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Spiedini agrodolci di ananas e tofu aromatizzato: un concetto di sapore che appaga corpo e spirito

E' tutta una questione di equilibrio: un piatto fresco e leggero non dev'essere banale, i sapori si devono completare tra loro, il sapido deve contrastare il dolce, l'insieme dev'essere sfizioso e appagante e lo spirito deve sentirsi stimolato e soddisfatto. A volte rincorro idee, altre volte le idee mi vengono incontro. In questo caso, ne sono stata travolta. Quell'ananas, che ho ampiamente inserito nella mia alimentazione estiva grazie all'interpretazione in cottura che le toglie quel tono troppo dolce per i miei gusti, al limite dello stucchevole, entra ancora una volta nella mia idea di cucina. E accosta un tofu che fa sempre storcere il naso agli scettici, ma che acquisisce carattere grazie ad una panatura aromatizzata. I pomodorini caramellati sono il tocco magico che lega il tutto. Gustare questi spiedini è stato decisamente appagante. E laddove il sapore incontra la leggerezza, perché non goderne in pienezza?

Ingredienti

90 g di tofu naturale
2 fette di ananas fresco
6 pomodorini Pachino
10 g di mandorle
6 foglie di salvia
1 cucchiaio di zucchero di canna grezzo
2 cucchiai di acqua
sale
olio evo

Lavate e sbollentate, per un paio di minuti, i pomodorini Pachino. Scolateli e privateli della loro buccia. Mettete in una padella i due cucchiai di acqua con lo zucchero di canna, accendete il fuoco e, quando sarà calda, unite i pomodorini, facendoli caramellare per una decina di minuti a fiamma media. Spegnete il fuoco e fate raffreddare.
Nel frattempo occupatevi della panatura del tofu. Lavate e asciugate accuratamente le foglie di salvia e tritatele insieme alle mandorle. Tagliate il tofu in cubetti (dovreste ricavarne circa 6) e, dopo averli inumiditi in acqua, passateli nella panatura.
Scaldate un filo di olio evo in una padella e, quando sarà caldo, ponete il tofu, in modo che la panatura diventi croccante. Salate a piacere. Girate i cubi da tutti i lati, facendo attenzione a non rovinare la panatura.
Scaldate una bistecchiera e grigliate le due fettine di ananas. Quando sarà ancora calda salatela e tenetela da parte. Tagliatela in spicchi e tenetela da parte.
Procedete alla composizione degli spiedini. Iniziate ad infilzare uno spicchio di ananas, poi un pomodorino, poi un cubetto di tofu, poi ancora l'ananas, il tofu, il pomodorino e in ultimo l'ananas. Preparate tutti e tre gli spiedini, quindi scaldate nuovamente la padella con dell'olio.
Ponete gli spiedini e fateli rosolare bene da tutti e quattro i lati, salando ancora leggermente. Fateli cuocere a fiamma viva, in modo che dorino bene.
Quando raggiungeranno il grado di doratura desiderato, spegnete la fiamma e servite.

Caldi o tiepidi, accompagnati da una glassa di balsamico o da qualsiasi altra salsina a vostro piacere, saranno sfiziosi e leggeri.
 Da perderci la testa!!!
abc

Cioccolatini con mandorle e bacche di Goji: festeggiamenti in stile Cuocherellona

