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Pesto di foglie di carota e nocciole al profumo di cardamomo: la ricchezza di un dono chiuso in un vasetto

Ci sono regali che non hanno un valore misurabile. Vanno oltre una materialità, ma portano la propria bontà in quella stessa concretezza. E mettere insieme questi elementi, sprigiona magia.
Così, quando la mamma si è presentata con quel meraviglioso ciuffo di foglie di carote, non ho avuto alcun dubbio: ne avrei fatto un capolavoro. Quale migliore occasione per unire la meraviglia di quel dono con la pienezza di un altro dono? E' ormai passato del tempo da quando la mia amica Elena mi regalò un preziosissimo sacchetto di nocciole. Le sue nocciole. Tonde, piene. Sembra sapere bene, lei, cosa mi renda felice ^_^ E' ormai passato del tempo da quel giorno, ma il momento è arrivato e quelle nocciole diventano regine indiscusse.
Solo ad immaginarlo, non vi viene da chiedervi come si possa fare a meno del profumo inebriante di quel reticolo vedre brillante? Il pesto è solo uno dei modi, forse il più semplice e scontato, per utilizzare le foglie delle carote. E io parto proprio da qui. Le versioni potrebbero essere infinite. Questa volta ho scelto una versione veg. Tanto per cambiare, sì, ma sempre più convinta che i sapori non vengano affatto sacrificati dall'assenza dei classici ingredienti.
E mentre vi lascio scoprire come possa essere sorprendente questo condimento, vi ragguardo su quanto vi meraviglierete della sua evoluzione....

Ingredienti

150 g di foglie di carota
50 g di nocciole tostate
50 g di olio evo + q.b.
20 g di capperi dissalati
5 g di lievito alimentare
1 spicchio d'aglio
5 bacche di cardamomo
1/2 cucchiaino di pepe

Mettete in ammollo i capperi e lasciateli addolcire per qualche ora, cambiando l'acqua di tanto in tanto. Sgusciate le nocciole e sistematele su una placca. Passatele in forno a 200° per circa 10 minuti (controllate che non brucino!!), quindi sfornatele e, una volta intiepidite, eliminate la pellicina.
Prelevate le foglie dalle carote e lacatele accuratamente. Asciugatele molto bene, quindi inseritele in un boccale (ai più volenterosi lascio il mortaio e il pestello).
Aggiungete le nocciole, i capperi scolati e strizzati, i semi delle bacche di cardamomo, il lievito alimentare, il pepe e lo spicchio d'aglio. Tritate fino a sminuzzare perfettamente gli ingredienti.
A questo punto aggiungete l'olio e continuate a lavorare, fino a creare una crema omogenea. Se fosse necessario, o se semplicemente il vostro gusto lo richiedesse, aggiungetene ulteriormente. Assaggiate la sapidità ed, eventualmente, correggete con del sale. Personalmente non lo trovo necessario.
A questo punto trasferite il pesto in un barattolino sterilizzato. Compattate bene il composto, quindi copritelo con dell'olio, in superficie. Chiudete ermeticamente e conservate in frigorifero.

Il sapore pieno e deciso sono un richiamo all'assaggio. Le contestulizzazioni possono essere infinite. Come semplice condimento per un buon piatto di pasta, oppure come insaporitore per impasti, per crocchette di verdure, per frittate.... insomma, date libero sfogo alla fantasia.

In frigorifero si conserverà per una decina di giorni. Fatene a volontà e regalatene assaggi. E poi tornate a rifarne, perché da qui non se ne esce ^_^



abc

Formaggio cremoso di anacardi: il passo incessante verso l’evoluzione dei sensi

Amore incondizionato, quello per gli anacardi. Una tentazione senza precedenti (beh, anche il cioccolato non scherza, eh!?!?!? Ma questa è un'altra faccenda....). Il crunch sotto i denti è irresistibile, la dolcezza che si sprigiona sul palato è avvolgente e.... non so se sia un semplice connubio di due fattori, ma frenare il desiderio di gustarli, o di divorarli avidamente, è un'impresa non solo ardua, ma ai limiti dell'impossibile. Aggiungerei, senza via di scampo. Fino a credere che nulla avrebbe potuto superare una simile esperienza sensoriale. L'ho creduto davvero. Poi ho assaggiato questa crema, ed è stata la fine. Non solo l'avvolgenza degli anacardi, ma anche la consistenza, e l'aroma, e la pienezza di sapore. Da qualcuno è definito "formaggio", un formaggio vegano. Personalmente del formaggio ci vedo solo qualche contestualizzazione. Ma fermarsi ad una definizione è riduttivo. Quello che è davvero, è oltre! Spalmabile, delizioso al cucchiaio, fantastico per insaporire tartine, meraviglioso nelle salse, prezioso negli impasti, per dare corposità e carattere. E' semplicemente unico. Insaporito a piacimento, non concede resistenze.
Ultimo avviso: siete ancora in tempo per salvarvi. Passato questo punto, non avrete via di scampo.

Ingredienti

150 g di anacardi tostati (non salati)
1 cucchiaino di paprika affumicata
scorza di 1/2 limone
1 cucchiaino di lievito alimentare
1 piccolo pugno di capperi sotto sale
noce moscata

Mettete in ammollo gli anacardi in acqua e lasciateli riposare per una notte intera. Cambiate l'acqua almeno un paio di volte.
Trascorso il tempo scolateli e trasferiteli in un bicchierone di plastica. Aggiungete i sapori: limone, paprika, noce moscata, lievito alimentare, capperi (precedentemente sciacquati e dissalati) e noce moscata.
Lavorate tutto con un frullatore ad immersione, a più riprese per non surriscaldare il corpo motore, fino ad ottenere una crema omogenea.
Assaggiate per verificare che sia ben bilanciata nei sapori e giusta di sale.

Trasferite in un contenitore a chiusura ermetica. Potrete conservare la crema per tre o quattro giorni al massimo, in frigorifero. E sfidatevi, perché così tanto non dura!!



