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Budini di riso alla liquirizia con cuore fondente di pere al timo: la creatività che nasce dai nuovi incontri

Grazie a questo piccolo spazio, in cui condivido le mie esperienze culinarie e i miei piccoli esperimenti, ho conosciuto e continuo a conoscere molte persone. Sono spesso donne mosse dalla stessa passione, anche se spesso con sfumature di carattere diverse. Un po' di tempo fa, grazie ad uno scambio di battute su un post condiviso in Facebook, ho avuto modo di incontrare lei, la dolcissima Alessia. Nella nostra conoscenza virtuale l'ho sempre ritenuta una persona lontana dalla mia realtà, per interessi, per abitudini, per il modo di approcciarsi a questo mondo, molto più social di me. Poi è arrivato il giorno del nostro incontro, davanti a quella tanto agognata pizza. Una serata di piacevolissime chiacchiere. E, da lì, si è innescato un processo di conoscenza e di condivisione che, ad oggi, mi rende felice. Alessia è una persona semplice, generosa, solare e intensa. La sua pagina è lo specchio della sua genuinità.
In un sabato di marzo, a colazione da lei per un evento organizzato tramite Gnammo, mi ha presentato una linea formidabile di liquirizia e prodotti a base di liquirizia: la Lakrids. Come sempre accade quando incontro un ingrediente nuovo, ho iniziato a fantasticare su quanto avrei potuto creare. E allora eccola, lei, presentarsi con un vasetto di sciroppo e con un barattolino di polvere di liquirizia. "Fanne quello che vuoi". Ci ho pensato per molto tempo, ma l'idea non trovava mai la giusta dimensione, quella che fa scattare l'interruttore e rendere tangibile il pensiero. Fino a quando ha preso vita questo budino. Conoscete i miei azzardi, sapete che i miei gusti sono audaci e che le sfide mi piacciono solo se non sono banali. Non è un classico dolce. Non è neanche il classico riso al latte. Ma è speciale: lo è nel sapore, lo è nell'idea e lo è nel gesto generoso che spero di ricambiare con.... un assaggio ^_^

Ingredienti

Per il budino
60 g di riso carnaroli
250 g di acqua
1 pizzico di sale rosa dell'Himalaya
25 g di sciroppo di liquirizia Lakrids
150 g di latte vegetale (io di mandorla)
1/2 cucchiaino di agar agar
45 g di miele di castagno e di tiglio (o malto di riso)

Per il cuore fondente
100 g di pere Williams (peso al netto degli scarti)
60 g di cioccolato bianco
5 rametti di timo fresco
1/2 cucchiaino di farina di semi di carrube
1 g di farina di limoni

Per la finitura
1/2 cucchiaino di farina di mandarino
1/2 cucchiaino di polvere di liquirizia Lakrids

Portate ad ebollizione l'acqua, quindi versate il riso, il sale e lasciate bollire, a fiamma bassa e con un coperchio, fino a quando il liquido si sarà assorbito completamente. Una volta che sarà cotto, spegnete la fiamma e lasciatelo intiepidire.
Nel frattempo sbucciate le pere ed eliminate il torsolo. Tagliatele a tocchetti, inseritele in un bicchierone e frullatele, insieme ai rametti di timo precedentemente lavati. Lavorate tutto fino ad ottenere una crema omogenea. Tenetela da parte.
   Sciogliete a bagno maria il cioccolato bianco con la farina di limone. Una volta che sarà cremoso unitevi la purea di pera e la farina di semi di carrube. Lasciate sul fuoco, sempre a bagno maria, fino a quando il composto sarà prossimo all'ebollizione. Spegnete e lasciate raffreddare.
Stemperate l'agar agar con il latte vegetale, quindi mettetelo sul fuoco e portatelo a bollore. Lasciatelo bollire per 3 minuti circa.
Riprendete il riso. Versatevi il miele (o il malto di riso), lo sciroppo di liquirizia e il latte bollente. Mescolate velocemente, quindi frullate tutto con un braccio ad immersione. Dovrete lavorare fino a quando la crema sarà perfettamente vellutata.
Mescolate la farina di limoni con la polvere di liquirizia e distribuitene un po' in ogni stampino utilizzato per il budino.
Versate in ciascuno stampo la crema di riso, fino a riempirne poco più della metà.
Lasciate raffreddare in frigorifero fino a quando si sarà rappreso, quindi riprendete gli stampi. Ponete, su ciascun budino un cucchiaino abbondante di crema di pere e cioccolato bianco, quindi finite di riempire con la crema di riso.
Lasciate riposare in frigorifero fino a quando si sarà rappreso completamente. Potrebbero essere sufficienti 4 ore, ma io ho preferito lasciarli tutta la notte.
Quando sarà ora di servirli, capovolgeteli su un piattino ed estraeteli dal loro stampo. Guarnite con un filo di sciroppo di liquirizia e.... Gustate!!!! A piacere potrete spolverizzare con altra polvere di liquirizia e farina di limone e, magari, presentare il piatto con un rametto di timo fresco. In ogni caso la sorpresa starà nell'assaggio.
Se l'esterno è un involucro morbido, intenso e avvolgente, il cuore è una dolce carezza di aromi e freschezza.