Ho pensato per molto tempo a cosa scrivere, nel post di oggi. Vedevo questo giorno avvicinarsi e mi chiedevo quale impronta gli avrei dato, cosa mi sarei inventata, come avrei festeggiato. L'attesa per qualcosa di speciale, il desiderio di celebrarlo con originalità. Avevo anche in mente un nuovo progetto, legato a questo evento. Un progetto che avevo confidato solo alla mia mamma. E le era piaciuto un sacco (per quanto fosse preoccupata che dovessi uscire io di casa per fare spazio alla mia idea ^_^). Ed ora sono davanti a questa pagina a scrivere, cancellare, riscrivere, fermarmi, leggere, correggere, pensare e ripensare. Periodo folle e particolarmente difficile, che non concede certo il piacere di vedere trasformato in razionalità un sogno, seppur piccolo e futile. Ma mai come in questo periodo sto apprezzando i veri valori della vita. Così terrò nel cassetto ancora per un po' quel desiderio e..... insomma, la sto facendo lunga. Oggi questo blog compie un anno di vita. Che non avrei neanche voluto dirvelo così. Voglio dire, un po' di classe, cara Cuocherellona. Preamboli su preamboli e poi? Oggi questo blog compie un anno di vita. E basta? Un anno. 365 giorni da quando il mio amico, grande interprete culinario, nonché uomo dai radicati valori che stimo con profondo rispetto, caro Nuccio, ha sentito il suo "provaci!!" trasformarsi nel mio "sono online!!". I primi passi per mano, i suoi preziosissimi consigli e i suoi grandi insegnamenti, che custodisco gelosamente nel mio archivio di conoscenze. Fino ad arrivare a conquistare il mio timido equilibrio. Mi sono affacciata in punta di piedi in questo pazzo mondo, assaporandone la genuinità e lasciando che tutto l'artificio rimanesse a chi, probabilmente, preferisce un tornaconto. Io mi sono tenuta solo le emozioni che, poco alla volta, mi avete regalato seguendo le mie avventure, le emozioni di conoscere ed entrare in contatto con persone pazzesche (e qualcuna di conoscerla anche di persona). Che esperienza ragazzi!!! Un bell'impegno, che mi tiene legata al pc a scaricare e caricare foto, a scrivere, a pubblicare, a condividere fino a notte fonda, ma.... quanto ho ricevuto da questo anno!!
E allora festeggio. Ma non con una torta. Naaa, io non sono tipa da torte. Io sono da pensieri contorti. Ho pensato: perché non mettere insieme tre ingredienti, una condizione e sperimentare qualcosa di nuovo? Ecco fatto, l'idea mi colpisce in pieno petto e sono qui a raccontarvela.
Primo ingrediente: qualcosa a cui non saprei mai rinunciare (e niente pistacchi, questa volta!! ^_^)
Secondo ingrediente: un dono ricevuto in questo anno.
Terzo ingrediente: un alimento scoperto nel corso di questa avventura.
La condizione: originalità di formato e approccio ad una nuova lavorazione.
Mio amato cioccolato, fedele compagno di vita che mai mi abbandona e mai mi tradisce, rigorosamente fondente (o bianco, nei momenti di particolare desiderio di dolcezza, perché le mezze misure non mi sono mai piaciute), che racchiude, in un'aromatizzazione delicata e particolare, un cuore di bacche di Goji (evvivaaaaaaaaaaaaaa, ce l'ho fatta anche iooooooooooo!!!!! Mi hanno concesso il mutuo!!!!) e pasta di mandorla (di cui già vi parlai qui e qui. Grazie Cristian per questo dono apprezzatissimo), con il supporto di mandorle e cioccolato bianco. Il formato? Bottoni lucidi e compatti, perfettamente riusciti, che sparano fuori con vanità da quello stampo in silicone..... ma volete mettere?


A questo punto mi sento in dovere, per chi si sente particolarmente legato alle sinapsi che danno vita alle mie ricette, di svelare il momento e il modo in cui questo pensiero ha iniziato ad avere una propria identità. Dormivo profondamente, cotta da una giornata intensa e una serata di lavoro, desiderosa solo di dimenticare il mondo per una manciata di ore e concedermi del sano e "meritato" riposo. Ma vi pare che possa stare tranquilla almeno di notte? Cuore ai limiti della soglia aerobica, occhi spalancati e..... quei ragni erano solo in un sogno.... non sono nel letto, Erica, riprendi il tuo sonno. Certo, e come lo riprendo il sogno? Pensiamo a qualcosa da cucinare? Sì, perché se pensassi ad altro a quell'ora di notte potrei anche alzare le tapparelle e prepararmi la colazione, perché sarebbe una battaglia persa riuscire a recuperare qualche ora di riposo. Così ecco che metto a fuoco l'idea di questo ripieno morbido e particolare e.... felice, con il mio sorriso sul volto, chiudo gli occhi. Credete che mi sia riaddormentata? Follia.... ma almeno è stata un'altra nottata produttiva.