Divertitevi a contestualizzarla, ma non risparmiatevi dall'assaggiarla anche "al cucchiaio". Ricordate che il suo apporto calorico è importante, ma che i grassi che porta con sé sono quelli buoni (con moderazione).abc

Crostatine con pera e crema di cioccolato ai fagioli: l’unico limite che esiste è quello che ci si impone

Ripercorro il tempo, torno a qualche mese fa. Mi spaventa quasi pensarci, ma è quanto è trascorso da quando sfornai le presenti, sorprendenti, crostatine. Le pere erano ancora frutto di stagione ^_^ Ma vi viziai con le foto, vi incuriosii e qualcuno, sempre che non si sia fatto vincere dalla rassegnazione, sta ancora aspettando che sveli di cosa siano fatte. Credo sia arrivato il momento. Comprate le pere, anche se non di stagione, o cambiate frutto se non voleste peccare di incoerenza. Ma fatele. Il guscio è avvolgente, la crema è intensa. Cioccolato, fagioli, datteri. Dimenticatevi degli ingredienti poco salubri delle creme già pronte e dedicatevi un tuffo nell'inebriante travolgenza della genuinità. Cedete, coccolatevi, sporcatevi le mani e imbrattatevi il muso. Non ponetevi limiti, perché li rimpiangereste a cottura ultimata. E trovate un nascondiglio sicuro dai vostri coinquilini. Perché di tale bontà..... si muore :D

Ingredienti

Per la base
150 g di mandorle pelate
100 g + 1 cucchiaio di farina di riso
50 g di farina di mais fioretto
1 cucchiaio abbondante di malto di riso
1 cucchiaino di farina di limoni
50 ml di acqua
20 ml di olio di riso
cannella in polvere

Per la crema di cioccolato
35 g di fagioli con l'occhio secchi
3 datteri
185 g di cioccolato fondente
1 cucchiaio di olio evo
cannella a piacere

1 pera Abate

Mettete i fagioli in ammollo per una notte intera, poi fateli bollire in acqua non salata per un paio d'ore, o comunque fino a quando saranno ben morbidi.
Preparate l'impasto iniziando dalle mandorle: inseritele in un boccale e tritatele finemente, insieme ad un cucchiaio di farina di riso, fino ad ottenere una polvere sottile. Unite la restante farina di riso, il mais fioretto, la farina di limoni e la cannella. Mescolate bene, quindi unite il malto di riso, l'acqua e, per ultimo, l'olio di riso.
   Lavorate fino ad pttenere un impasto compatto, quindi avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero.
Scolate i fagioli e inseriteli in un boccale. Unite i datteri, privati del nocciolo (io uso quelli naturali marocchini, che sono piuttosto grandi e carnosi) e la cannella. Frullate tutto fino ad ottenere una purea omogenea.
Sciogliete a bagno maria il cioccolato fondente, insieme all'olio evo, quindi unitelo alla purea di fagioli e datteri. Amalgamate tutto, finché non si sarà creata una crema perfettamente uniforme.
Riprendete l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa mezzo centimetro. Ritagliate dei dischi poco più grandi della circonferenza degli stampi che utlilizzerete e foderateli, ciascuno con un dischetto.
Lavate la pera e affettatela finemente, in modo da ottenere dei tondi. Sistematene un paio sul fondo di ciascuno stampo ricoperto. Riempite, quindi, con la crema di cioccolato e infornate, per circa 20 minuti, a 170°.
Trascorso il tempo, sfornate le crostatine e lasciatele raffreddare. Solo quando saranno completamente fredde, procedete ad estrarle dagli stampi.

Adesso lasciatevi guidare dall'istinto: condividete, nascondete, lasciate tracce, mettete sottovuoto. Oppure replicate.
Creano una pericolosa dipendenza (e non fanno male!!). A voi la scelta ^_^

Io ho ampiamente replicato. Le mie colazioni non possono prescindere dalla genuina e casalinga dolcezza.


abc

Conoscere per scegliere: l’importanza di una sana alimentazione – Burger di fagioli con pane di farro alla piastra