L'audacia mi ha ripagato, anche questa volta.

Se desideraste la consistenza più solida del budino, aumentate di metà la dose dell'agar agar, oppure prolungate l'ebollizione del latte.
Semplice gusto personale che non modifica il sapore.

A voi la vostra versione e a voi il piacere di deliziare e stupire i vostri palati!!

E, scusate se mi rivolgo solo a lei, ma è grazie a lei che sono arrivata qui.... Alessia, a noi il prossimo goloso incontro!! ^_^


abc

Porro gratinato con fagioli spezzati alla curcuma: l’insolito che stuzzica la fantasia

Spesso la ricerca di accostamenti nuovi è uno stimolo a creare, ricollocando un ingrediente in contesti differenti. I fagioli, per loro natura, accompagnano e danno valore a molti alimenti, che siano ortaggi, carni e anche frutta. Generalmente non abbino mai legumi e carni: la somma di fonti proteiche differenti in un unico piatto genera quella che il mio coach definisce pietanza da culturista, a fronte dell'attività sportiva che pratico. Ma non andate a spifferargli che questa volta ho messo il formaggio, insieme ai fagioli. Perché non servirebbe dirgli quale inenarrabile bontà sia questo piatto. No, mi prenderebbe, metaforicamente parlando, a clave in testa (e la clava più leggera, che ovviamene a me è vietata, pesa 4 chili!!). Così eccomi a parlarvi del mio "strappo alla regola". Il porro, con il suo aroma dociastro, i fagioli, con la loro consistenza corposa, il parmigiano, a dare il tocco di sfiziosità, la curcuma, con il suo sapore inconfondibile e le infinite proprietà e i semi di sesamo, a creare irresistibile croccantezza.


Ingredienti

100 g di fagioli freschi (per me a km 0 direttamente dall'orto di mammà)
150 g di porro
1 cucchiaino di curcuma
2 rametti di timo fresco
40 g di parmigiano + q.b.
10 g di semi di sesamo
sale
olio evo

   Mettete i fagioli in un pentolino e aggiungete acqua fino a coprirli. Aggiungete la curcuma e il sale e fateli bollire. Dovranno diventare morbidi, ma non stracotti. E dovranno assorbire buona parte del liquido di cottura.
Nel frattempo lavate il porro e, lasciando da parte la parte più verde (che potrete utilizzare, come ho fatto io, per un buon passato di verdura), tagliateli a fettine sottili.
Scaldate un filo di olio evo in una padella e tuffateceli. Lavate e asciugate accuratamente il timo e sfogliatelo.
Aggiungetelo ai porri e fate appassire tutto per circa 5 minuti, aggiungendo, eventualmente un po' di acqua di cottura dei fagioli. Salate a piacere.
Fateli dorare leggermente, ma lasciateli morbidi e piuttosto umidicci: i fagioli contrasteranno la loro consistenza.
Quando saranno pronti, scolate i fagioli e schiacciateli con una forchetta, in modo piuttosto grossolano. Non dovranno diventare purea, ma dovranno spezzarsi.
Tagliate il parmigiano a dadini piuttosto piccoli. Uniteli al porro e poi versatevi anche i fagioli e i semi di sesamo.
   Mescolate tutto, in modo che diventi un impasto perfettamente amalgamato.
Versate il composto in una pirofila di vetro, non troppo grande. Dovrete creare uno strato alto circa un paio di centimetri: in questo modo la cottura non seccherà il piatto, ma rimarrà una gradevolissima crosticina di gratinatura in superficie.
Grattugiate una manciata di parmigiano e versatelo sopra il composto.
Accendete il forno a 200° e, quando sarà in temperatura, infornate la pirofila. Io ho azionato la funzione ventilata del forno. Volendo potrete versare ancora un filo di olio sopra, ma per me sarebbero stati grassi inutili in eccesso (oltre ad essere sportiva la Cuocherellona è attenta al capello).
Cuocete per 10/15 minuti sul ripiano più alto, in modo che gratini bene. Controllate la cottura: potrebbe volerci di più, o di meno, in base al vostro forno.
Quando sarà ben dorata estraete la pirofila, impiattate e gustate.
Chi, tra voi lettori, sa cosa voglia dire assaporare un piatto freddo a causa dei tempi tecnici richiesti dalla parte fotografica della creazione di un post mi capirà. Il momento dedicato alla fotografia mi ha permesso di assaggiare il piatto in due versioni: filante, appena sfornato e leggermente intiepidito (^_^). Tutto questo per dire che in entrambe le versioni il piatto ha il suo perché. Da caldo si manifesta in un'avvolgente morbidezza, da tiepido acquisisce una sfiziosa consistenza compatta che lo rende irresistibile.
Insomma, che vogliate fotografarlo o no, o che vi suoni il telefono proprio quando lo avrete sfornato, beh, non preoccupatevi che si fa mangiare e gustare nella sua pienezza in tutte le versioni.
E non lasciatevi ingannare dalla porzione...... in ogni caso non ne avanzerà una sola briciola!! ^_^