Ingredienti

180 g di cioccolato fondente extra (almeno 75%)
60 g di mandorle con la pelle
40 g di pasta di mandorla
45 g di cioccolato bianco
20 g di bacche di Goji
noce moscata a piacere
cannella a piacere

Mettete le bacche di Goji in una ciotolina e copritele con acqua. Lasciatele in ammollo per almeno un'ora, in modi che ammorbidiscano.
Spezzettate il cioccolato fondente e scioglietelo a bagno maria, facendo attenzione che l'acqua non arrivi mai ad ebollizione. Unitevi noce moscata e cannella secondo i vostri gusti e mescolate facendo in modo che si crei una crema omogenea.
Cospargete, aiutandovi con un pennellino o con un cucchiaino, ciascuna cupolina dello stampo in silicone, creando uno strato piuttosto consistente di cioccolato. Ponete lo stampo in frigorifero per 20 minuti circa, fino a quando il cioccolato si sarà completamente solidificato. Ripetete l'operazione una seconda volta, formado un ulteriore strato negli stampi. Ponete nuovamente lo stampo in frigorifero, a raffreddare. Nel frattempo preparate il ripieno.
   Raccogliete in un boccale le mandorle, la pasta di mandorla, il cioccolato bianco spezzettato e le bacche, scolate dall'acqua di ammollo e leggermente strizzate. Tritate tutto, a più riprese, in modo da ottenere una pasta omogenea.
Riprendete lo stampo in silicone. Il cioccolato si sarà completamente solidificato. Sistemate in ciascuno spazio un quantitativo di impasto sufficiente a riempirlo fino ad un millimetro circa dal bordo. Compattate bene all'interno degli stampi.
Quando saranno tutti pieni e ben livellati, versate sopra il cioccolato fondente e copriteli completamente.
Pulite quanto più possibile i contorni e mettete nuovamente lo stampo in frigorifero, in modo da fare solidificare i cioccolatini appena creati. Servirà mezz'ora al massimo, ma potrete lasciarli anche tutta la notte.
Prendete, quindi, lo stampo e ribaltatelo. Estraete ciascun cioccolatino e procedete al confezionamento (o all'assaggio) come preferirete.
Io ho dovuto studiare un èscamotage per non finirli in una manciata di minuti ^_^

Con queste dosi verranno 20 cioccolatini. Certo dipenderà dalla dimensione dello stampo utilizzato. I miei bottoncini sono decisamente ciacciottosi ; ))

E voi, avete ingredienti a cui davvero non sapete rinunciare?



abc

Fette biscottate ai frutti rossi e mandorle: il piacere di pensare home made, a partire dalla prima colazione

Ci sto prendendo gusto: fare colazione con le fette biscottate home made mi piace veramente tanto. Mi piace assaporare la genuinità degli ingredienti, mi piace rincorrere la fragranza immaginata. Questa versione è stata studiata e provata più volte, prima che raggiungesse un risultato. Che non è ancora perfetto, ma è degno di nota. Sono croccantissime, questa volta senza fecola di patate o maizena. Semplicemente con farina di soia. Sono bucherellose, grazie ad una lavorazione in due fasi, che permette di sviluppare un'importante maglia glutinica, che rende la pasta elastica e alveolata. Unica pecca di questo impasto è una cottura troppo breve, a fronte di un'idratazione importante e a ingredienti che hanno reso particolarmente umido l'interno. Ma fosse semplice raggiungere un traguardo, che gusto ci sarebbe? Ah, anche la marmellata, di zucca, è rigorosamente fatta in casa. Che gusto ci sarebbe, altrimenti?

