. Aggiungete l'olio, il vino, il sale, la paprika e la noce moscata in quantità variabile secondo i vostri gusti e mescolate bene.
Sciacquate bene i tentacoli del polpo (io li ho prelevati da un polpo di 500 g circa e il peso era di circa 200g) e immergeteli nella marinatura. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare, in frigorifero, per almeno 5 ore.
A questo punto pulite le coste della catalogna (io le avevo tenute da parte preparando un contorno con le foglie) e fatele sbollentare, in acqua salata, aromatizzata con abbondante noce moscata, per circa 4 minuti. Scolatele e passatele sotto un getto di acqua ghiacciata, poi fatele asciugare.
Pulite bene i pistacchi dalle loro pellicine e tritateli finemente. Mescolateli alla farina di mais e teneteli da parte su un piattino o su un foglio di carta assorbente.
Prelevate le bucce dell'arancia dalla marinatura e tritatele finemente. Io mi sono servita di una mezzaluna. Fate scaldare un filo di olio evo in una padella e versatecele, facendole rosolare a fuoco basso per un paio di minuti. Scolate grossolanamente il polpo dalla marinatura, ponetelo nella padella insieme al soffritto e alzate leggermente la fiamma.
Fatelo rosolare per un minuto circa per parte, dopodiché abbassate la fiamma, versate la marinatura, e fate cuocere per circa 20 minuti, coperto. Giratelo, di tanto in tanto.
Coprite una teglia con della carta dorno, cospargete un po' di olio evo, una base di mix di pistacchi e sistemate sopra le coste della catalogna. Coprite nuovamente con abbondante panatura, cercando di circoscriverla alla verdura, in modo che non bruci durante la cottura. Correggete, eventualmente, con un pizzico di sale.
Quando il polpa avrà consumato il liquindo di cottura, prelavate i tentacoli e passateli nel mix di pistacchi, prima da un lato, poi dall'altro. Cercate di fare aderire uniformemente il trito. Aiutatevi con una forchetta per non bruciarvi, se troppo caldo.
Sistemate i tentacoli sul letto di catalogna e irrorate con un filo di olio evo.
Portate il forno a 200° e, quando sarà in temperatura, infornate e cuocete, per 20' ventilato. Fate in modo che diventi dorato e croccante.
Nel frattempo accandete il fuoco, basso, sotto il fondo di cottura in padella. Fate rapprendere l'arancia con la marinatura in modo che diventi una salsa denza. Attenzione a non farla bruciare.
Quando il polpo sarà cotto sfornatelo e servitelo, accompagnandolo con la salsa all'arancia.
Servite caldissimo e gustate il contraso di sapori tra l'amarognolo della catalogna, la dolcezza del pistacchio, la croccantezza del polpo e l'aspro-dolcezza della glassa.

Un invito a deliziare il vostro palato.

abc

Babà all’arancio: storie di ordinaria follia in un contesto di lievito-terapia

Inguaribile curiosona. A fin di bene, sia chiaro. Non curioso per spettegolare (le avventure del mondo le lascio volentieri al mondo), ma per estrapolare sempre insegnamenti nuovi. Reduce da entusiasmanti perfomance(s) con impasti a mano e comunque con grandi lievitati, sono rimasta folgorata dal dolce proposto, qualche tempo fa, da Lucy. La consistenza giusta, da provare, in un dolce che non ho mai amato veramente, forse perché l'originale napoletano non l'ho mai assaggiato e  al nord i babà sono concentrati alcolici che tolgono qualsiasi sapore (e piacere - de gustibus) al dolce stesso. E poi quegli aromi, arancia e pistacchio, li ho subito sentiti legarsi perfettamente. E, seppur io abbia omesso il pistacchio e adattato la versione di Lucy ai miei gusti, questo babà mi ha ampiamente appagato. Peraltro, giusto per avvalorare la tesi della mia sete di sapienza, mi sono confrontata con una piccola grande esperta, responsabile di pasticceria in un rinomato ristorante della mia zona, che mi ha dato una dritta per migliorare l'inzuppo, unico aspetto su cui lei avrebbe lavorato. E se non sono soddisfazioni queste!!

