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Carciofini in finger-frittata al rosmarino con olive e parmigiano: la soluzione a potata di mano

Se c'è un ingrediente che osservo e che cerco di stravolgere, cercandone le infinite pontenzialità, questo è il carciofo. Mi piace. Mi piace il suo sapore dolciastro. Mi piace croccante, crudo, con un po' di olio e limone e qualche scaglia di parmigiano. Mi piace ripieno, da sfogliare ed eviscerare. Mi piace saltato in padella, mi piace in umido, mi piace nella pasta, mi piace in una vellutata, mi piace in una torta salata. Mi piace anche guardarlo, semplicemente. Ma ogni volta in cui prendo in mano un carciofo, lo giro e lo rigiro cercando una versione sempre nuova, perché è come se non accettassi di banalizzarlo con qualcosa che ho già provato. Così penso ad una finger versione. L'idea iniziale di trasformarlo in muffin è stata prontamente accantonata: il periodo mi sta regalando troppi carboidrai, devo cercare di porre rimedio. Allora penso a delle mini frittatine, cotte in forno affinché possano manenere una forma insolita e avvolgente. Piccoli concentrati di sapori e consistenze che si sciolgono sul palato. Sì, credo proprio che questi finger carciofi meritino un posto nel ricettario della Cuocherellona. Sono finiti in un istante!!

Ingredienti

1 carciofo
2 uova
10 g di olive taggiasche denocciolate
15 g di parmigiano
1 rametto di rosmarino
sale
pepe
olio evo
1/2 limone

Pulite il carciofo, eliminando le punte, le foglie esterne, le barbe interne e le spine, tagliatelo in 8 spicchi e fatelo bollire in acqua acidulata con il succo di mezzo limone e sale. Basteranno una decina di minuti. Quando sarà trascorso il tempo, scolatelo e passatelo immediatamente sotto un getto di acqua ghiacciata, dopodiché asciugatelo e tenetelo da parte.
Lavate accuratamente e asciugate il rametto di rosmarino. Prelevate tutti gli aghi e tritateli finemente, aiutandovi con una mezzaluna.
Scolate bene le olive dal liquido di conservazione e tagliatele a rondelle piuttosto sottili. Tagliate il parmigiano in cubetti e tenete tutto da parte.
Rompete le uova in una ciotola, unitevi un po' di sale (non troppo, le olive e il parmigiano renderanno piuttosto sapido l'insieme), il pepe e sbattete energicamente con una frusta, fino ad ottenere un impasto molto spumoso. Ci vorrà qualche miuto di paziente lavoro.
Ungete, aiutandovi con un pennellino, uno stampo da babà in silicone. Versate in 8 forme un cucchiaio di composto di uova sbattute. Alla restante crema aggiungete le olive, il parmigiano e il rosmarino e mescolate.
Sistemate uno spicchio di carciofino in ciascuno stampo e poi coprite tutto con la crema di uova.
Infornate e cuocete, a 200°, per 15 minuti circa. Le vostre frittatine saranno cotte quando inizieranno a dorarsi in superficie.
Sfornate e ribaltate lo stampo, dopo aver lasciato leggermente riposare i finger. Serviteli come aperitivo, come secondo, come antipaso o come semplice spuntino (decisamente proteico!!).

In qualsiasi caso non vi deluderanno.

abc

Gratin di avena con cime, pere e mandorle: un bottino che arricchisce lo spirito e il palato

La trasferta in terra torinese mi ha fruttato un bel bottino: le cime di rapa dell'orto di famiglia troneggiano nella dispensa, e di conseguenza nei piatti.
Mio padre ha confessato di averle raccolte apposta per me, sperando che mamma non facesse questioni sulla quantità, difficile da giustificare a fronte di una visita a sorpresa per il suo compleanno!!
Ma tutto è andato liscio e io sono tornata a casa con un sorriso a diecitremila denti e uno sferruzzare incessante di idee per la testa.
L'importanza della verdura nella dieta quotidiana è indiscussa. Se questa stessa proviene dal lavoro di mani sapienti, senza l'impiego di altri mezzi, se non la passione e l'amore, beh, l'importanza si amplifica. E ci insegna che il rispetto delle stagioni è tanto meraviglioso quanto ricco di insegnamenti. Anche se porta a parlare dello stesso ingrediente chiave per molto e molto tempo ^_^ Nutriamoci di genuinità e il nostro corpo ci sarà grato.