Ingredienti

266 g di farina macinata a pietra Petra 1 Molino Quaglia
50 g di farina di segale
37 g di farina di soia integrale tostata
240 g di latte di avena
40 g di acqua
30 g di mandorle
20 g di semi di lino
50 g di frutti rossi essiccati
35 g di zucchero di canna grezzo
24 g di olio evo
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
6 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale

   Mescolate le farine tra loro, unitevi il latte e l'acqua, mescolate sommariamente e lasciate riposare l'impasto per mezz'ora, coperto da un figlio di pellicola trasparente.
Tritate finemente le madorle insieme ai semi di lino. Fatelo azionando le lame a più riprese, in modo da non surriscaldare il composto. Unitevi i frutti rossi e procedete ancora, sminuzzandoli grossolanamente.
Unite l'impasto, lo zucchero, il lievito e il malto d'orzo. Impastate fino a quando avrete incorporato tutti gli ingredienti. Per ultimo unite il sale e versate l'olio a filo, lavorando continuamente la pasta. Dovrete ottenere un impasto ben incordato e molto elastico.
Sistematelo in una terrina, copritelo con della pellicola trasparente e lasciatelo lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio. A me ci sono volute 5 ore.
Infarinate una spianatoia e, a lievitazione ultimata, trasferite l'impasto. Allargatelo, sgonfiandolo con le dita. Fate una piega a 3. Allargatelo nuovamente e procedete con una piega a 4.
   A queso punto capovolgeteci sopra la terrina e lasciatelo lievitare per altre due ore, avendo cura di non esporlo a correnti d'aria.
Trascorso il tempo scopritelo, allargatelo in un rettangolo con il lato inferiore lungo quanto il lato dello stampo che utilizzerete per la cottura. Arrotolatelo su se stesso e sistematelo nello stampo, lasciando l'apertura sul fondo.
Copritelo con un foglio di pellicola spennellato di olio e lasciatelo lievitare in un luogo riparato. Quando avrà raggiunto il vordo dello stampo, inforntatelo a 200°.
   Abbassate la temperatura a 180° e fatelo cuocere 60 minuti circa.
Quando sarà pronto (fondamentale la prova coltello), sfornatelo e prelevatelo dallo stampo. Adagiatelo sul fianco sopra una gratella e lasciatelo raffreddare completamente, girandolo dal lato opposto dopo circa un'oretta.
Quando sarà completamente freddo (io ho provveduto il mattino seguente), tagliatelo a fettine non troppo spesse. Sistematele sulla griglia del forno e fatele tostare a 150°, con lo sportello appena socchiuso, per circa 45 minuti.
Girate le fette e procedete per altrettanti 45 minuti, fino a quando saranno belle toste.
Spegnete il forno, sistemate le fette biscottate sulla gratella e lasciatele raffreddare completamente.
A questo punto assaporatele o conservatele in un barattolo di vetro o in una scatola di latta. Si conserveranno tranquillamente per una decina di giorni.
Gustate le vostre fette biscottate con la confettura che più gradite.
Questa volta mi sono servita di una marmellata di zucca che avevo preparato tempo fa. Due sapori rustici, in modo differente, che altro non hanno fatto che unirsi e creare un sapore incantevole.
La vostra colazione non avrà più scuse e la ricerca di genuinità non puù che essere appagata.abc

Polpettine alla rucola su fagioli piattoni e mandorle: concorrenze tra ricordi e nuove identità

Quante volte vi sarà capitato di preparare un piatto cercando di ricreare un sapore vivo nei ricordi? I piatti della mamma difficilmente sono replicabili: c'è sempre qualcosa che li rende speciali e diversi. Questa, però, è tutt'altra faccenda. Le polpette di mia mamma, quasi sempre cotte al sugo, non sono mai riuscite a fare realmente breccia nel mio cuore. Credo fosse per il fatto che la tritata era troppo fine e che il poco condimento le rendesse troppo asciutte, all'interno. Sia chiaro, le ho sempre mangiate facendo anche scarpetta, ma ho realmente capito che avrei potuto migliorarle la prima volta in cui le preparai da me, alle prese con la mia nuova vita da single, anni e anni fa ^_^ Da lì me ne innamorai follemente. Potrei mangiare una quantità tale di polpette da rotolare giù dalla sedia. Senza controllo. Impasto veloce e non troppo minuzioso, che lasci i sapori nelle loro consistenze grossolane. Aborro il pomodoro, come accompagnamento: la mia polpetta deve essere rosolata. Croccante e saporita fuori, morbida e delicata all'interno. Umida da non richiedere un solo goccio di acqua, addolcita da verdura semplice come contorno.
In un regime alimentare sempre più consapevole, la carne entra sempre meno nei miei piatti. O meglio, determinati formati (chiamiamoli così) sono stati quasi definitivamente eliminati. La tritata mancava da un po'. Per scelta. E sempre per scelta questa volta è tornata. Si assaporano meglio, quando sono un regalo.