LE PROTEINE
Le proteine sono il principale materiale plastico che serve per la costruzione sia dei tessuti sia degli organi. L'assunzione di proteine è quindi molto importante soprattutto nei bambini in fase di crescita, poiché devono "costruire" il proprio corpo, ma sono indispensabili anche in età adulta. Infatti durante tutto il corso della vita i nostri tessuti si rinnovano continuamente e l’organismo deve lavorare per rimpiazzare le cellule che sono state distrutte. Le proteine inoltre hanno una funzione importante per il sistema immunitario e ormonale e, all’occorrenza, possono essere utilizzate per produrre energia quando l’organismo è in carenza di glucidi. Il nostro efficiente organismo non necessita di grandissime quantità di proteine per mantenere integro il suo patrimonio cellulare.
In un’alimentazione bilanciata è sufficiente che il 12-15% delle calorie totali provenga da proteine, quindi devono essere presenti ogni giorno sulla nostra tavola, ma con discrezione. Dal punto di vista strutturale le proteine sono costituite da amminoacidi: piccoli “mattoncini” che, messi uno accanto all’altro, permettono di costruire le proteine. Esistono 20 amminoacidi diversi e le loro diverse sequenze permettono di costruire proteine con strutture e funzioni completamente differenti e specifiche. Tra questi 20 amminoacidi ben 9 sono essenziali e ciò significa che devono essere necessariamente introdotti con la dieta.
Dire che le proteine devono coprire il 12-15% del nostro fabbisogno energetico significa che, in condizioni di normopeso e salute, dobbiamo introdurre una quota di questo nutriente pari a 0,9-1 grammi per ogni chilo di peso corporeo. Ad esempio, se un uomo adulto pesa 70 kg il suo fabbisogno di proteine è di circa 70 grammi. Pensando che in una porzione di carne o di pesce ci sono dai 20 ai 30 grammi di proteine, potete ben capire che non è così difficile soddisfare il fabbisogno, ma è ben più facile superarlo. Ben diverse però sono le situazioni in cui la dieta è finalizzata al dimagrimento, all’accrescimento della massa muscolare o alla regolazione ormonale: in questi casi il fabbisogno proteico può risultare lievemente o moderatamente aumentato. Diete di questo tipo devono però essere seguite sotto la guida e i consigli di un esperto.
Animali e Vegetali
Le proteine si trovano sia in alimenti di origine vegetale (legumi, frutta secca, cereali integrali) che animale (carne, pesce, latte e derivati, uova). Le proteine di origine animale hanno il vantaggio di contenere tutti i 20 amminoacidi necessari all’organismo e per questa ragione sono definite proteine “nobili” o ad “alto valore biologico”. Inoltre le fonti di origine animale contengono la vitamina B12, totalmente assente negli alimenti di origine vegetale. Detto questo però bisogna aggiungere che le proteine animali si trovano in alimenti che contengono anche grassi saturi e colesterolo, il cui eccesso è dannoso per la salute. L’eccezione può essere rappresentata dal pesce. I prodotti ittici infatti contengono proteine nobili e grassi prevalentemente polinsaturi (i famosissimi omega 3) e livelli limitati di colesterolo. Quindi il pesce non è assolutamente da limitare nella propria alimentazione!!
Le proteine vegetali invece sono carenti di qualche amminoacido, ma a tutto c’è una soluzione e questa volta ha il nome di mutua complementarietà. Questo significa abbinare i cereali integrali ai legumi, perché gli amminoacidi che non ci sono nei cereali li troviamo nei legumi e viceversa…solo così possiamo creare un piatto unico e completo dal punto di vista nutrizionale. Via libera quindi a piatti legati alla nostra tradizione, magari rivisitati in ottica più salutistica: pasta e fagioli, riso e piselli, zuppa di lenticchie con crostini al rosmarino… Errato è pensare che, siccome sono proteine a media qualità biologica, i legumi non debbano essere consumati con frequenza: tutt’altro invece! Inseriamoli nella nostra alimentazione più spesso, perché sono privi di grassi saturi e colesterolo e in più contengono un’ottima quota di fibra alimentare. Abbiamo quindi appurato che le proteine si trovano sia nel regno vegetale che animale e che entrambe le categorie hanno pregi e difetti. La prima regola da seguire è quella di variare il più possibile, cioè cambiare spesso le fonti proteiche che portiamo a tavola, variando e alternando anche gli alimenti stessi. Ad esempio: mangiamo spesso il pesce? Perfetto, ma che non sia sempre e solo salmone, ma inserire anche del pesce azzurro come sgombro e sardine oppure l’economica ma pur sempre valida palamita! Arriviamo quindi a parlare di frequenze: quante volte a settimana andrebbe mangiata la carne? E quante volte il pesce? proviamo a seguire lo schema seguente: * Pesce: 3-4 volte a settimana scegliamo solo pesce pescato, non allevato ed evitiamo il pesce di grossa taglia come tonno o salmone perché hanno livelli di mercurio eccessivamente alti. Via libera invece al pesce di piccola taglia e al pesce azzurro: mai provate le sarde, lo sgombro, le alici? Inseriamo anche i crostacei e i molluschi di tanto in tanto e non solo quando andiamo al mare. Variare e sperimentare! * Carne: 1-3 volte a settimana meglio la carne bianca (pollo, tacchino, coniglio) da cuocere alla griglia o in padella antiaderente con tante spezie e aromi, senza l’uso eccessivo di grassi da condimento. Anche qui giochiamo con i gusti: una volta mariniamo il petto di pollo con succo d’arancia e timo, la volta dopo insaporiamo la fesa di tacchino con la curcuma e il pepe e poi ci facciamo degli straccetti di pollo al curry. La carne rossa, invece, andrebbe consumata con molta più moderazione. * Uova: 3-4 alla settimana meglio uova bio, o direttamente dal contadino. Ottime per preparare frittate al forno o con verdure in padella antiaderente oppure alla coque con un pizzico di sale o sode in una bella insalata di cicorino. O perché no, volete sfidare le vostre abilità in cucina? Provatele in camicia, con una spolverata di pepe. La paura delle uova è che il tuorlo contiene troppo colesterolo, ma un’assunzione di 3-4 uova alla settimana (anche tutti i giorni a dir la verità…) non è affatto compromettente e non è legata all’innalzamento del colesterolo ematico. Le uova sono fonti essenziali anche di vitamine come la biotina e di ferro.
* Legumi: almeno 2 volte a settimana i legumi secchi sono lunghi da preparare, si sa: hanno bisogno dalle 12 alle 24 ore di ammollo e una cottura di 1-2 ore. Ma è possibile ridurre drasticamente i tempi di cottura usando la pentola a pressione. Il mio consiglio è quello di prepararne grandi quantità e, una volta cotti, fateli quindi raffreddare, metteteli in un sacchetto di plastica e riponeteli nel congelatore: saranno così pronti all’uso per più e più pasti. Ottimi anche quelli surgelati, meno quelli in scatola. * Formaggi: 1-2 volte a settimana il formaggio è uno di quegli alimenti di troppo facile consumo: è comodo, sempre pronto per un assaggio, che sia quando si torna a casa dal lavoro affamati oppure a fine pasto. Bisogna dare al formaggio la stessa dignità di carne, pesce e uova: evitare di aggiungerlo ai pasti che già comprendono quegli alimenti, ma quando si decide di mangiarlo tenerlo come unica fonte proteica, usandolo anche, per esempio, per condire un piatto di pasta o mantecare il risotto. * Salumi e affettati: 1 volta a settimana anche loro sono sempre pronti all’uso, ma facciamo chiarezza. Quando consumiamo i salumi assicuriamoci che non contengano conservanti, in particolare nitriti e nitrati, molto dannosi per la salute. Scegliamo quindi di acquistare gli affettati al banco e non quelli in busta: possiamo anche chiedere al salumiere di consigliarci quelli di maggior qualità per non sbagliare. Altra pecca di questi alimenti, oltre all’elevato contenuto di grassi, è il contenuto di sale: per questo motivo devono essere inseriti con parsimonia nella propria alimentazione. Tra quelli da preferire c’è la bresaola della Valtellina, il prosciutto crudo di Parma, il prosciutto cotto di alta qualità. Abbiamo così tanti alimenti con cui variare la nostra dieta…perché focalizzarci sempre e solo sulle stesse!?
BURGER DI FAGIOLI NERI CON PANE DI FARRO ALLA PIASTRA
Confesso che, per quanto si attenta alla selezione degli ingredienti nella mia alimentazione, ci sono momenti in cui mi prende un irrefrenabile desiderio di qualcosa che non mi concedo da molto tempo. Il vantaggio che ho tratto dalla mia piccola grande rivoluzione nel periodo della trasformazione, però, è quello di riuscire a veicolare i capricci su qualcosa che possa appagare il desiderio, ma rimanendo in linea con i miei principi. Non portatemi più a mangiare un hamburger, perché potrei star male, nel tentativo di digerirlo, per una settimana intera ^_^ [E quando me lo concedo, quella volta all'anno, è un signor hamburger preparato con signori prodotti]. Così, di fronte al capriccio di un pasto alquanto impegnativo, ho elucubrato bene su come potessi renderlo affine alle mie esigenze. Ormai il frumento è un lontano ricordo e affido al farro, tra i cereali, le parentesi-carboidrati. Ma la vera sorpresa, qui, è stata quella del burger. Fagioli. Legumi. Un amore incontenibile. Così tutto prende forma: il pane si sfoglia e si cuoce in padella e la farcitura si tinge di colori, sapori, benessere. Il risultato? Ineccepibile.
Ingredienti
Per il pane
500 g di farina di farro
350 g di acqua di cottura dei fagioli
olio evo
Per il burger
700 g di fagioli neri bolliti
1 cucchiaino di paprika affumicata
1 cucchiaino di lievito alimentare
1/2 cucchiaino di farina di semi di carrube
1 cucchiaino di semi di chia
1 cucchiaino di dado vegetale granulare (per me home made)
Per la salsa di avocado
80 g di polpa di avocado
10 g di senape delicata
farina di limoni (o scorza)
succo di 1/2 limone
sale
1 rametto di rosmarino
3 fettine di zucca iron cotte al vapore
3 foglie di spinacino fresco
Preparate i fagioli facendoli cuocere, dopo l'ammollo di circa 12 ore, in acqua leggermente salata fino a quando saranno morbidi. Scolateli e trasferiteli in un boccale. Aggiungete la paprika, il lievito alimentare, la farina di semi di carrube, il dado vegetale, i semi di chia e frullate tutto, fino a ottenere un composto perfettamente liscio.
Avvolgete l'impasto in un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per almeno un'ora. Occupatevi del pane. Versate l'acqua di cottura dei fagioli sulla farina e impastate. Dosatela poco alla volta, poiché la qualità della farina utilizzata potrebbe richiederne di più, o di meno. Dovrete ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso. La sapidità dell'acqua di cottura dovrebbe essere sufficiente, ma prima di utilizzare il liquido assaggiatene il sapore e correggete, eventualmente, con ulteriore sale. Fate risposare l'impasto, avvolto nella pellicola trasparente, per mezz'ora almeno. Riprendete l'impasto, dividetelo in 3 parti e stendetene ciascuna in una sfoglia tonda e sottile. Cospargete la superficie con dell'ottimo olio extravergine di oliva, quindi arrotolate la pasta a formare un cilindro. Attorcigliatela a formare una chiocciola, quindi avvolgetela nella pellicola e lasciatela riposare nuovamente. Inserite in un boccale l'avocado tagliato a pezzi. Unitevi rosmarino, farina (o scorza) di limone, senape, sale e succo di limone. Frullate fino ad ottenere una crema liscia e tenetela da parte. Con l'impasto di fagioli formate 3 burger e fateli cuocere in padella, con un filo di olio evo, girandoli ogni 4 minuti circa, fino a quando avranno formato una sfiziosa crosticina. Schiacciate le chiocciole formate con il palmo delle mani, senza appiattirle troppo. Passatele in padella, senza grassi aggiunti, e cuocetele per circa 10/15 minuti. Trascorso il tempo prelevatele, lasciatele intiepidire e tagliatele a metà, per farcirle. Se fosse necessario passatele in padella sul lato interno, poi procedete alla creazione del vostro sandwich. Adagiate le foglie di spinacino, la zucca, la crema di avocado e il burger su una parte di pane. Finite nuovamente con salsa, zucca e spinacino, quindi chiudete con l'altra metà. A piacere passate ancora sulla piastra per scaldare bene il sandwich e..... bon apétit!! ^_^ Fragrante, sfizioso, pieno, leggero e gustoso. Cosa chiedere di più ad un finger lunch? E la proteina è garantita, sana e buona.
GLOSSARIO
  • amminoacidi: (o amminoacidi) sono l'unità strutturale primaria delle proteine. Possiamo quindi immaginare gli aminoacidi come mattoncini che, uniti da un collante chiamato legame peptidico, formano una lunga sequenza che dà origine ad una proteina.
 