E' un piatto completo, da un punto di vista nutritivo, e decisamente sfizioso. abc

Marmellata di mele al timo ed essenza di arancio: di miti, leggende e di incontenibili gole

C'è stato un periodo in cui nella mia dispensa c'erano sempre barattolini di marmellata. Senza zuccheri aggiunti, e sempre in quattro gusti differenti, in modo da non stancarmi mai: fragola, frutti di bosco, albicocca e pesca. Il mio spuntino senza sensi di colpa, se non fosse stato che aprire il barattolo avrebbe significato arrivare a due centimetri dal fondo in pochi istanti. La strategia è questa: da perfezionista non posso pensare di mettere al fresco il barattolino con i bordi tutti sporchi. Allora inizio a pulire bene il vasetto, poi spiano la superficie, ma questo implica che verso i bordi ci siano delle lievi venature verticali, che stonano assolutamente. Allora pulisco tutto intorno, ma affondo troppo il cucchiaino, e allora devo tornare ad appianare. E poi di nuovo, e ancora, e ancora, fino a quando guardo il livello di marmellata rimasta nel vasetto, strabuzzo gli occhi, lancio il cucchiaino come se improvvisamente sia diventato rovente, chiudo il barattolo alla velocità della luce e lo nascondo in un angolo del frigorifero, dove non possa minacciarmi.
Ho iniziato a non comprare più marmellata. Non certo per questo motivo, o meglio non solo. Il piacere di preparare in casa qualsiasi cosa si possa mi ha travolto anche in questo. Assaggiare la marmellata industriale dopo aver assaggiato la versione casalinga..... mi lascia quella sorta di insoddisfazione incolmabile. E poi chi sarebbe così pazzo da mettere in commercio una marmellaa come questa????

Ingredienti

600 g di mele Fuji
1 arancio bio (succo e scorza)
10 rametti di timo fresco
20 g di malto di riso

Lavate bene le mele, asciugatele e sbicciatele, tenendo da parte la buccia. Liberatele dal torsolo e tagliatele a tocchetti.
   Versatele in una pentola capiente e ponetele sul fuoco, a fiamma piuttosto bassa, facendole cuocere coperte. Giratele, di tanto in tanto, in modo che non attacchino al fondo.
A parte portate ad ebollizione dell'acqua e gettatevi le bucce. Fatele cuocere fino a quando si saranno ammorbidite del tutto. Ci vorranno circa 30 minuti.
Lavate bene l'arancio e grattugiate la scorza (solo la parte arancione,mi raccomando). Sfogliate i rametti di timo, precedentemente lavati, e uniteli alla scorza. Versate tutto nelle mele in cottura e mescolate bene in modo che venga amalgamato tutto perfetamente. Procedee la cottura, a fuoco basso, per almeno mezz'ora.
Quando le bucce delle mele saranno morbide, scolatele, gettate l'acqua e rimettetele nella pentola. Spremete l'arancio e versate nella pentola stessa il succo.
Fate cuocere ancora per 10 minuti circa, in modo che il succo si rapprenda leggermente e che tutto insaporisca.
Versate, a questo punto, il malto di riso, spegnete la fiamma e passate il composto di bucce con un frullatore ad immersione, lavorando bene fino a quando avrete ottenuto una purea perfettamente liscia.
   Unite questo sciroppo alle mele, mescolate e procedete alla cottura, a fiamma bassa, per almeno mezz'ora. Mi raccomando a controllare spesso e a girare con un cucchiaio la composta, soprattutto in questa fase: la pectina liberata dalle bucce, insieme al malto, tendono a depositarsi sul fondo e a caramellare.
Quando sarà pronta spegnete il fuoco e versate immediatamente in due vasetti sterilizzati. Affinché possa conservarsi senza guastarsi è necessario che venga imbarattolata molto molto calda. Chiudete i vasetti, avvolgeteli in un canovaccio, e lasciateli raffreddare per 24 ore. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete tenere i barattoli in dispensa per diverse settimane.
Se, diversamente, voleste utilizzarla subito, come ho fatto io, versatela in un contenitore, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, e poi conservatela in frigorifero. Durerà diversi giorni.