Ingredienti

275 g di tritata di vitello
20 g di olive di riviera
1 mazzetto di rucola
10 g di semi di zucca
240 g di fagioli piattoni puliti
15 g di mandolre
sale
olio

Mettete la tritata in una ciotola capiente. Lavate la rucola e asciugatela accuratamente. Tritatela, tenendone un poì da parte, insieme ai semi di zucca e alle olive e aggiungetela alla carne. Salate leggermente (le olive daranno già sapore). Volendo potrete aggiungere mezzo spicchio d'aglio. Personalmente trovo dia un sapore incantevole, ma ultimamente il mio stomaco fatica a sopportarlo e mi tocca assecondarlo.
Impastate tutto velocemente, amalgamando in maniera grossolana. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero.
Pulite e lavate i fagioli piattoni. Tagliateli in piccole losanghe o nella forma a voi gradita.
Scaldate un filo di olio evo in una padella e buttateci i fagioli. Fateli saltare a fiamma viva per un minuto, poi abbassate il fuoco, salate e coprite con un coperchio.
   Cuocete per una decina di minuti, dopodiché unitevi la rucola tenuta da parte a tocchetti e le mandorle schiacciate e spezzettate grossolanamente. Proseguite per altri cinque minuti la cottura, poi spegnete e lasciate da parte.
Riprendete l'impasto di carne trita e preparate tante piccole polpettine. Scaldate nuovamente dell'olio in una padella e, quando sarà ben caldo, adagiatevi le polpette. Fatele saltare bene, cercando di cuocerle uniformemente.
Quando saranno ben dorate unitevi i fagioli e lasciate insaporire sul fuoco per qualche minuto.
Una volta che i sapori saranno ben amalgamati e che la verdura avrà assorbito il fondo di cottura delle polpette, spegnete il fuoco e servite.
Con queste dosi mi sono venute 30 polpettine. Confesso di aver opposto resistenza, ma ci ho mangiato in due comode porzioni.
Umide, delicate, saporite e ben equilibrate nella loro sapidità data dai soli ingredienti.

Una piacevole rievocazione di sapori amati che lascia il sapore dolce, senza appesantire lo stomaco.
  Nelle mie polpette non c'è traccia di uovo, né di pane. Anche questa è una scelta!!


La rucola rende fresco l'impasto, le olive danno carattere e morbidezza e il formato mignon trasforma questo semplice piatto in un divertente gioco al canestro ^_^


abc

Caramelle di sfoglia con cavolini, spinaci e mandorle: consapevolezze e proiezioni dell’essere umano