  • mutua complementarietà o complementarietà proteica: si ottiene quando si combinano due alimenti diversi e gli amminoacidi delle proteine dell’uno compensano le carenze dell’altro
 
  • colesterolo: è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei. Nel nostro organismo svolge diverse funzioni biologiche: è infatti un componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità ed è il precursore della vitamina D, dei sali biliari e degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili
 
  • omega 3: sono una categoria di acidi grassi essenziali caratterizzati dalla presenza di tre doppi legami nella struttura chimica. Il precursore è l’acido alfa-linolenico, da cui si originano poi EPA e DHA, fondamentali per le funzioni cerebrali e visive. Fonti principali sono il pesce, molluschi e crostacei.
abc

Chococookies al rosmarino con semi di canapa: quell’irresistibile richiamo ai sapori della genuinità

Non è un mistero che faccia ricorso a quintalate di cioccolato, in questo periodo. E' come un fedele amico: non manca mai, mi coccola, sa confortarmi, mi delizia, mi regala grandi sorrisi, mi stimola e mi dà la carica. E non mi tradisce (che di questi tempi..... ^_^). Compare ovunque, a qualsiasi ora del giorno, e mi diverto ad inserirlo nelle mie idee di dolcetti (e non solo.... ssssstt). Questa volta credo di essermi superata. Voglio dire: considerando che qui dentro non c'è traccia di qualsivoglia ingrediente che renda irresistibile un frollino e che, anzi, ci sono ingredienti salutari, ricchi e genuini, considerando che ho azzardato laddove gli stessi ingredienti salutari, ricchi e genuini mi hanno ispirato sapori audaci, questi cioccofrollini sono la fine del mondo. Ruvidi come piacciono a me, sanno assorbire aromi e sapori come pochi altri! Sono una chicca che tornerà presto a deliziare le mie colazioni. E ve li consiglio di gran cuore ^_^
Ingredienti 110 g di burro di arachidi salato (per me fatto in casa) 40 g di zucchero di canna integrale 80 g di farina di mais fioretto 50 g di farina di segale Jurmano 35 g di semi di canapa 20 g di semi di sesamo 3 g di farina di limoni (1 cucchiaino abbondante) 140 g di cioccolato fondente 1 rametto di rosmarino Montate con una frusta il burro di arachidi con lo zucchero, fino a creare una crema liscia. Aggiungete le farine, compresa quella di limoni e impastate. Per ultimo aggiungete i semi di canapa e di sesamo e incorporateli bene all'impasto. Avvolgete tutto con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per almeno mezz'ora. Nel frattempo sciogliete il cioccolato a bagno maria. Lavate il rametto di rosmarino e tritate finemente le foglioline. Unitele al cioccolato e mescolate bene. Versatene poco alla volta in uno stampo e lasciate solidificare in frigorifero. In alternativa, come ho fatto io, potrete stendere direttamente sui biscotti cotti uno strato di cioccolato. Riprendete l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa mezzo centimetro. Tagliatelo formando i biscotti e trasferite tutto su una teglia, coperta da carta forno. Cuocete a 170° per 15 minuti, quindi sfornate e rivestite con il cioccolato (o adagiatevi sopra le cialde preparate in precedenza.    Lasciate raffreddare completamente, quindi..... deliziatevi ^_^ Trovo che la canapa accolga molto bene il sapore del rosmarino e credo anche che il cioccolato incornici bene tutto. Insomma, per me è il frollino perfetto!
A voi la vostra sentenza!!
 abc