Ingredienti

Per il preimpasto
25 g di farina di Manitoba
4 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2 g di zucchero di canna grezzo
20 g di acqua

Per l'impasto
125 g di farina di Manitoba
50 g di zucchero di canna grezzo
2 uova
50 g di margarina

Per la bagna
90 g di succo di arancia filtrato
10 g di zucchero di canna grezzo
50 g di alcool puro

Setacciate la farina del preimpasto e mescolatela al lievito. Aggiungete l'acqua, mescolate velocemente inserendo il sale e lasciate riposare l'impasto per 25 minuti. Preparate, nel frattempo, gli ingredienti che vi serviranno per l'impasto.
Quando sarà trascorso il tempo di riposo, unite al preimpasto, poco alla volta, la farina e lo zucchero. Impastate bene fino a quando non saranno perfettamente amalgamati. Solo allora unite un uovo alla volta, lavorando l'impasto fino al totale assorbimento, prima di aggiungere l'altro. A questo punto sarà necessario impastare per 10 minuti, lasciando che inizi ad incordarsi. Unite, quindi, poca margarina alla volta, continuando a lavorare la pasta. Io ho proseguito per altri 5 minuti buoni. La pazienza è fondamentale per certi tipi di lavorazioni!! Alla fine dovrete ottenere un impasto morbido e molto elastico. Lo sentirete consistente tra le dita, seppur piuttosto appiccicoso.
Ungete lo stampo che utilizzerete con pochissima margarina. Io mi sono servita di uno stampo in silicone per babà monoporzione. Versate all'interno l'impasto (ciascuno stampo dovrà essere riempito per 3/4) e lasciatelo lievitare, coperto da un foglio di pellicola trasparente unto, per 2 ore almeno. Io ho lasciato che riposasse per 2 ore e mezzo. A questo punto passate alla bagna.
   Spremete le arance e filtrate il succo, in modo che la polpa rimanga a parte. Unite lo zucchero e portatelo ad ebollizione. Mescolate in modo che lo zucchero si sciolga. Lasciatelo bollire per un paio di minuti, poi spegnete il fuoco e unitevi l'alcool (la dose di alcool dipenderà dal vostro desiderio di sentirlo più o meno forte di sapore). Tenete da parte e lasciatela raffreddare. L'appunto dello chef è stato proprio qui. Se per la prima "puccia" va bene il succo freddo, per fare in modo che i babà si impregnino bene è buona cosa fare scaldare una parte del succo stesso e di irrorare i babà una seconda volta. Il liquido caldo impregnerà perfettamente l'interno delle paste.
Trascorso il tempo di riposo, portate il forno alla temperatura di 170°. Infornate i babà e lasciateli cuocere per circa 30 minuti.
Li vedrete gonfiarsi magicamente e dorarsi in superficie. Sfornateli quando saranno cotti e prelevateli dai loro stampi. Io non ho resistito e ne ho voluto verificare uno all'interno: consistenza perfetta!!
Versate la bagna all'arancia (tenendone da parte un po') in un contenitore e sistemate i vostri babà, in modo che ne siano a contatto. Lasciateli una notte intera in immersione. Al mattino capovolgeteli e lasciate che si inzuppino bene anche nella parte superiore. Dopo qualche ora di inzuppo scaldate la bagna tenuta da parte, irrorate i babà e lasciateli macerare ancora qualche ora. Io li ho preparati 2 giorni prima: state certi che l'impasto rimarrà morbido e, anzi, i sapori si legheranno armoniosamente tra loro!
Ora non vi rimane che deliziarvi. Io ho già avuto richieste di altre rappresentanze, magari al rum!!