A voi l'assaggio e la migliore contestualizzazione.
Presto ve la proporrò in una veste.... golosa!!abc

Cotolette di tofu impanate: storia di un tarlo che si insinua nella mente e la ragionevolezza d’espressione

Non sono solita fermarmi davanti alla parte di banco frigo dei supermercati in cui troneggiano alimenti pronti. Se non fosse che il tofu naturale (non quello alle erbe), non chiedetemi per quale motivo, si trovi proprio lì, ad almeno 132 passi dal suo simile e in mezzo a preparati vegani, che, seppur vegani, sono sempre preparati. Insomma, mi sono spiegata? La paladina del mi preparo da me non può certo incorrere nel rischio di mangiare intrugli strani che, seppur vegani, sono sempre intrugli strani!! Ma quella volta, allungando la mano verso il tofu naturale, qualcosa attirò la mia attenzione. In realtà la curiosità mi era già stata solleticata quando, in una breve gita taurinense a casa dei vecchi, mia madre prese le cotolette di tofu per uno dei pasti del mio fratellonzo vegano. Lessi bene gli ingredienti, ma non ne fui conquistata pienamente. I sospetti rimanevano lì, in agguato. Così mi sono detta: perché non provarci? Non sarei io, se non lo facessi. E quindi eccomi, con il sapore di queste cotolette che trionfa ancora sul mio palato. Un vero incanto!!



Ingredienti

150 g di tofu al naturale
20 g di olive taggiasche
10 g di capperi sotto sale
2 rametti di timo fresco
paprika dolce a piacere
latte di avena per la panatura
pangrattato di riso
olio evo

Tagliate a pezzi il tofu e versatelo in un boccale. Unite i capperi, precedentemente lasciati in ammollo e sciacquati sotto acqua corrente, le olive taggiasche ben sgocciolate dal loro olio di conservazione (o dalla salamoia) e la paprika. Lavate e asciugate i rametti di timo. Sfogliateli e uniteli al resto degli ingredienti.
Tritate tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.
Prelevate metà impasto e dategli una forma di cotoletta piuttosto piatta (circa 1 centimetro di spessore). Procedete anche con il resto dell'impasto.
Versate in un piattino il latte di avena e preparate il pangrattato di riso. Bagnate nel latte ciascuna cotoletta e poi impanatela nel pangrattato, schiacciando bene affinchè la panatura rimanga spessa attorno all'impasto.
   Fate scaldare un filo d'olio evo in una padella e, quando sarà ben caldo, adagiatevi le cotolette. Fatele cuocere a fiamma media per 4 minuti circa, dopodichè giratele dall'altra parte, facendo attenzione a non romperle. Cuocetele per altrettanto tempo anche dal lato opposto, aggiungendo, eventualmente, ancora un goccio d'olio.
Quando saranno perfettamente dorate, trasferitele in un piatto. Accompagnatele con verdura a piacere. Io le ho servite con delle sfoglie sottili di finocchio crudo, appena irrorate con olio extravergine di oliva.
Assaporatele molto calde e gustatene la delicata fragranza e l'avvolgente consistenza.


Semplici e veloci da fare, possono essere congelate, prima della cottura, e saltate in padella all'occorrenza.abc

Tortini di tofu in crosta di cous cous integrale: perché questa sono io e questa è la mia forma di espressione

Perché che gusto c'è a mangiare il cous cous nel solito modo? Quali esaltanti emozioni nel ripetere pietanze classiche? E' che è più forte di me: li vedo crearsi nei miei pensieri, questi piatti. Li trasformo in concreto, poi ne rimango meravigliata. Ogni volta penso "forse ho azzardato troppo", ma poi mi rispondo "troppo per chi? Troppo rispetto a cosa?". Non ho mai amato i luoghi comuni e le scelte facili, ho sempre cercato di assecondare la mia voce, anche quando andava contro ogni flusso di ideologia e pensiero sociale ^_^ Volete che cambi strategia proprio sulla mia tavola? Naaaaa, non accadrà mai. La mia tavola è la mia tela, la mia cucina è il mio seti di pennelli e questi meravigliosi ingredienti sono le tempere. Questa è la mia forma d'espressione. Questa sono io. Semplicemente. Che piaccia o no!!