Ingredienti

40 g di avena precotta (io ne ho usati 30 g)
100 g di cime di rapa al vapore
15 g di mandorle pelate
1 pera Abate
olio evo
sale
parmigiano grattugiato
1 spicchio d'aglio

Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e fate cuocere l'avena per circa 10 minuti (normalmente per quella precotta ci vogliono 15 minuti, ma ultimeremo la cottura con le verdure).
Scaldate un filo d'olio in una padella e, quando sarà caldo, unitevi uno spicchio d'aglio schiacciato. Lavate la pera e tagliatela in piccoli pezzi. Fatela rosolare in padella, aggiungendo un pizzico di sale.
Tritate con una mezzaluna le cime di rapa e le mandorle, lasciando che siano piuttosto grossolane.
   Quando la pera sarà ben dorata eliminate l'aglio e tritate tutto ottenendo una crema grumosa. Aggiungete le cime di rapa e le madorle e fate insaporire a fuoco medio, aggiustando di sale.
Aggiungete poca acqua per rendere tutto morbido.
Quando mancheranno 5 minuti alla cottura dell'avena, trasferitela nelle verdure, insieme ad una parte di liquido di cottura (circa 200 ml). Lasciate che termini la cottura insieme alle cime di rapa, fino ad assorbire tutta l'acqua.
   Aggiungete un cucchiaio abbondante di parmigiano, spegnete il fuoco e mescolate bene il tutto.
Impiattate, coprite con altro parmigiano e fate gratinare in forno per 5 minuti circa. Quindi servite e servitevene.
Non servirà che la gratinatura diventi croccante, ma procedete secondo il vostro gusto.
Gli equilibri nelle consistenze e nel contrasto di sapori sono una condizione necessaria per piatti di questo tipo. Confortevoli, appaganti e in linea con una visione salutista della cucina e dell'alimentazione. Un modo piacevole per gustare le verdure di stagione.

abc

Frollini al pomodoro con semi di sesamo e pinoli: il “qui ed ora” , condizione essenziale dell’essere

Vado a lune. Oggi mi piace bianco, domani rosso. Rosso pomodoro. Ho fatto anni (ecchiamiamolelune!!!!!) a tenermi alla larga dalla passata di pomodoro: la pasta era in bianco, la pizza era in bianco, le polpette erano in bianco, il sugo era in bianco. Poi un giorno, per una pura necessità, ho aperto la bottiglia di passata di pomodoro dei miei vecchi, preparata con i loro pomodori e cotta sapientemente e amorevolmente. In un attimo mi sono tuffata nei ricordi, quando il sabato sera era pizza e puntualmente, all'apertura della bottiglia di salsa di pomodoro, io e mio fratello ne bevevamo un po' in un bicchiere, appagati da un sapore tanto intenso quanto genuino. Quel sapore, quegli aromi, quella semplicità sono tornati tutti alla mente e da quel preciso istante..... la pizza è rossa, e con pochissimo formaggio, le verdure sono rosse, belle cariche di salsa, perfino i frollini sono rossi, e non badiamo a diete. La pasta???? Ne mangio talmente poca, che potrebbe cambiarmi ancora la luna, ora di gustarne un nuovo piatto!!

Ingredienti

20 g di salsa di pomodoro
35 g di concentrato di pomodoro (ricavato da 120 g di salsa di pomodoro)
20 g di pinoli
20 g di semi di sesamo
25 g di parmigiano
45 g di farina di riso
50 g di farina di mais fioretto
35 g di farina di soia tostata bio
55 g di burro di soia

Mettete in un boccale i pinoli e il parmigiano spezzettato e tritate finemente.
   Setacciate le farine e aggiungetele al trito, con i semi di sesamo e miscelate. Unite, quindi, il burro di soia a pezzi, il concentrato di pomodoro e la salsa di pomodoro (io usa quella casalinga preparata dalle mani sapienti dei miei vecchi, perfettamente insaporita. In caso diverso correggete con sale e spezie a piacere).
Impastate il tutto amalgamando gli ingredienti, fino ad ottenere un impasto omogeneo e compatto.
Date una forma di panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente, e fatelo riposare in frigorifero per almeno mezz'ora.
Riprendete la pasta e stendetela, su una spianatoia, in una sfoglia di non più di mezzo centimetro.
   Con una formina a vostro piacere ritagliate i biscotti e posizionateli su una teglia coperta da carta forno.
Portate in temperatura il forno e cuocete a 190° per circa 15 minuti.
Verificate che i biscotti diventino dorati, ma fare attenzione che tenderanno a scurire velocemente sui bordi.
Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli raffreddare. Vedrete che da morbidi diventeranno friabili e... irresistibili.
Assaporateli, come piccolo capriccio oppure come delizioso appetizer, magari con una crema o un formaggio spalmabile.