Questa volta li ho serviti in un tris di dolci, in cui ho presentato, oltre al babà, le melanzane al cioccolato e una dolce sorpresa di cui vi parlerò presto!! ^_*


Devo dire che è stato apprezzato!abc

Tartufini di panettone al rum ricoperti di cioccolato bigusto e la distanza dai luoghi comuni

Non farò la solita osservazione del dopo festività. No, non la farò per due motivi: non mi piacciono i luoghi comuni e non mi trovo nelle condizioni di avere chili e chili di agglomerati industriali da smaltire. Semplicemente mi sono trovata di fronte ad un piccolo ostacolo, ed ho cercato di superarlo. Impastai il secondo panettone a mano, quello di cui mai vi ho parlato, prima di adesso. Lo impastai con tutta la cura possibile, con attenzione e amore, quello che è essenziale per un lievitato. Era così bello.... tanto soffice quanto delicato. Sì, troppo, direi.... o troppe le mie pretese. Quell'ananas, seppur disidratato da buona parte del suo succo, proprio non ci sarebbe potuto stare là dentro. La consistenza si è lasciata andare in un baleno e, ciò che ho ottenuto, seppur buono e goloso nel gusto, era assolutamente lontano dall'essere definito, visivamente, panettone. Diamogli l'aspetto di un pan di spagna, sicuramente ricco e spesso, ma il sapore, quello non avrei mai potuto sprecarlo!! Allora eccomi alle prese con qualche strategia per rendere giustizia al mio lavoro di braccia ^_^

Ingredienti

530 g di panettone (il mio ananas e pistacchi)
170 g di succo d'arancia
30 g di rum
60 g di mandorle pelate
60 g di gherigli di noci
200 g di nocciole tostate
100 g di cocco in scaglie
300 g di cioccolato fondente exra (o il cioccolato che preferite)
40 g di margarina

Sbriciolate accuratamete il panettone e raccoglietelo in una ciotola capiente. Spremete l'arancio e raccogliete il succo necessario. Unitevi il rum e versatelo sulle briciole di panettone. Impastate tutto con una mano, fino a quando tutto l'impasto sarà inzuppato uniformemente. Fate macerare bene per almno un paio di ore. Io ho lasciato che riposasse per una notte intera.
Tritate finemente le noci e le mandorle e unitele al composto. Mescolate fino ad ottenere un impasto perfettamente amalgamato.
Prendete poco impasto alla volta e formate delle palline, cercando di compattarle bene, grandi poco meno di una noce. Sistematele su un piano e lasciatele riposare.
Prendete le nocciole, tritatele grossolanamente, dando piccoli colpi di lama in successione, in modo che non fuoriesca l'olio per il surriscaldamento e tenetele da parte, mettendole in una ciotolina sufficientemente capiente.
Spezzettate il cioccolato fondente e scioglietelo a bagno maria, facendo attenzione che l'acqua non arrivi mai ad ebollizione. Quando sarà completamente sciolto unitevi la margarina e mescolate fino a farla incorporare del tutto. Togliete il cioccolato dal fuoco e versatelo in una ciotola. Fatelo intiepidire.
Sistemate in un altro scodellino le scaglie di cocco e sistematele, con il cioccolato e la granella di nocciole, sul piano di lavoro. Procedete ora alla copertura dei tartufini.
Immergete ciascuna pallina nel cioccolato, fate in modo che venga completamente ricoperta e cercate di far colare il cioccolato in eccesso. Passate, quindi, la pallina nella granella di nocciole, girandola in modo che venga coperta interamente.
Trasferite la pallina su una teglia o un tagliere coperto da carta forno e lasciate raffreddare. Procedete fino al termine delle palline, dividendo le farciture tra nocciole e cocco, a piacimento. Volendo potrete usare altri gusti tra i vostri preferiti.
Quando saranno tutte pronte riponetele in frigorifero per qualche ora (o anche una notte). In questo modo il cioccolato solidificherà e i vostri tartufini saranno pronti per essere assaporati.