Ingredienti

40 g di cous cous integrale
60 g di brodo vegetale + q.b.
40 g di radicchio semilungo rosso
100 g di tofu naturale + 25 g
10 g di capperi sotto sale
10 g di nocciole
15 g di burro vegetale
5 g di olio evo + q.b.
2 cucchiaini di fecola di patate
1 tametto di timo fresco
noce moscata
farina di riso
sale

Sciacquate il cous cous sotto un getto di acqua corrente. Versatelo in un tegame, unite l'olio, la noce moscata, mescolate bene e aggiungete il brodo vegetale. Accendete il fuoco e portate a bollore. Abbassate la fiamma, coprite e cuocete fino al totale assorbimento del liquido. Sciogliete un cucchiaino di fecola di patate in un po' di brodo (ne basterà pochissimo) e unitelo alla cottura.
   Quando sarà cotto spegnete la fiamma e rovesciate il cous cous in uno stampino (con questa dose ho rivestito uno stampo da 18 cm di diametro). Schiacciate il centro, con il fondo di un bicchiere, creando una cavità, e dei bordi sufficientemente alti. Lasciate raffreddare completamente il cestino di cous cous.
Lavate e asciugate bene il radicchio. Spezzettatelo, insieme al tofu e tritateli, con il timo, i capperi precedentemente dissalati e il burro vegetale. Correggete eventualmente di sale. Sciogliete un cucchiaino di fecola di patate in poco brodo e unitelo al trito. Mescolate bene, affinchè venga amalgamato tutto. Unite quindi le nocciole e tritate ancora, velocemente. Queste ultime, infatti, non dovranno essere troppo fini, ma dovranno conferire croccantezza alla farcitura.
Quando tutto sarà pronto, versate la crema all'interno del cestino di cous cous. Cercate di compattarla bene, in modo che riempia perfettamente tutto lo stampo.
Infornate il tortino a 200° e cuocete per 15/20 minuti, fino a quando si sarà formata una bella crosticina dorata. Se voleste, prima di inforare versate sulla superficie un filo di olio evo.
Nel frattempo tagliate a dadini i 25 g di tofu rimasti (generalmente un panetto è di 125 g) e fateli saltare in padella con un po' di olio, a fiamma viva. Fateli cuocere fino a quando saranno belli croccanti e dorati. Una volta che il tortino sarà cotto, trasferitelo in un piatto e unite la dadolata di tofu.
Nulla di più delicato e appagante, genuino e prezioso per il vostro organismo. Proteine, sali minerali, fibre grassi buoni e quanto di più salutare il vostro corpo possa meritare!!

Siete pronti all'assaggio?

abc

Coniglio all’arancia: il piatto della domenica e lo scatto rubato (e dimenticato)

Ci ho messo un po', lo so, ma ora posso chiudere il pranzo domenicale che ho condiviso con i miei genitori. Finora il pane con farina di canapa sativa, i tagliolini di zucca e l'immagine della torta veg della mamma (per gli amici che mi seguono su Facebook), hanno riscontrato successo. Ma il pasto non sarebbe potuto essere tutto vegano. Ricordate cosa vi raccontai sul tagliolino di zucca al pesto di spinaci? Beh, mio padre fu certo contento e appagato, ma non avrei mai potuto togliergli il piacere di un buon secondo di carne. Che, voglio dire, già togliendogli il sugo, inteso come pomodoro puro e succoso, gli ho tolto 3/4 del pranzo. Gli avessi anche negato questa semplice coscetta di coniglio avrei contato 18 mesi, e non 6, prima di vederlo nuovamente seduto alla mia tavola! Questa volta il compromesso l'ho cercato tra i miei gusti (ebbene sì, lo confesso) e le sue, chiamiamole, esigenze. Io non amo il particolarmente la salsa di pomodoro. Ahimè, anni di ragù, protagonista immancabile del pranzo della domenica, mi hanno un po' allontanato dal piacere di quel sapore. Lo mangio, certo, ma non ne vado proprio matta. Allora ho pensato: se al mio vegfratello prepariamo del seitan all'arancia (con panna di avena), perché non fare del coniglio all'arancia (senza panna di avena ^_^) per noi? Ed eccolo servito!! Pare sia piaciuto anche questo, cotto al punto da sciogliersi sulla forchetta, ma con un po' di freddezza, tipica del pensiero adesso non esageriamo, dov'è il mio arrosto???? Ma io guardo al mio successo senza badare troppo ai capricci ^_^ Forse anche la necessità di sperimentare piatti nuovi e mai replicare (alla domanda di quale sia il mio piatto forte, rimango sempre inebetita e incapace di rispondere!!) nasce come reazione a infiniti anni di rigida tradizione. Non me ne voglia mio padre, ma a me piace così!!
Ahh, lo scatto rubato (e dimenticato)? Presa dall'euforia del pranzo ho impiattato e servito e, quando ormai il piatto era sbrandellato ho pensato LA FOTOOOOOOO!!!!! Perdonate il livello di immagine al di sotto dello standard. Alle mie scarse qualità da fotografa qui si è aggiunta la sbadataggine ^_^