Semplici e veloci, non si risparmieranno di rendere sfizioso qualsasi momento della vostra giornata. Sono uno spuntino ideale, comodo da portare sempre con sé.



abc

Tagliatelle di castagne e rosmarino con pesto di sedano in crema di scarola: incontri, conoscenze e nuove conquiste

In questo mondo di foodblogger si conosce tanta gente. Non una conoscenza visiva, fatta di condivisioni di esperienze e di materialità, non sempre almeno, ma una conoscenza di storie, di passioni, di culture, condivisioni e saperi. A pochi blog ho associato uno sguardo (e quei pochi mi hanno segnato e arricchito), ma molti mi hanno stimolato con nuove sfide e nuovi traguardi. Così ecco che, tra i tanti incontri, arriva anche lui, il Supremo, Luigi Sorrentino. Al di là della sua bravura e della sua professionalità, ciò che mi ha colpito di lui è stata la sua umanità. Lui che dice di avere tanto da imparare e non si sottrae mai ad un apprezzamento o all'entusiasmo di aver davanti agli occhi un piatto che lo colpisce. Credo che questo sia il segreto di grandi chef, ma più in generale di grandi uomini. Chi si approccia al mondo con l'umiltà di avere sempre qualcosa con cui arricchire la propria conoscenza trovo abbia una marcia in più. A me arriva al cuore. Tra le sue creazioni, un giorno mi sono imbattuta in questo piatto di scialatielli. Ho strabuzzato gli occhi, sapendo che presto avrei personalizzato questa sua grande proposta. Quel momento è arrivato e il mio piatto ha preso forma. Non posso spiegare la delicatezza di questi sapori, tanto differenti, ma così vicini nel legame tra loro. Ringrazio Luigi per avermi dato questo grande spunto, per avermi insegnato qualcosa di nuovo e per avermi fatto assaggiare qualcosa di veramente speciale.

Ingredienti

Per la pasta
60 g di semola di grano duro
40 g di farina di castagne
1 rametto di rosmarino
1 uovo
sale

Per il pesto
1/2 cespo di scarola
15 g di foglie di sedano
10 g di semi di zucca
10 g di pinoli
10 g di parmigiano
13 g di olio evo

Lavate e asciugate il rametto di rosmarino. Prelevate gli aghi e tritateli finemente.
Setacciate le farine e mischiatele.
Unitevi il rosmarino tritato, l'uovo e un pizzico di sale. Impastate tutto, fino ad ottenere una pasta compatta e omogenea.
   Datele la forma di un panetto, avvolgetela in un canovaccio pulito e fatela riposare in frigorifero per almeno mezz'ora.
Nel frattempo lavate accuratamente la scarola. Tagliatela in piccole strisce e fatela appassire in una padella, a fuoco lento, coperta, aggiungendo un pizzico di sale. Giratela di tanto in tano e lasciatela cuocere per una decina di minuti. Quindi spegnete il fuoco.
   Lavate le foglie del sedano e asciugatele accuratamente. Versatele in un boccale, unitevi i semi di zucca, i pinoli, il parmigiano, l'olio e il sale.
Tritate tutto fino ad ottenere un pesto non troppo fine, ma piuttosto omogeneo. Tenete temporaneamente da parte.
Passate la scarola con un tritatutto, creando una crema non troppo vellutata.
Accendete nuovamente la fiamma, piuttosto bassa, e aggiungete il pesto precedentemente preparato.
Mescolate tutto e lasciate insaporire dolcemente, per pochi minuti. Mantenete coperto e al caldo, in modo che i sapori si armonizzino perfettamente e si assestino nei loro aromi.
   Riprendete ora l'impasto e stendete una soglia non troppo sottile. Tagliate delle tagliatelle, o un formato di pasta di vostro gradimento. Questa volta ho utilizzato la macchina sfogliatrice dell'Impera anche per il taglio.
Stendete le tagliatelle su un canovaccio e lasciatele asciugare per una decina di minuti.
Portate quindi a bollore abbondante acqua salata e fatevi cuocere la pasta per circa 5 o 6 minuti (assaggiatela per verificarne il grado di cottura).
Quando sarà ancora abbastanza al dente scolatela, senza buttare via l'acqua di cottura.
Trasferitela nella padella in cui avrete preparato la salsa di scarola e pesto e fatela saltare a fiamma viva per qualche minuto, unendo un buon mestolo di acqua di cottura. In questo modo ultimerete la cottura in padella, facendo in modo che la porosità della pasta assorba il gusto del pesto. Abbiate cura di muoverla continuamente con un forchettone di legno, in modo da mantenere il condimento ben distribuito su tutta la pasta.
Quando il pesto e la crema di scarola si saranno addensati e l'acqua sarà quasi completamente evaporata, spegnete il fuoco e impiattate.
Gustatela nella sua fragrante corposità e nell'insieme di sapori delicati. la dolcezza della castagna sposa alla perfezione la delicatezza del rosmarino e la cremosità della scarola saprà mettere in risalto il carattere del sedano e la consistenza del pesto.
Un piatto da scarpettta!!abc