Sigari di riso al radicchio tardivo e mango: la tenacia che porta al traguardo e sapori fuori dagli schemi

Ci sono esperimenti che riescono, con successo, al primo tentativo e esperimenti che partono con un tonfo più o meno eclatante. Per arrivare al risultato che vedete qui, il tonfo è stato deciso. Ma non tanto da farmi pensare che non valesse la pena riprovarci. E non a sufficienza per scoraggiarmi e abbandonare l'idea che quanto avessi in mente potesse trasformarsi in realtà.
Ho trovato e provato, un po' di tempo fa, le cialde di riso. Da quando non posso più utilizzare la pasta fillo, mia amata alleata, per un'intolleranza al frumento, mi sono sempre chiesta come avrei potuto ricreare quella sottile crosticina, sfiziosa e leggera. Ecco arrivata la risposta. Gli involtini sono sfiziosissimi, sia cotti al vapore, sul bambù, sia, come vi mostro in questi sigari, nella mia amata friggitrice ad aria calda. Il ripieno è lo stesso del primo tentativo, poi fallito. Tanto mi era piaciuto, così contrastante nei sapori e così maledettamente avvolgente che non ho potuto contenere l'audacia. Non so se sia un caso o se sia una inconscia consapevolezza, ma anche questa, come quasi tutto ciò che esce dalla mia cucina in questo periodo, segue i canoni vegani. Niente uova, niente latticini, niente carne. Ma il sapore è da togliere il fiato!!!

Ingredienti

3 cialde di riso
1 cespo di radicchio tardivo
1/4 di mango
porro
60 g di formaggio di riso integrale germogliato
10 g di semi di canapa
olio di olive taggiasche
sale
pepe
paprika affumicata
10 g di mandorle pelate

Bagnate un canovaccio pulito, strizzatelo molto bene e utilizzatelo per coprire, sopra e sotto, le cialde di riso. Lasciatele così per il tempo della preparazione del ripieno, in modo da farle ammorbidire bene.
Lavate le foglie del radicchio, quindi tagliatele a tocchetti. Fate imbiondire, in olio caldo, il porro tagliato a rondelle. Aggiungete il radicchio e lasciatelo cuocere a fiamma moderata. Tagliate il mango a cubetti, quindi aggiungetelo al radicchio.
  Unite sale, pepe, paprike e fate insaporire tutto. Quando la farcitura sarà morbida, aggiungete i semi di canapa e spegnete il fuoco. Tagliate il formaggio di riso a dadini, quindi unitelo al resto degli ingredienti e mescolate.
Prendete la prima sfoglia di riso, posate un terzo della farcitura su una parte del cerchio e piegate su se stesse le due parti laterali. Arrotolate il sigaro fino in fondo e tenete da parte.
Tritate le mandorle, grossolanamente, e tenetele da parte. Bagnate leggermente gli involtini, quindi passateli nelle mandorle, facendo aderire perfettamente la panatura. Irrorateli con un filo di olio.
Trasferiteli nel cestello della friggitrice ad aria calda (o su una teglia coperta da carta forno) e cuocete per i primi 25 minuti a 180°.
Trascorso questo tempo aumentate la temperatura a 200° e procedete per altri 5 minuti.

Quando saranno dorati estraeteli dal cestello (o dal forno) e trasferiteli su un piatto, insieme a del radicchio fresco.

Servite e.... innamoratevi ^_^ I sapori sono eclettici e invitanti, sotto la deliziosa crosticina di riso e mandorle.


Il ripieno morbido non richiede salse di accompagnamento, ma potrete divertirvi ad accompagnare questi deliziosi sigari con una crema di avocado, o una rubra piccantina. Insomma, la fantasia non ha limiti!!

A voi l'assaggio ^_^



abc

Rolata di ceci farcita con spinaci e pesto di pomodori secchi: comunque vada, è procedere che conta

Consapevolezza. Presa di coscienza. Accettazione. E, soprattutto, determinazione. Perché, se non si arriva all'obiettivo per la strada prevista, non è certo un piano B a scoraggiare. Questo piatto, preciso, questo meraviglioso e sorprendente piatto, sarebbe dovuto potuto finire su carta. Quella carta [non farò nomi perché mi sembra di avere già fatto generosa pubblicità gratuita]. E non farò neanche polemica. Prendo atto di non essere all'altezza e volto pagina. In fondo a me interessa altro: mi interessa arrivare a voi, che venite qui a leggere, mi interessa persuadere circa l'importanza di un'alimentazione salutare, mi interessa raccontare il mio piacere nello sperimentare sapori nuovi e mi interessa condividerli. Comunque condividerli. Morivo dal desiderio di parlarvi dell'incontro di questi sapori e di quanto rappresentino una portata completa ed equilibrata. Di quanto, ancora una volta, la sfilza di senza non influenzi il piacere dell'assaggio.
Vidi questo polpettone qualche mese fa. La mitica mamma veg Michela mi sorprende sempre. Le dissi che mi sarebbe piaciuto provarlo, che gli spinaci dell'orto di mammà stavano giusto tentandomi ^_^ E allora ho iniziato ad elucubrare, intorno a quella meraviglia, fino ad arrivare a questa soluzione: una rolata. E la prova assaggio..... come faccio a spiegarla? Va sperimentata. Allora iniziate a mettere i ceci a mollo e passate a sbirciare i segreti ^_^

Ingredienti

Per la rolata
150 g di ceci secchi
350 g di zucca cruda pulita
50 g di fiocchi d'avena
15 g di pomodori secchi
15 g di capperi sotto sale
5 g di lievito alimentare in scaglie
1 cucchiaio raso di dado granulare di verdure (per me home made)

Per il pesto
30 g di pomodori secchi
50 g di mandorle pelate
1 rametto di rosmarino
10 foglie di salvia
un goccio di acqua calda

Per la farcitura
10 foglie di spinaci
dado vegetale granulare
pepe
1 cucchiaio di olio piccante

Per il contorno
3 mele renette
1 foglio di alga kombu
olio extravergine di oliva
sale rosa dell'Himalaya
zenzero in polvere
pepe