Ingredienti

3 cosce di coniglio
2 arance
qualche rametto di timo
1 spicchio d'aglio
olio evo
sale

Lavate i rametti di timo. Spremete due arance. Sciacquate le cosce di coniglio e mettetele in una terrina. Unite al succo di arancia il timo, un cucchiaino di olio evo, il sale, lo spicchio d'aglio e la scorza di mezza arancia. Versate tutto sul coniglio, coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate marinare almeno un paio d'ore. Io le ho lasciate in frigo tutta la notte.
Scaldate un filo d'olio in una padella piuttosto capiente. Fate rosolare l'aglio e unite le cosce di coniglio. Cuocetele a fuoco vivo per un minuto e poi giratele. Procedete a fiamma viva per un altro minuto, poi abbassate la fiamma e iniziate a bagnarle con il succo di aranzia. Coprite e lasciate cuocere per 40 minuti. Salatele a piacere.
Non dovranno mai essere asciutte, durante la cottura. Se non dovesse bastarvi il succo di arancia aggiungete dell'acqua (o del vino bianco). Giratele, di tanto in tanto, in modo che cuociano in maniera uniforme. Solo al termine della cottura fate rapprendere il sughetto, in modo che risulti cremoso e denso.
Non dovete fare altro che impiattare e servire. Cosa, questa, che a me è riuscita benissimo ^_^
Pochi passaggi per un grande risultato. Io non ho speziato con paprika, noce moscata, zenzero o quant'altro per non stridere troppo con i gusti di famiglia, ma la base si presta a molteplici varianti-
A voi la fantasia!!

abc

Risotto morbido all’uva fragola e timo: dolci incontri e contrasti di sapori

Quando mi sono accostata per la prima volta all'idea di questo risotto ho pensato: sarà un trionfo. Non mi capita quasi mai di anticipare un sapore identificato soltanto nella mente. A volte mi ci avvicino, altre volte lo sottovaluto, altre ne rimango delusa. Questa volta l'ho preso in pieno. Mi aspettavo un risotto cremoso, di quella cremosità che implica dolcezza. E lo attendevo dolce, e allo stesso tempo aspro. Deciso nel gusto, come nel colore. Di impatto, con un retrogusto che avrebbe affinato e legato i sapori. Poi l'ho assaggiato: cremoso, dolce, avvolgente, con quel tocco aspro e un retrogusto che incornicia e fissa ogni sapore. Centro! Ve lo propongo con un pizzico di orgoglio e con la certezza, ancora una volta, che l'audacia ripaga. Quasi sempre!

Ingredienti

100 g di uva fragola
1 mazzetto di timo fresco
200 g di acqua
50 ml di vino rosso
80 g di riso carnaroli (io Masseria Fornara Campo Verde)
40 g di crescenza
sale
olio evo

Lavate gli acini dell'uva e liberateli dai loro semini.
Versate in un pentolino l'acqua e il vino rosso. Salate secondo il vostro gusto e unite il mazzetto di timo, escludendone qualche fogliolina, precedentemente lavato. Portate ad ebollizione.
Nel frattempo scaldate un filo d'olio in una padella e unite gli acini dell'uva. Fateli cuocere a fiamma viva per pochi istanti, aggiungendo un pizzico di sale. Abbassate quindi la fiamma, aggiungete le foglioline di timo tenute da parte e coprite la padella. Se dovesse servire aggiungete un po' d'acqua. Cuocete per circa 10 minuti, in modo che l'uva si ammorbidisca e crei uno sciroppo.
Unite all'uva il riso. Mescolate bene e fate tostare per un minuto circa. Iniziate la cottura del riso aggiungendo poco brodo alla volta. Mantenete la padella coperta e la fiamma piuttosto moderata. Mescolate di tanto in tanto.
Quando il riso sarà quasi cotto mantecatelo con la crescenza. Tenetelo coperto, spegnete il fuoco e lasciatelo riposare per un paio di minuti.
Ora potrete servirlo e gustarlo, nell'insieme di sapori e nella sua intensità cromatica.