Porro gratinato con fagioli spezzati alla curcuma: l’insolito che stuzzica la fantasia

Spesso la ricerca di accostamenti nuovi è uno stimolo a creare, ricollocando un ingrediente in contesti differenti. I fagioli, per loro natura, accompagnano e danno valore a molti alimenti, che siano ortaggi, carni e anche frutta. Generalmente non abbino mai legumi e carni: la somma di fonti proteiche differenti in un unico piatto genera quella che il mio coach definisce pietanza da culturista, a fronte dell'attività sportiva che pratico. Ma non andate a spifferargli che questa volta ho messo il formaggio, insieme ai fagioli. Perché non servirebbe dirgli quale inenarrabile bontà sia questo piatto. No, mi prenderebbe, metaforicamente parlando, a clave in testa (e la clava più leggera, che ovviamene a me è vietata, pesa 4 chili!!). Così eccomi a parlarvi del mio "strappo alla regola". Il porro, con il suo aroma dociastro, i fagioli, con la loro consistenza corposa, il parmigiano, a dare il tocco di sfiziosità, la curcuma, con il suo sapore inconfondibile e le infinite proprietà e i semi di sesamo, a creare irresistibile croccantezza.


Ingredienti

100 g di fagioli freschi (per me a km 0 direttamente dall'orto di mammà)
150 g di porro
1 cucchiaino di curcuma
2 rametti di timo fresco
40 g di parmigiano + q.b.
10 g di semi di sesamo
sale
olio evo

   Mettete i fagioli in un pentolino e aggiungete acqua fino a coprirli. Aggiungete la curcuma e il sale e fateli bollire. Dovranno diventare morbidi, ma non stracotti. E dovranno assorbire buona parte del liquido di cottura.
Nel frattempo lavate il porro e, lasciando da parte la parte più verde (che potrete utilizzare, come ho fatto io, per un buon passato di verdura), tagliateli a fettine sottili.
Scaldate un filo di olio evo in una padella e tuffateceli. Lavate e asciugate accuratamente il timo e sfogliatelo.
Aggiungetelo ai porri e fate appassire tutto per circa 5 minuti, aggiungendo, eventualmente un po' di acqua di cottura dei fagioli. Salate a piacere.
Fateli dorare leggermente, ma lasciateli morbidi e piuttosto umidicci: i fagioli contrasteranno la loro consistenza.
Quando saranno pronti, scolate i fagioli e schiacciateli con una forchetta, in modo piuttosto grossolano. Non dovranno diventare purea, ma dovranno spezzarsi.
Tagliate il parmigiano a dadini piuttosto piccoli. Uniteli al porro e poi versatevi anche i fagioli e i semi di sesamo.
   Mescolate tutto, in modo che diventi un impasto perfettamente amalgamato.
Versate il composto in una pirofila di vetro, non troppo grande. Dovrete creare uno strato alto circa un paio di centimetri: in questo modo la cottura non seccherà il piatto, ma rimarrà una gradevolissima crosticina di gratinatura in superficie.
Grattugiate una manciata di parmigiano e versatelo sopra il composto.
Accendete il forno a 200° e, quando sarà in temperatura, infornate la pirofila. Io ho azionato la funzione ventilata del forno. Volendo potrete versare ancora un filo di olio sopra, ma per me sarebbero stati grassi inutili in eccesso (oltre ad essere sportiva la Cuocherellona è attenta al capello).
Cuocete per 10/15 minuti sul ripiano più alto, in modo che gratini bene. Controllate la cottura: potrebbe volerci di più, o di meno, in base al vostro forno.
Quando sarà ben dorata estraete la pirofila, impiattate e gustate.
Chi, tra voi lettori, sa cosa voglia dire assaporare un piatto freddo a causa dei tempi tecnici richiesti dalla parte fotografica della creazione di un post mi capirà. Il momento dedicato alla fotografia mi ha permesso di assaggiare il piatto in due versioni: filante, appena sfornato e leggermente intiepidito (^_^). Tutto questo per dire che in entrambe le versioni il piatto ha il suo perché. Da caldo si manifesta in un'avvolgente morbidezza, da tiepido acquisisce una sfiziosa consistenza compatta che lo rende irresistibile.
Insomma, che vogliate fotografarlo o no, o che vi suoni il telefono proprio quando lo avrete sfornato, beh, non preoccupatevi che si fa mangiare e gustare nella sua pienezza in tutte le versioni.
E non lasciatevi ingannare dalla porzione...... in ogni caso non ne avanzerà una sola briciola!! ^_^