Mettete i ceci in ammollo per 12 ore, quindi fateli bollire per circa 2 ore, fino a quando saranno morbidi. Spegnete la fiamma e fate intiepidire. Se aveste voglia e tempo potrete eliminare la pellicina da ciascun cecio ^_^ Nel frattempo mettete in ammollo pomodori secchi e capperi, per almeno un'oretta.
Tagliate la zucca in fette sottili, salatela e fatela cuocere in forno a 200° per circa 40 minuti. Inseritela, quindi, in un boccale insieme ai ceci, a metà dei pomodori secchi scolati e strizzati, agli aghetti di rosmarino, al lievito alimentare, ai capperi sciacquati e al dado vegetale. Frullate tutto, fino ad ottenere un composto omogeneo e liscio. Unite i fiocchi d'avena e frullate ancora. Assaggiate la sapidità ed eventualmente correggete con del sale. Fate riposare l'impasto per almeno un'ora.
Lavate le foglie degli spinaci e farele cuocere a vapore per pochi minuti, in modo da ammorbidirle appena.
Inserite in un boccale i restanti pomodori secchi ben strizzati, le mandorle, il rosmarino e la salvia. Frullate bene. Aggiungete un po' di acqua calda e lavorate fino ad ottenere una crema vellutata. Lasciate in frigorifero per il tempo della preparazione.
Stendete l'impasto di ceci e zucca su un foglio di carta forno, formando un rettangolo di circa 40x30 cm, spesso circa 1 centimetro. Livellatelo bene. Ricoprite la superficie con il pesto di pomodori secchi, quindi adagiate le foglie degli spinaci. Spolverizzate con il dado vegetale, il pepe e un filo di olio piccante. Aiutandovi con la carta forno, arrotolate il lato più lungo della sfoglia. Avvolgete bene la rolata ottenuta con la carta forno, quindi lasciatela riposare in frigorifero per almeno un'ora, prima di cuocerla in forno, a 200°, per 30 minuti.
  
Nel frattempo sbucciate le mele renette e tagliatele a spicchi. Conditele con olio, sale, pepe e zenzero in polvere. Unite anche l'alga kombu tagliata a striscioline, mescolate bene e lasciate insaporire.
Sfornate la rolata e lasciatela intiepidire. Tagliatela, quindi, in fettine spesse un paio di centimetri. Sistemate, su una teglia, le mele e, nel mezzo, le fettine di rolata. Versate un filo d'olio evo e infornate, a 200°, per altri 20 minuti.
A questo punto sfornate e servite. Gustate la vostra vegrolata calda e inebriante ^_^
E preparatevi, perché finisce troppo in fretta!abc

Sfogliette di cavolo verza ai semi di sesamo: una sana, corroborante e necessaria pausa di gusto

Distrarsi, talvolta, è tanto essenziale, quanto impossibile. Continuo a ripetermi "un respiro e tutto tornerà ad essere sotto controllo". Ma vivere in modalità sotto controllo ho imparato essere troppo monotono, per me. Un tempo sarei impazzita se non avessi avuto tutto etichettato nei miei pensieri, gli orari perfettamente programmati e gli impegni incastrati come il miglior tetris di sempre. Un tempo preparavo i post il giorno prima. Adesso non so neanche quando e se riuscirò a pubblicarli. Adesso vivo di momenti, istinti, imprevedibilità. Ma ho bisogno di questa mezz'ora di ossigeno. Ho bisogno di trovare quell'equilibrio che mi permetta di affrontare tutto con lucidità, senza annaspare. Ho bisogno della pace che la mia sana passione riesce a darmi.
Ricordate le chips di cavolo nero alla crema di anacardi? Nel momento in cui mi trovavo a spezzettare le foglie di cavolo mi chiedevo perché non provarci con qualche verdura dalla foglia più grande. Perché non provarci con la verza? E ci è voluto davvero poco per convincermi. Nonostante la mia pancia dimostri di non tollerare questa preziosa gemma, ci ho provato. Il risultato è sorprendente: croccante, sfizioso, curioso e ricco. Vale davvero la pena mettere in funzione l'essiccatore ^_^
Approfittate del finire della stagione per provarci e divertitevi ad offrire queste sfogliette ai vostri ospiti. Li sorprenderete senza riserve ^_^

Ingredienti

1 cavolo verza
50 g di olio di olive taggiasche
1 cucchiaio di lievito alimentare
1 cucchiaio di semi di sesamo
sale rosso
pepe
curcuma
noce moscata
paprika dolce

Sfogliate il cavolo verza ed eliminate la costa centrale dividendo la foglia in due. Sbollentate le foglie, per 30 secondi circa, in acqua, quindi adagiatele su un panno pulito, facendole asciugare completamente.
Nel frattempo preparate il condimento. Versate in una ciotola l'olio di olive taggiasche e unite tutti i sapori. Versate anche il lievito alimentare e i semi di sesamo. Mescolate bene.
Spennellate una parte di condimento su ciascuna foglia, quindi adagiatele sui ripiani dell'essiccatore.
Quando avrete finito accendete l'essiccatore a 50° e fatelo andare fino a quando le foglie saranno secche. Ci vorranno circa 5 ore.
Quando saranno pronte trasferitele in un contenitore e conservatele. Oppure servitele direttamente.
Arricchite da una buona salsina, o come accompagnamento ad un pasto, ma anche come snack, le sfogliette di cavolo verza sapranno conquistarvi al primo..... crunch ^_^

Sono sfiziose da togliere il fiato. E sane. E piacevoli.
Meritano.


abc

Biscotti al burro di mandorle con pop di amaranto: di stimoli, di spunti e di abituale “non quieto” vivere

Il mio folle amore per il cioccolato non può essere una giustificazione. Non posso pensare di iniziare le giornate, più e più volte, in un gesto ripetitivo, con dei tartufini di cioccolato e datteri al rum. Perché la percentale alcolica si avverte e.... forse al risveglio ci vorrebbe qualcosa di più delicato. Non vorrei trovarmi, nel giro di poco tempo, con un caffè corretto accanto al cuscino e un bianchino a metà mattina per un'assuefazione da alcool dai risvolti incontrollati. E' ora che torni a sfornare un po' di biscotti ^_^
Il periodo è molto strano, mi sento stravolta. Il tempo perde forme, la vita mi misura, la stanchezza mi travolge e non posso permettermi di mollare. Cucino poco. O meglio, cucino sempre, ma niente che poi finirà in queste pagine. Sono poco presente, o meglio lo sono poco sulle pagine delle mie amiche, ma vi spiattello tutti i miei piatti con foto estemporanee. Non so se tornerò ai ritmi di sempre. Se c'è una cosa che ho imparato dal mio passato prossimo è che tutto è mutevole e sopravvive solo chi si sa adattare, chi accetta il cambiamento e chi lo trasforma in stimolo. Allora vi dico che il mio equilibrio, appena trovato, è stato nuovamente messo a repentaglio (forse, inconsciamente, è per questo che ho ceduto ai miei amati tartufini al rum ^_^). Ma vi dico anche che questa volta ne verrò fuori "stracazzuta"! Al momento di panico è già seguito quello del risveglio. Se la vita per me vuole questo, io le dimostro che sono assolutamente all'altezza. Insomma, non ci si ferma mai ^_^
E anche i miei amati biscotti, nel tornare, non si fermano al già visto. Lo scoppiettio dei semi di amaranto è divertente e sorprendente. La mia amica Francesca mi ha incuriosito, qualche giorno fa, e visto che il sacchettino di semi era sul registro dei presenti nella mia dispensa, mi sono messa subito all'opera. E consiglio di provarci, perché sono buoni buonissimi ^_^