Personalmente l'ho apprezzato maggiormente molto caldo, ma può essere gustato anche leggermente intiepidito.

                        abc

Fingers di riso venere e mazzancolle in guscio di zucchina: colori e sapori in un solo boccone

Catturata dalla bellezza di queste mazzancolle non ho resistito. Certo sarebbe stato scontato, per una pasticcione d'idee come me, proporre un risotto, o una fettuccina o un semplice spiedino. Allora ho elucubrato. E' un periodo, questo, in cui concentro nelle pochissime ore disponibili, lavoro, impegni, casa e cucina. Non vi dico in che modo ho eseguito questo piatto: un lobo pensava agli abbinamenti giusti, l'altro scandiva e pianificava il tempo nell'organizzazione di tutti gli appuntamenti, una mano cucinava, l'altra preparava il necessario per la giornata, nei tempi morti scriveva anche appunti sul quadernetto segreto delle ricette e scattava qualche foto alle fasi peculiari della preparazione e, mentre tutto questo accadeva, i piedi erano già in bagno davanti allo spazzolino da denti, con una gamba infilata nel pantalone e l'altra in equilibrio precario. Ma, come sempre, sono riuscita a fare tutto e con grande soddisfazione.

Ingredienti

40 g di riso Venere
12 mazzancolle
qualche rametto di timo fresco
1 cucchiaino di panna di riso
1 cucchiaino di semi di sesamo
1 zucchina
sale
10 ml di vino vianco

Pulite e tagliate la zucchina a fettine lunghe e sottili, aiutandovi con una mandolina, e mettetele a mollo in acqua e sale per circa un'ora. In questo modo diventeranno morbide e non si romperanno. Fate cuocere il riso Venere per il tempo necessario (circa 40 minuti) in acqua salata.
Pulite le mazzancolle. Prelevatene sette e mettetele in un bicchiere da mixer insieme alla panna di riso e a un pizzico di sale. Frullatele fino ad ottenere una crema denza, aggiungendo dell'acqua se necessario.
Grigliate le zucchine velocemente, senza farle cuocere troppo. Sistematele su un piatto, salatele e fatele raffreddare.
Lavate il timo, asciugatelo accuratamente e sfogliatelo. Tenetelo da parte. Scolate quindi il riso e versatelo in un recipiente. Unitevi un cucchiaio di crema di mazzancolle, il timo e amalgamate bene il tutto. Fate raffreddare e insaporire per una decina di minuti.
Cospargete cinque fettine di zucchina con la rimanente crema di mazzancolle. Arrotolatele e tenetele da parte.
Sistemate un cucchiaino di riso mantecato su altrettanti 5 fettine di zucchina. Arrotolate strette le fettine formando dei cilindretti.
Fate saltare velocemente in padella, con un filo d'olio e del vino bianco, le mazzancolle tenute da parte.
Procedete ora all'assemblaggio: infilzate una mazzancolla, poi un rotolino di zucchina farcito con la crema e per finire un cilindro con il riso Venere. Eseguite l'operazione con tutti gli ingredienti preparati e sistemate gli stuzzichini su un piattino.
Ora non vi rimane che servire e gustare!!

Colorato, gustoso, delicato, appaga il palato e la vista!!



abc

Filetto di platessa al dolce sapore d’autunno: il classico che incontra l’audacia

Non sono una grande mangiatrice di uva. La apprezzo, un acino ogni tanto, ma questo non giustifica mai l'acquisto di qualche, seppur esigua, rappresentanza. Davanti a questo bel grappolo di uva fragola, però, resistere è stato difficile. Il profumo che emanava mi ha letteralmente rapito. Ho chiuso gli occhi ed ho iniziato ad immaginare in quanti modi avrei potuto trasformarlo, utilizzarlo, interpretarlo. Ricordate la richiesta ricevuta dalla mia amica Laura, di cui vi ho parlato presentandovi il risotto ai fichi con liquirizia e brie? Ecco: ricette con frutta di stagione. Ho, così, ceduto e, vi garantisco, ne sono rimasta stregata. Questa è solo una delle preparazioni in cui è diventata protagonista, ma avrete modo di testarne la versatilità. Alla mia attitudine ad accostare sapori dolci ad altri salati, ormai credo siate abituati. Molti saranno scettici, molti altri temerari. Chiunque vi cederà, come me, credo non possa che rimanerne affascinato.