Vi avviso, creano dipendenza. E qualcuno lo sa!! ^_^

Ora sbizzarritevi a "tartufinizzare" qualsiasi lievitato dolce che avanzi nelle vostre dispense!!

abc

Coniglio all’arancia: il piatto della domenica e lo scatto rubato (e dimenticato)

Ci ho messo un po', lo so, ma ora posso chiudere il pranzo domenicale che ho condiviso con i miei genitori. Finora il pane con farina di canapa sativa, i tagliolini di zucca e l'immagine della torta veg della mamma (per gli amici che mi seguono su Facebook), hanno riscontrato successo. Ma il pasto non sarebbe potuto essere tutto vegano. Ricordate cosa vi raccontai sul tagliolino di zucca al pesto di spinaci? Beh, mio padre fu certo contento e appagato, ma non avrei mai potuto togliergli il piacere di un buon secondo di carne. Che, voglio dire, già togliendogli il sugo, inteso come pomodoro puro e succoso, gli ho tolto 3/4 del pranzo. Gli avessi anche negato questa semplice coscetta di coniglio avrei contato 18 mesi, e non 6, prima di vederlo nuovamente seduto alla mia tavola! Questa volta il compromesso l'ho cercato tra i miei gusti (ebbene sì, lo confesso) e le sue, chiamiamole, esigenze. Io non amo il particolarmente la salsa di pomodoro. Ahimè, anni di ragù, protagonista immancabile del pranzo della domenica, mi hanno un po' allontanato dal piacere di quel sapore. Lo mangio, certo, ma non ne vado proprio matta. Allora ho pensato: se al mio vegfratello prepariamo del seitan all'arancia (con panna di avena), perché non fare del coniglio all'arancia (senza panna di avena ^_^) per noi? Ed eccolo servito!! Pare sia piaciuto anche questo, cotto al punto da sciogliersi sulla forchetta, ma con un po' di freddezza, tipica del pensiero adesso non esageriamo, dov'è il mio arrosto???? Ma io guardo al mio successo senza badare troppo ai capricci ^_^ Forse anche la necessità di sperimentare piatti nuovi e mai replicare (alla domanda di quale sia il mio piatto forte, rimango sempre inebetita e incapace di rispondere!!) nasce come reazione a infiniti anni di rigida tradizione. Non me ne voglia mio padre, ma a me piace così!!
Ahh, lo scatto rubato (e dimenticato)? Presa dall'euforia del pranzo ho impiattato e servito e, quando ormai il piatto era sbrandellato ho pensato LA FOTOOOOOOO!!!!! Perdonate il livello di immagine al di sotto dello standard. Alle mie scarse qualità da fotografa qui si è aggiunta la sbadataggine ^_^

Ingredienti

3 cosce di coniglio
2 arance
qualche rametto di timo
1 spicchio d'aglio
olio evo
sale

Lavate i rametti di timo. Spremete due arance. Sciacquate le cosce di coniglio e mettetele in una terrina. Unite al succo di arancia il timo, un cucchiaino di olio evo, il sale, lo spicchio d'aglio e la scorza di mezza arancia. Versate tutto sul coniglio, coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate marinare almeno un paio d'ore. Io le ho lasciate in frigo tutta la notte.
Scaldate un filo d'olio in una padella piuttosto capiente. Fate rosolare l'aglio e unite le cosce di coniglio. Cuocetele a fuoco vivo per un minuto e poi giratele. Procedete a fiamma viva per un altro minuto, poi abbassate la fiamma e iniziate a bagnarle con il succo di aranzia. Coprite e lasciate cuocere per 40 minuti. Salatele a piacere.
Non dovranno mai essere asciutte, durante la cottura. Se non dovesse bastarvi il succo di arancia aggiungete dell'acqua (o del vino bianco). Giratele, di tanto in tanto, in modo che cuociano in maniera uniforme. Solo al termine della cottura fate rapprendere il sughetto, in modo che risulti cremoso e denso.
Non dovete fare altro che impiattare e servire. Cosa, questa, che a me è riuscita benissimo ^_^
Pochi passaggi per un grande risultato. Io non ho speziato con paprika, noce moscata, zenzero o quant'altro per non stridere troppo con i gusti di famiglia, ma la base si presta a molteplici varianti-
A voi la fantasia!!

abc

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