Ingredienti

75 g di fichi secchi
75 g di burro di mandorle*
15 g di semi di lino
30 g di fiocchi di avena
25 g di semi di amaranto
100 g di farina di mais fioretto
1 pizzico di bicarbonato

* Per il burro di mandorle, tostate in padella 100 g di mandorle pelate. Lasciatele raffreddare, quindi frullatele, a più riprese, con 25 g di latte vegetale, fino ad ottenere una crema liscia e compatta.

Mettete in ammollo i fichi secchi, privato del picciolo, per almeno un paio d'ore.
Scaldate una padella e versateci dentro i semi di amaranto.
Tenete la fiamma media (bruciano in fretta!!!!!), quindi lasciateli scoppiettare e trasformarsi in pop.
Tritate i semi di lino. Prelevate i fichi, tamponateli per eliminare l'acqua in eccesso e trasferiteli nel boccale insieme ai fichi. Aggiungete il burro di mandorle e iniziate ad impastare. Inserite, quindi, i popcorn di amaranto e i fiocchi di avena. Impastate, versando, poco alla volta, la farina di mais fioretto e il bicarbonato.
Compattate la pasta in un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora. Trascorso il tempo stendetelo in una sfoglia spessa mezzo centimetro circa e ritagliate dei biscotti. Trasferite tutto su una teglia coperta da carta forno. Con queste dosi vi verranno circa 30 biscotti.
   Infornate a 170° e cuocete per circa 7 minuti, prestando attenzione che non scuriscano troppo.
Sfornateli quando saranno dorati e lasciateli raffreddare.

Ed ora divertitevi a contestualizzarli. Io li amo con una composta di mele (ma vedrete che li ho anche apprezzati con i famosi tartufini "cioccorumosi" ^_^). Deliziano la colazione, ma sono uno splendido spuntino per improvvisi cali glicemici ^_^

Sani, sfiziosi e diversi (che a me piace tanto). Non vale la pena sperimentare?



abc

Conoscere per scegliere: l’importanza di una sana alimentazione – rice noodles al pesto di lupini