E' un piatto completo, da un punto di vista nutritivo, e decisamente sfizioso. abc

Involtini di tacchino con radicchio, parmigiano e mandorle: quando l’idea parte dal…. cuore

Sono sempre meno i piatti a base di carne che vi propongo. Ne mangio poca e quella che mangio prevede una cottura così semplice, che non merita menzione. La mia identità onnivora trova sempre più spazio in forme culinarie che non prevedono carni. Non so, è come se il pensiero di utilizzare ingredienti che nascano dalla sofferenza animale mi portasse a sentirmi più serena nello studio di altri alimenti, ed è come se questa direzione mi stimolasse maggiormente la fantasia.
Però ho ancora questa àncora che mi tiene legata alle tradizioni. Così, un giorno come tanti, ho sentito il desiderio di provare un involtino con una farcitura particolare. Effettivamente questo piatto è nato così: dal cuore. Ho idealizzato un trito di parmigiano e mandorle (rigorosamente con la pelle) in una foglia di radicchio e vi ho associato un involucro.
Piatto semplice, delicato e saporito. Che conquista proprio lì, nel cuore morbido e fragrante. Credo che, in vista dell'arrivo della bella stagione, con una buona melanzana tagliata spessa, o con un peperone carnoso possa essere un involtino ideale!!

Ingredienti

2 fettine di tacchino (le mie da 125 g l'una)
30 g di parmigiano
10 g di mandorle con la pelle
4 foglie di radicchio rosso lungo
2 fettine di prosciutto crudo
50 ml di vino bianco secco
olio evo
sale
pepe

Tritate finemente il parmigiano e le mandorle. Mescolateli tra di loroe teneteli da parte.
Lavate accuratamente le foglie di radicchio e asciugatele.
Adagiate su un piano le fettine di tacchino. Copritene ciascuna con una fettina di prosciutto crudo. Tagliate verticalmente le foglie di radicchio, in modo da poteerle appiattire e posatene due su ciascuna fetta di carne.
A questo punto coprite interamente le foglie di radicchio con la farcia di parmigiano e mandorle. La sapidità del formaggio non richiederà aggiunta di sale all'interno dell'involtino.
Arrotolate la fettina di carne, cercando di stringerla il più possibile. Chiudetela ai lati con dei piccoli spiedi o don degli stuzzicadenti-
Scaldate in una padella un filo di olio evo e, quando sarà caldo, adagiatevi gli involtini.
Fate rosolare per circa un minuto e poi girateli. Rosolateli anche dal lato opposto, poi sfumate tutto con il vino bianco.
Salate e pepate a piacere, abbassate la fiamma e coprite la padella. Cuocete per circa 15 minuti, girando di tanto in tanto gli involtini, in modo che cuociano in maniera uniforme. Se docessero asciugare troppo, aggiungete un po' di acqua durante la cottura.
Spegnete la fiamma e togliete gli spiedi. Prelevate gli involtini e tagliateli a fettine.
Impiattateli e serviteli. Gustateli caldi e filanti, non ve ne pentirete!!
I sapori decisi del parmigiano e del prosciutto contrasteranno con la delicatezza della carne e con la freschezza del radicchio.
Un buon contorno semplice e delicato farà di questa portata un delizioso secondo piatto.



abc

Polenta filante con pistacchi e spinaci: l’importanza del dettaglio che determina le statistiche