Devo fare una confessione. Ebbene sì, devo proprio ammetterlo. Alzo le mani e mi arrendo ad una grande debolezza. Ho passato quasi un anno a proporvi piatti senza cadere in tentazione, ma questa volta non posso esimermi dal dichiararlo: sono sempre stata ghiottissima di pasta sfoglia. Ma ghiotta al punto da non capire più niente nel vedere una qualsiasi forma sfogliata. C'è stato un periodo della mia vita in cui avrei mangiato anche la tastiera del pc, se fosse stata in crosta di pasta sfoglia. Dolce, salata, da inzuppo o da passeggio. Ci avrei visto anche un bel cuscino, di pasta sfoglia. Legati ad essa ho ricordi pazzeschi, talvolta bizzarri e divertenti. Ricordo una volta in cui, con un'amica, andai a trovare conoscenti. Eravamo ragazzine. Ci presentammo con un vassoio di biscotti: tutti, rigorosamente, di pasta sfoglia. Pesavano meno, ce ne sarebbero stati di più, e ne avremmo mangiati in quantità industriali!! Mi vergono tutt'ora di quella figura!! Vorrei ricordarmi le loro espressioni nell'aprire il pacchetto, ma credo che il mio inconscio abbia vouto rimuoverle defiitivamente. E di proposito!!!!!
Capitò poi che, a fronte di qualche processo mentale deviante, affrontai un perido assai insolito, per la mia natura: il "non piacere" del cibo. Riabituarsi ad un approccio amichevole con l'alimentazione non fu facile. Ma fu quello il momento in cui iniziai a dare un valore diverso al cibo stesso. Così iniziai ad allontanarmi dagli alimenti che ritenevo nemici del mio corpo. E per molto tempo ho evitato di guardare alla pasta sfoglia come ad una presenza fondamentale e necessaria nella mia cucina. Oggi la mia consapevolezza mi porta a dire che, ogni tanto, quel peccatuccio di gola posso anche permettermelo. In fondo il mio palato, ben educato e abituato a determinati sapori, non trova maggior piacere nell'involucro quanto nell'assaporare il cuore di queste caramelle. E so per certo che questo amore viscerale appartiene più ad un ricordo, che al mio presente. Seppur questo sfizio abbia appagato un piccolo capriccio, tenuto latente per molto tempo. Ingredienti 1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare 8 cavolini di Bruxelles 100 g di prosciutto crudo 10 g di mandorle 60 g di spinaci cotti al vapore albume per spennelare Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e fate cuocere i cavolini per 15 minuti circa. Dovranno diventare morbidi. Terminata la cottura scolateli e raffreddateli in acqua ghiacciata. Tritate con una mezzaluna gli spinaci e le mandorle. Io non ho aggiunto sale perché la sapidità del prosciutto sarebbe stata sufficiente. Tenete da parte la crema ottenuta. Stendete il rotolo di pasta sfoglia su un piano e tagliatela in rettangoli di circa 15 cm x 20 cm (sarà sufficiente anche un quadrato di 15 cm x 15 cm). Sistemate su ciascun ritaglio mezza fettina di prosciutto crudo, un cucchiaino di battuto di spinaci e mandorle e un cavolino di Bruxelles, intero. Avvolgete il rettangolo di pasta sfoglia intorno al cavolino e attorcigliate le estremità a caramella. Sistemate le caramelle su una teglia coperta da carta forno e spennellatele in superficie con l'albume d'uovo (o, se preferiste, con il tuorlo). Cuocetele in forno a 200° per 15 minuti circa, fino a quando saranno sfogliate e ben dorate. Una volta cotte sfornatele e lasciatele intiepidire. Potrete servirle come aperitivo. Sono un piacevolissimo finger food, decisamente apprezzabile anche freddo. Sono stati i miei spuntini sfiziosi per un po' di giorni ^_^ E sono anche carinissime da guardare, non trovate?  abc

Gratin di avena con cime, pere e mandorle: un bottino che arricchisce lo spirito e il palato

La trasferta in terra torinese mi ha fruttato un bel bottino: le cime di rapa dell'orto di famiglia troneggiano nella dispensa, e di conseguenza nei piatti.
Mio padre ha confessato di averle raccolte apposta per me, sperando che mamma non facesse questioni sulla quantità, difficile da giustificare a fronte di una visita a sorpresa per il suo compleanno!!
Ma tutto è andato liscio e io sono tornata a casa con un sorriso a diecitremila denti e uno sferruzzare incessante di idee per la testa.
L'importanza della verdura nella dieta quotidiana è indiscussa. Se questa stessa proviene dal lavoro di mani sapienti, senza l'impiego di altri mezzi, se non la passione e l'amore, beh, l'importanza si amplifica. E ci insegna che il rispetto delle stagioni è tanto meraviglioso quanto ricco di insegnamenti. Anche se porta a parlare dello stesso ingrediente chiave per molto e molto tempo ^_^ Nutriamoci di genuinità e il nostro corpo ci sarà grato.