Ingredienti

60 g di uva fragola
1/2 melanzana viola
5 rametti di timo
sale
50 ml di vino bianco secco
1 filetto di platessa
farina di riso
olio evo
noce moscata

Tagliate la melanzana a dadini e trasferitela in un colapasta con del sale grosso. Lasciate che perda il suo liquido di vegetazione per almeno un'ora. Dopodiché sciacquate i dadini e asciugateli bene.
Nel frattempo lavate gli acini di uva fragola e puliteli dai semini interni.
Fateli appassire in padella con un filo d'olio, i rametti di timo precedentemente lavati e il vino bianco, a fiamma bassa, coperti, per circa 20 minuti, aggiungendo acqua per non farli asciugare troppo. Salate a piacere.
Scaldate in una padella un filo di olio evo e cuocete le melanzane. Poche alla volta, in modo che tutte poggino sulla base della padella. Cuocete a fiamma piuttosto vivace, affinché acquisiscano una doratura piuttosto croccante e non si disfino. Salatele.
Trasferite le melanzane su carta assorbente e lasciate che si liberino dell'olio in eccesso. Continuate la cottura fino ad ultimare i cubetti.
Infarinate, nella farina di riso, il filetto di platessa. Fatelo rosolare in una padella calda con un po' di olio, prima dal lato senza pelle, poi dall'altro. Salate secondo il vostro gusto.
A cottura ultimata sistemate il filetto su un piatto, copritelo con la salsa di uva fragola e sistemate accanto le melanzane, guarnite con qualche rametto di timo.

Contrasto di sapori che conquista. La delicatezza di un filetto tenero, con la profumata asprezza dell'uva e la dolcezza delle melanzane. Il tocco del timo è quel puntino sulla I che completa l'opera.abc

Frollini di parmigiano al basilico e al timo: il momento giusto per riprovarci

Era dai tempi di questi sandwiches di parmigiano alla crema di porcini che avevo il cruccio di sfornare dei veri e propri biscotti. Allora ho approfittato di un'occasione speciale. Dopo davvero troppo tempo, per due persone che vivono così vicine, avrei rivisto una cara amica. A dirla tutta ci eravamo viste una settimana prima del suo compleanno e non avevamo ceduto a festeggiamenti, con gli scrupoli scaramantici del caso. Bene, dopo un mese e mezzo siamo riuscite a incontrarci nuovamente. Non so se sia più umano festeggiare una settimana prima o quasi due mesi dopo, ma in fondo la nostra uscita è sempre per il piacere di trascorrere un po' di tempo insieme e aggiornarci sugli sviluppi delle nostre vite. E vi garantisco che, dopo tutto questo tempo, una serata non è stata sufficiente!!
L'idea di portare a Cinzia qualche mia creazione, proprio a lei che ha assaggiato tarallucci, cantuccini, grissini, pane e non so cos'altro, mi ha destato. Lei non ama il dolce ed è stato un attimo fare quell'emblematico due più due. Ed ecco che mi sono nuovamente cimentata in questa preparazione: questa volta senza la necessità di adattarla a niente, perché come l'ho pensata, così è uscita!!

Ingredienti

150 g di parmigiano
1 uovo
20 g di olio evo
15 g di semi di sesamo
120 g di farina di mais fioretto
6 rametti di basilico
6 rametti di timo
noce moscata
sale

Tagliate a pezzi il parmigiano e tritatelo finemente.
Aggiungete i semi di sesamo, l'uovo, la noce moscata e un pizzico di sale. Iniziate ad impastare, versando l'olio a filo e proseguite fino ad ottenere un composto omogeneo. Tenetelo da parte per qualche istante.
Lavate il basilico e il timo e asciugateli con cura su un canovaccio pulito.
Prelevate le foglie di basilico e tritatele. Unite a questo trito la metà dell'impasto e lavoratelo fino ad ottenere un composto ben amalgamato.
Ripetete l'operazione con il timo, unendovi l'altra metà di impasto.
Date alle due lavorazioni la forma di un panetto e avvolgetene ciascuna in un foglio di pellicola trasparente. Lasciateli riposare in frigo per mezz'ora.
Riprendete un panetto e dividetelo in pezzi del peso di circa 8/9 g ciascuno. Io ho utilizzato uno stampo in silicone per biscotti a cupolina, ma potrete creare delle palline e schiacciarle leggermente da una parte.
Ripetete l'operazione anche per il secondo panetto e cuocete a 200° per 20 minuti. Controllate la cottura e fate attenzione che non imbruniscano troppo. Ricordate che ogni forno è a sé!!


Quando saranno cotti sfornateli e fateli raffreddare su una griglia.


Dopodiché confezionateli, mangiateli, farciteli, offriteli, regalateli, conservateli, fate tutto ciò che questi bocconcini vi ispireranno.


Io trovo siano ottimi da presentare come aperitivo, insieme ad un buon calice di vino.




A Cinzia li ho confezionati in maniera molto semplice!


abc

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