Alle prese con la valutazione dei parametri di associazione di idee che determina la nascita di un piatto, non posso che raccontarvi di quelle volte in cui, presa da un raptus di follia, abbozzo due sapori, quasi per gioco (tanto da non fotografare neanche le fasi di preparazione) e me ne innamoro perdutamente (tanto da chiederemi perché non hai fotografato?). Ma la bozza necessita di qualche finezza, e allora trascorro i giorni a cercare quello spunto per perfezionare forme, consistenze e colori. Così capitò che, un giorno di qualche settimana fa, dovetti soddisfare il desiderio di un buon piatto di polenta. Polenta, sì, assolutamente  taragna, ovviamente morbida e filante (cosiddetta concia seppure i formaggi utilizzati non siano per niente simili a quelli stagionati che si utilizzano per la concia), ma.... con quel qualcosa in più. "Ti piacciono per caso i pistacchi?", mi ha chiesto un paio di giorni fa la mia amica Monica, in palestra. "Si capisce così tanto?" ho sorriso, io. Avete mai pensato di metterli in una polenta e di arrotondare tutto con dolcissimi spinaci? Io così, l'ho immaginata. E così, l'ho preparata. E, santi numi del paradiso, se era buona! Forza, seguitemi, vi racconto come fare.

Ingredienti

300 g di acqua
70 g di polenta taragna precotta
5 g di olio evo + q.b.
1 cucchiaino di sale fino + q.b.
noce moscata
80 g di certosa light
15 g di pistacchi tostati e non salati
35 g di parmigiano

Io ho preparato la polenta nel Bimby, per cui il procedimento sarà spiegato con questo metodo. Diversamente seguite le istruzioni di cottura della polenta riportate sulla confezione.
Unite nel boccale l'acqua, l'olio, il sale e la polenta. Azionate le lame a velocità 3, a 100°, per 12 minuti. Terminato il tempo, inserite la spatola e continuate la cottura, sempre a 100°, per altri 7 minuti, a velocità 2.
Sgusciate i pistacchi e liberateli dalla loro pellicina. Tritateli grossolanamente, schiacciandoli con un mattarello, in modo che si sentano nella cremosità della polenta. Teneteli da parte.
Fate saltare, nel frattempo, gli spinaci freschi in una padella, con un filo d'olio. A me piacciono morbidi, per cui li lascio solo appassire leggermente, per pochissimi minuti. Salateli a piacere e insaporiteli con la noce moscata.
Quando la polenta sarà pronta, unite la certosa e 20 g di parmigiano. Mescolate tutto e poi versate i pistacchi. Amalgamate bene l'insieme. A me piace che il formaggio non sia perfettamente amalgamato, ma amo sentire qualche "piccolo ammasso" nell'insieme, per cui dedico a questo passaggio poco tempo.
In più il pistacchio non dovrà stare per molto nell'impasto, poiché perderebbe la sua consistenza e si ammorbidirebbe irrimediabilmente.
Rovesciate la polenta su un piatto, o su un tagliere. Spianatela velocemente e copritela con gli spinaci.
Grattugiatevi sopra il parmigiano rimasto. Infornate, quindi, a 200° su un ripiano alto del vostro forno, per 10 minuti circa.
Quando sarà ben gratinata, sfornatela e servitela.
Gustatela molto calda, filante e morbida.

Delicata al punto giusto, saprà solleticare il desiderio di un piatto completo, avvolgente e bilanciato.
   Una forchettata dopo l'altra e la magia è fatta.

Non vi rimane altro che abbandonarvi a questa poesia.

abc

Crespelle soffici agli spinaci: il sapore conosciuto in una contesto rivisitato

A cadenze regolari, sembra che il mio palato abbia bisogno di sapori precisi, come a rievocare piaceri e chiederne concretezza. Così capita che ceda a piatti ampiamente collaudati, anche se, ogni volta, le immancabili varianti arrivano a bussare alla porta del mio estro. E' come se qualcosa, dentro di me, proprio non voglia rassegnarsi a ripetere meccanicamente un gesto, anche quello di preparare un semplice piatto. E' come se ogni decisione sia uno spunto per misurarsi e per creare qualcosa di nuovo. Allora entrano in scena gli alambicchi e la mia testolina inizia a studiare pozioni magiche. Questa volta è la personalizzazione di crèpes che hanno visto l'impiego di formaggio cremoso al posto del latte e di un ripieno impreziosito da pepite he ne arricchiscono la consistenza. Un viaggio sensoriale tra sapori e consistenze che mi ha letteralmente

Ingredienti

Per le crèpes
1 uovo
50 g di philadelphia (io Balance)
15 g di farina d'orzo
1 pizzico di sale
noce moscata

Per la farcitura
5 cespi di spinaci freschi
10 g di pinoli
20 g di parmigiano
olio evo