Ingredienti

40 g di avena precotta (io ne ho usati 30 g)
100 g di cime di rapa al vapore
15 g di mandorle pelate
1 pera Abate
olio evo
sale
parmigiano grattugiato
1 spicchio d'aglio

Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e fate cuocere l'avena per circa 10 minuti (normalmente per quella precotta ci vogliono 15 minuti, ma ultimeremo la cottura con le verdure).
Scaldate un filo d'olio in una padella e, quando sarà caldo, unitevi uno spicchio d'aglio schiacciato. Lavate la pera e tagliatela in piccoli pezzi. Fatela rosolare in padella, aggiungendo un pizzico di sale.
Tritate con una mezzaluna le cime di rapa e le mandorle, lasciando che siano piuttosto grossolane.
   Quando la pera sarà ben dorata eliminate l'aglio e tritate tutto ottenendo una crema grumosa. Aggiungete le cime di rapa e le madorle e fate insaporire a fuoco medio, aggiustando di sale.
Aggiungete poca acqua per rendere tutto morbido.
Quando mancheranno 5 minuti alla cottura dell'avena, trasferitela nelle verdure, insieme ad una parte di liquido di cottura (circa 200 ml). Lasciate che termini la cottura insieme alle cime di rapa, fino ad assorbire tutta l'acqua.
   Aggiungete un cucchiaio abbondante di parmigiano, spegnete il fuoco e mescolate bene il tutto.
Impiattate, coprite con altro parmigiano e fate gratinare in forno per 5 minuti circa. Quindi servite e servitevene.
Non servirà che la gratinatura diventi croccante, ma procedete secondo il vostro gusto.
Gli equilibri nelle consistenze e nel contrasto di sapori sono una condizione necessaria per piatti di questo tipo. Confortevoli, appaganti e in linea con una visione salutista della cucina e dell'alimentazione. Un modo piacevole per gustare le verdure di stagione.

abc

Crema di cioccolato bianco mandorlato all’arancia: certezze, consapevolezze e… avanti tutta

E poi ci sono quelle volte in cui non guardo in faccia nessuno. Vado dritto per la mia strada, assecondando solo i miei desideri. Le sensazioni emergono da un cumulo polveroso di pensieri e lascio che scorrano davanti agli occhi, sotto pelle, nel respiro. Mi fido di me stessa, ho imparato a comprendere che posso farlo e abbasso le armature. Voglio il sole sulla pelle e il sorriso sul viso. Sento voci, ma non ascolto. Le invidie non fanno per me, i giudizi li lascio a chi non ha sufficiente carattere e la smania di sminuire ciò che non si conosce la lascio a chi vuole credersi grande. Mi siedo su quella roccia e osservo il panorama, assaporo la strada che ho percorso e sorrido a quella che ancora mi aspetta. Un passo alla volta, è sempre stato il mio motto, e un passo alla volta riprenderò il mio cammino. Ma ora mi godo il momento. Un carico di energie e poi riprenderò. Il cioccolato bianco può essere una debolezza. Io l'ho trasformato in determinazione. Aromatizzato, corposo, soffice e vellutato in una crema che non lascia dubbi: è qui che voglio stare ed è da qui che voglio ripartire.

Ingredienti

200 g di cioccolato bianco
60 g di zucchero di canna
45 g di mandorle con la pelle
50 ml di latte di avena
95 g di succo di arancia
scorza di 1/2 arancia
1 g di agar agar

Mettete in un boccale le mandorle e lo zucchero di canna. Tritate ad intervalli, per non fare surriscaldare le mandorle, fino a quando saranno molto fini.
Lavate e asciugate l'arancio. Tagliate la scorza di mezzo frutto, facendo attenzione a prelevare unicamente la parte arancione. Inseritela nel boccale insieme alle mandorle tritate e unitevi anche il cioccolato spezzettato.
Tritate finemente tutto e fate sciogliere la crema (direttamente nel Bimby per chi lo avesse oppure a bagno maria per chi non lo avesse) aggiungendo 50 ml di latte di avena.
   Nel frattempo spremete l'arancio e con una piccola parte del succo stemperate l'agar agar (basterà la punta di un cucchiaino). Aggiungetelo al resto del succo e versatelo, a filo, vel cioccolato sciolto, mescolando continuamente. Fate cuocere per un paio di minuti.
Sterilizzate un vasetto (o due) e asciugatelo molto bene. Non dovranno rimanere tracce di acqua.
Versate il cioccolato bollente (mi raccomando è essenziale che sia molto caldo), chiudete subito il barattolino, avvolgetelo in un canovaccio e fatelo raffreddare a temperatura ambiente. Si formerà, così, il sottovuoto che vi permetterà di conservare la crema per un paio di settimane anche fuori dal frigorifero.
Se, come me, un vasetto non dovesse bastare, potrete versare la crema avanzata in un contenitore o in un barattolino piccolo, da tenere in frigorifero pronto all'uso. Vi garantisco che sarà molto difficile che duri molto, ma si conserverà comunque per diversi giorni.
Il sapore dolce, supportato dal dolce/amaro delle mandorle e reso fresco dall'aroma dell'arancia (la nosta aspra del succo vi conquisterà) renderà goloso e irresistibile ogni cenno di assaggio.
La consistenza cremosa e soffice avvolgerà il palato e non vi darà scampo. Difficile liberarsi da questo piacere.