ZUCCHERI E AMIDI La dietista Francesca Oggionni ci spiega. Mode e tendenze a parte, che ne vedono la quasi totale eliminazione dalla dieta, i carboidrati devono costituire un caposaldo della nutrizione. Su questo c’è poco da dire: servono per dare energia a muscoli, cervello e organi, servono per mantenerci attivi, e sì, anche per mantenere il buon umore. Senza carboidrati il nostro corpo non funzionerebbe come dovrebbe e proprio per questo motivo una giusta fonte deve essere inserita ad ogni pasto! Parlando di percentuali, bisogna tener conto che circa il 50-60% delle calorie giornaliere dovrebbero derivare dai carboidrati. Attenzione però: non confondiamo il termine carboidrati con i cereali: I carboidrati sono un nutriente essenziale, mentre i cereali sono alimenti principali fonti di carboidrati come pasta, pane, avena, riso, orzo. Ma i carboidrati sono contenuti anche in altri alimenti: frutta, verdura, latte, patate e pseudocereali come quinoa, miglio e amaranto.
I carboidrati comprendono gli amidi e gli zuccheri. I primi sono definiti anche carboidrati complessi, ovvero vengono assorbiti lentamente dall’organismo e sono contenuti principalmente in cereali e derivati (frumento, pane, pasta, riso, orzo, farro, mais…). Gli zuccheri sono definiti carboidrati semplici, il che significa che entrano molto velocemente nel flusso sanguigno e sono fonti di energia immediata. Si trovano nella frutta, nel latte e ovviamente nello zucchero da cucina e quindi nei dolciumi e cibi vari che ne vengono addizionati. I cereali sono ricchi di amido e rappresentano la base energetica della dieta, ovvero il carburante senza il quale il nostro corpo non funzionerebbe e pertanto devono essere sempre presenti sulle nostre tavole. Tra i vari cereali sarebbe più opportuno, in assenza di particolari controindicazioni, scegliere cereali integrali che hanno un contenuto maggiore di fibra e quindi hanno anche un notevole effetto saziante e contribuiscono al raggiungimento del benessere intestinale. Ma bisogna ricordarsi che non esiste solamente la pasta o il pane: la parola d’ordine è sperimentare e provare sempre qualcosa di nuovo. Iniziamo a limitare la quantità di prodotti farinacei come pane, grissini, taralli, schiacciatine, cracker… Non sono le scelte più salutari da fare, soprattutto se di frequente. In alternativa a questi alimenti ci vengono in aiuto numerose tipologie di cereali che sono tutti da scoprire. Orzo e farro?
Ottimi per una zuppa calda d’inverno, ma anche per una fresca insalata estiva con gamberetti, zucchine e menta. Introduciamo un paio di volte a settimana anche cereali come quinoa, grano saraceno, amaranto e miglio. Ci si può sbizzarrire davvero tanto in cucina con questi semplici ingredienti. Non dimentichiamoci le patate, che non sono da considerare semplice verdura: sono infatti ricche di amido e sono pertanto da consumare come fonte di carboidrati complessi. Ne esistono di svariate qualità e si possono cucinare in altrettanti modi, soprattutto salutari, per accompagnare i nostri pasti. Infine sarebbero da preferite i prodotti biologici: se il prodotto viene da agricoltura tradizionale c’è il rischio che rimangano residui di pesticidi nello strato esterno del chicco.
Gli zuccheri semplici, diversamente da quelli complessi, dovrebbero non superare il 10-15 % dell’energia giornaliera. In questa piccola percentuale devono rientrare sia il fruttosio contenuto nella frutta, che il lattosio del latte oltre all’eventuale saccarosio, cioè lo zucchero da cucina. Questi devono essere limitati, non eliminati, perché entrando rapidamente in circolo: il rapido picco glicemico (e insulinemico) che ne consegue fa in modo che gli zuccheri vengano immediatamente utilizzati dalle cellule, ma non permettono di garantire una sazietà duratura nel tempo. E’ per questo motivo che, ad esempio, dopo una colazione sbilanciata e troppo zuccherina, alle 10 di mattina si avrebbe già voglia di pranzare. Questo per dire che gli zuccheri semplici possono essere inseriti nella dieta, ma con i giusti accorgimenti: meglio all’interno di un pasto dove siano presenti anche proteine, carboidrati complessi e grassi, così da ridurne l’assorbimento. Per dirla in termini “dolciari”: meglio una fetta di crostata alla marmellata (preparata con farine integrali e olio extravergine d’oliva) piuttosto che una meringa!!
Quando si parla di carboidrati spesso si accosta il termine indice glicemico. Vediamo insieme di cosa si tratta. E’ un valore che indica la velocità con cui si alza la glicemia in seguito all’assunzione di quel alimento contenente carboidrati: maggiore è l’indice glicemico, maggiore sarà l’innalzamento della glicemia. Il limite di questo valore è che non tiene conto della quantità dei carboidrati contenuti: alcuni alimenti hanno un elevato indice glicemico, ma contengono pochi carboidrati, ad esempio le carote. Questo non significa che mangiando una porzione di carote avremo un innalzamento repentino della glicemia come se mangiassimo dello zucchero puro: quindi è sbagliato dire di non mangiare carote (o zucca, o barbabietola) perché ha un indice glicemico elevato…l’importanza in questo caso la fa la quantità!! Molto più rilevante del mero indice glicemico di un singolo alimento è il carico glicemico del pasto. Come tenerlo sotto controllo? Con semplici accorgimenti: consumare nell’ambito del pasto non solo carboidrati, ma anche una porzione di alimenti ricchi in proteine e una giusta quota di grassi, senza dimenticarsi delle verdure. Le proteine, i grassi e le fibre contenute nelle verdure infatti contribuiscono a rallentare l’assorbimento dei carboidrati, moderando l’impatto glicemico del pasto. Vediamo quali possono essere le migliori fonti di carboidrati durante la giornata: - Colazione & Spuntini (eventuali, in porzione ridotta) carboidrati complessi: pane integrale, pane di segale, pane di farro, fiocchi d’avena, muesli, fiocchi di riso, farina di castagne carboidrati semplici: frutta fresca, marmellata senza zuccheri aggiunti, miele bio, (latte) - Pranzo & Cena carboidrati complessi: pasta integrale, riso (integrale, venere, basmati, rosso…), orzo perlato, farro decorticato, quinoa, miglio, amaranto, grano saraceno, pane integrale, pane di segale, pane di farro, farina di mais (polenta), patate Sperimentate, equilibrate, mangiate sano e vero!! RICE NOODLES AL PESTO DI LUPINI E UVETTA
Mi capita sempre, nel pensare ad un pasto equilibrato, di capire come poter calibrare i nutrienti e come poter intrecciare gli ingredienti per trasformare un piatto genuino in piatto saporito, gradevole e appagante. Abbiamo visto quanto sia importante assumere carboidrati, e allora perché non sceglierli accuratamente? I noodles di riso sono una buonissima soluzione e si prestano perfettamente ad accogliere condimenti, dai più classici, ai più azzardati. E voi lo sapete bene, che io propendo sempre per l'audacia ^_^ La percentuale proteica è ben rappresentata dal lupino, un legume che sorprende sempre e si adatta a qualsiasi tipo di preparazione. E il riso rappresenta un carboidrato prezioso, soprattutto per la sua natura del tutto priva di glutine. Io ho giocato un po' con questi due ingredienti e il risultato mi ha sbalordito ^_^ Ingredienti 50 g di noodles di riso (aumentate pure la razione) 50 g di lupini (puliti) 65 g di latte d'avena (o altro latte vegetale) 25 g di burro di mandorle* 1 rametto di rosmarino 10 g di uvetta sultanina 1 cucchiaino di farina di limoni 1 cucchiaio di vino bianco 1 bustina di zafferano Inserite in un boccale i lupini puliti, la farina di limoni, il burro di mandorle, il rosmarino lavato, l'uvetta e il latte d'avena. Frullate tutto, a più riprese, fino ad ottenere una crema compatta, ma piuttosto granulosa. Io non ho aggiunto sale, giocando con la sapidità dei lupini. Ma regolatevi in base al vostro gusto personale. Trasferite il pesto in una padella calda, quindi aggiungete lo zafferano, sfumate con il vino bianco e lasciate sul fuoco giusto il tempo di cottura dei noodles. Quando questi ultimi saranno pronti (cotti in acqua leggermente salato per una decina di minuti), tasferiteli in padella e saltate tutto, a fiamma viva, per qualche istante. Eventualmente aggiungete dell'acqua di cottura. Trasferite tutto in un piatto, cospargete con un po' di uvetta spezzettata e, a piacere, un po' di pepe o altre spezie.    Gustate e la vostra pietanza. Non vale la pena azzardare? Io trovo sempre un valid o motivo, per farlo ^_^
GLOSSARIO
  • Carboidrati: detti anche glucidi (dal greco “glucos”, dolce) sono nutrienti formati da atomi di carbonio ed acqua. Forniscono 4 kcal per grammo e si trovano principalmente in fonti alimentari di origine vegetale. In base alla loro struttura chimica i carboidrati vengono classificati in semplici e complessi.
  • Cereali: gruppo di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Graminacee, dalla cui cariosside si ottengono molti alimenti. I cereali principalmente consumati sono il frumento, il mais, l'orzo, il riso, la segale, l’avena e il miglio.
  • Pesudocereali: gruppo di piante a foglia larga che non appartengono alla famiglia delle Graminacee, come i cereali. La denominazione, attribuita a questa categoria di vegetali, è legata all’affinità nutrizionale che hanno con i cereali tradizionali anche se, secondo la tassonomia, questi ultimi sono piante monocotiledoni, mentre gli pseudocereali sono dicotiledoni. Tra gli pseudocereali citiamo l’amaranto, la quinoa e il grano saraceno.
  • Indice Glicemico: o IG (dall'inglese Glycemic index) indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di un quantitativo dell'alimento contenente 50 g di carboidrati. Questo parametro è espresso in percentuale sulla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio.
  • Carico Glicemico: o CG (dall'inglese Glycemic load) è un parametro che stabilisce l'impatto sulla glicemia di un pasto glucidico in base al suo indice glicemico (IG) e la quantità di carboidrati contenuti al suo interno.
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