Versate in una terrina l'uovo, il philadelphia, il sale e la noce moscata. Mescolate e poi, con una frusta elettrica, sbattete bene il composto fino a farlo divntare perfettamente liscio.
Aggiungete, poco alla volta, la farina e incorporatela bene con le fruste. Unitela interamente, fino ad ottenere una pastella densa e senza grumi. Lasciate riposare la pastella in frigo per almeno mezz'ora, coperta con un foglio di pellicola trasparente.
Nel frattempo lavate molto bene gli spinaci. Fate scaldare un filo di olio in una padella e fate soffocare leggermente le foglie. A me piacciono ancora piuttosto consistenti, per cui le lascio cuocere per pochi minuti, 7 o 8 al massimo. In questo caso non ho salato la verdura, perché il parmigiano avrebbe reso la giusta sapidità, ma voi regolatevi secondo i vostri gusti.
Scaldate molto bene un pentolino con qualche goccia di olio evo, che poi spargerete sull'intera superficie con un foglio di carta assorbente. Quando il padellino sarà molto caldo, versate impasto sufficiente a ricoprirne la superficie in uno strato piuttosto sottile. Io ho utilizzato un padellino da 20 cm di diametro. Distribuite uniformemente la pastella su tutta la base e lasciate cuocere la crèpe per circa 1 minuti. Girate la sfoglia e lasciatela cuocere per 30 secondi circa. Trasferite la crèpe su un piatto, ungete con lo scottex il padellino e procedete ancora, fino alla fine dell'impasto. Con queste dosi a me sono venute 3 crèpes (più una piccolina che ho ottenuto da un'accurata pulizia della ciotola d'impasto, che ho conservato per l'assaggio a "secco" ^_^).
Trasferite le crepes su un ripiano (io ho utilizzato un tagliere) e copritele con gli spinaci. Attenzione che siano ben asciutti e che non siano troppo acquosi, per non compromettere la cottura successiva.
Tritatevi sopra i pinoli e il parmigiano, in maniera uniforme.
A questo punto iniziate ad arrotolare ciascuna crèpe in maniera piuttosto stretta.
Lasciate riposare per circa 10 minuti i cannelloni appena ottenuti. Nel frattempo ungete una pirofila con pochissimo olio.
Tagliate ciascun rotolo di crèpe a fettine spesse circa un paio di centimetri.
Sistemate le chioccioline appena ottenute nella pirofila, accavallandole le une alle altre. A questo punto potrete coprirle nuovamente con del parmigiano. Io ho evitato questo passaggio lasciando che si sentisse il sapore del solo formaggio aggiunto all'interno.
Versate sopra un filo di olio evo e infornate, a 200°, per circa 20 minuti.
Quando saranno ben dorate in superficie sfornate la pirofila e impiattate. Da assaporare calde sono divine!!
La delicatezza degli spinaci, con la sapidità del parmigiano in un abbraccio mobido e soffice rendono queste crespelle una vera ghiottoneria!!

Gradite un assaggio?



abc

Riso rosso al pesto di cavolo nero, curcuma e salmone: l’ispirazione che arriva inaspettata e dà voce alle attese

Seppur la mia dispensa sia un tripudio di farine e cereali di ogni genere, quando mi trovo davanti ad un bancale ricco di innumerevoli varietà sconosciute o mai provate di questi stessi generi, beh, resistere è davvero impossibile. Diciamo difficile, che vuol dire ci passo davanti otto volte, alla nona è mio!!
Così è successo per questo riso rosso. Riso thailandese dal sapore intenso e avvolgente. Un riso che meritava un esordio ad alto impatto papillo - visivo. Così ho iniziato ad aggrovigliarmi in pensieri e ipotesi. Nulla, niente che mi soddisfacesse. Più ci pensavo, meno riuscivo a vederci chiaro! Poi l'incontro con quel cespo di cavolo nero. E' stato come un pizzicotto improvviso. Preso, stravolto, scomposto, accostato a sapori diversi. Et voilà, una prima che mi ha lasciato senza parole!

Ingredienti

100 g di riso rosso thailandese
100 g di cavolo nero
20 g di pistacchi tostati non salati
buccia di 1/2 mandarino (o 1 se piccolino)
25 g di parmigiano
1/2 spicchio d'aglio
50 g di salmone affumicato
1 cucchiaino di curcuma
10 g di olio evo + q.b.
sale

Pesate il riso e mettetelo in ammollo, in acqua fredda, per un'ora. Scolatelo, versatelo in un tegame e versate acqua, nella misura del doppio del suo volume. Portate ad ebollizione e cuocete per circa 20/25 minuti, a fuoco basso, salando leggermente l'acqua.
Nel frattempo lavate le foglie di cavolo nero e asciugatele accuratamente. Spezzettatele e riunitele in un boccale insieme ai pistacchi, alla buccia del mandarino lavata, al parmigiano tagliato a cubetti e all'aglio (se voleste ometterlo, come ho fatto io, usatelo per insaporire l'olio nella fase, successiva, di cottura). Versate l'olio.
Tritate tutto fino ad ottenere un composto piuttosto fine. Unitevi il salmone affumicato, la curcuma e continuate a tritare. Quando sarà sminuzzato perfettamente, e dopo aver assaggiato la sapidità e corretto, eventualmente, con del sale, scaldate un filo di olio evo in una padella. Se aveste deciso di non mettere l'aglio nel pesto, aggiungetelo in questa fase, facend insaporire bene l'olio. Versate il pesto e cuocete, a fiamma bassa, per qualche minuto. Se fosse necessario unite un po' di acqua (di rubinetto o quella di cottura del riso, a piacimento) e lasciate che si ammorbidisca e che il cavolo perda, con la cotura, il sapore forte.
Quando il riso sarà cotto scolatelo e versatelo nella padella.
Saltatelo velocemente e lasciate che insaporisca. Se fosse necessario versate ancora un po' di acqua di cottura.
A questo punto servitelo, ben caldo. Chi desiderasse potrebbe cospargerlo ancora di parmigiano o di granella di pistacchi. Nel mio caso le dosi utilizzate nella preparazione erano sufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero di proprietà e principi ^_^


 Il sapore sicuramente è insolito. L'accostamento cavolo nero e mandarino crea un connubio equilibrato e rende piacevole ogni boccone. Il sapore del riso non si perde e, anzi, viene valorizzato dal suo condimento.
abc

Gnocchi alla romana con pistacchi: unico richiamo concesso, il gusto

Ricordate gli gnocchi di semolino al pistacchio di cui vi parlai qualche giorno fa? Ecco, quell'impasto, in quantità eccessiva per un semplice piatto monoporzione, fu ampiamente valorizzato nella versione di uno dei piatti che maggiormente amo, da sempre: gli gnocchi alla romana.
E' inutile che mi dilunghi nuovamente su questo concetto e sui ricordi che mi legano al piatto. Passiamo al concreto. Il concetto della tradizione che incontra l'innovazione mi piace molto, lo sapete. E unire due sapori che amo fortemente è uno dei miei giochi preferiti. Allora volete mettere immaginare lo gnocco alla romana impreziosito dal pistacchio? Mmmmmm, io non solo l'ho immaginato, l'ho anche ricreato. E vi dirò..... l'assaggio mi ha letteralmente estasiato!! Tanto che una pirofila è stata archiviata nel congelatore.... pronta per un veloce richiamo di gusto.

Ingredienti

125 g di semolino
1/2 litro di latte di avena
1 tuorlo
20 g di olio evo
25 g di parmigiano grattugiato + q.b. per la copertura
1 cucchiaino raso di sale
noce moscata a piacere
15 g di pistacchi


Versate il latte, l'olio, la noce moscata e il sale in un pentolino e portatelo ad ebollizione. Versate, quindi il semolino a pioggia, mescolando con un cucchiaio di legno per evitare di formare grumi.
Cuocete per 10 minuti a fiamma bassa, sempre mescolando.
Sgusciate i pistacchi, privateli delle pellicine e tritateli. Quando il semolino sarà cotto spegnete il fuoco e aggiungete il tuorlo e il parmigiano e mescolate, incorporandoli bene. Unite i pistacchi e amalgamate tutto.Rovesciate l'impasto su una spianatoia e livellatelo bene, in modo da ottenere uno strato di circa due centimetri di spessore.
Lasciate raffreddare per almeno una mezz'ora, in modo da poterli lavorare bene. Quando saranno completmente freddi, e quindi compatti, tagliate delle forme a vostro piacimento, ci circa 10 centimentri di diametro. Abbiate la cura di bagnare lo stampo, in modo da non fare attaccare l'impastoUngete una pirofila con dell'olio.
Sistemate gli gnocchi appena tagliati in modo che siamo leggermente sovrapposti tra loro. Versate sopra un filo di olio evo.


Coprite con abbondante parmigiano grattugiato e infornate, a 190°, per cieca 20/25 minuti. Il formaggio si sarà dovuto sciogliere e la superficie dovrà risultare gratinata.

A questo punto sfornate la vostra pirofila e servite.


Fate attenzione al primo boccone: sono davvero molto caldi!!
Abbiate la forza di resistere almeno quei 5 minuti che vi permetteranno di assaporarne in pieno la fragranza!abc

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