abc

Involtini di tacchino con radicchio, parmigiano e mandorle: quando l’idea parte dal…. cuore

Sono sempre meno i piatti a base di carne che vi propongo. Ne mangio poca e quella che mangio prevede una cottura così semplice, che non merita menzione. La mia identità onnivora trova sempre più spazio in forme culinarie che non prevedono carni. Non so, è come se il pensiero di utilizzare ingredienti che nascano dalla sofferenza animale mi portasse a sentirmi più serena nello studio di altri alimenti, ed è come se questa direzione mi stimolasse maggiormente la fantasia.
Però ho ancora questa àncora che mi tiene legata alle tradizioni. Così, un giorno come tanti, ho sentito il desiderio di provare un involtino con una farcitura particolare. Effettivamente questo piatto è nato così: dal cuore. Ho idealizzato un trito di parmigiano e mandorle (rigorosamente con la pelle) in una foglia di radicchio e vi ho associato un involucro.
Piatto semplice, delicato e saporito. Che conquista proprio lì, nel cuore morbido e fragrante. Credo che, in vista dell'arrivo della bella stagione, con una buona melanzana tagliata spessa, o con un peperone carnoso possa essere un involtino ideale!!

Ingredienti

2 fettine di tacchino (le mie da 125 g l'una)
30 g di parmigiano
10 g di mandorle con la pelle
4 foglie di radicchio rosso lungo
2 fettine di prosciutto crudo
50 ml di vino bianco secco
olio evo
sale
pepe

Tritate finemente il parmigiano e le mandorle. Mescolateli tra di loroe teneteli da parte.
Lavate accuratamente le foglie di radicchio e asciugatele.
Adagiate su un piano le fettine di tacchino. Copritene ciascuna con una fettina di prosciutto crudo. Tagliate verticalmente le foglie di radicchio, in modo da poteerle appiattire e posatene due su ciascuna fetta di carne.
A questo punto coprite interamente le foglie di radicchio con la farcia di parmigiano e mandorle. La sapidità del formaggio non richiederà aggiunta di sale all'interno dell'involtino.
Arrotolate la fettina di carne, cercando di stringerla il più possibile. Chiudetela ai lati con dei piccoli spiedi o don degli stuzzicadenti-
Scaldate in una padella un filo di olio evo e, quando sarà caldo, adagiatevi gli involtini.
Fate rosolare per circa un minuto e poi girateli. Rosolateli anche dal lato opposto, poi sfumate tutto con il vino bianco.
Salate e pepate a piacere, abbassate la fiamma e coprite la padella. Cuocete per circa 15 minuti, girando di tanto in tanto gli involtini, in modo che cuociano in maniera uniforme. Se docessero asciugare troppo, aggiungete un po' di acqua durante la cottura.
Spegnete la fiamma e togliete gli spiedi. Prelevate gli involtini e tagliateli a fettine.
Impiattateli e serviteli. Gustateli caldi e filanti, non ve ne pentirete!!
I sapori decisi del parmigiano e del prosciutto contrasteranno con la delicatezza della carne e con la freschezza del radicchio.
Un buon contorno semplice e delicato farà di questa portata un delizioso secondo piatto.



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Spirelli all’ortica con crema di spinaci aromatizzata: la rarità che lascia il segno (e una pubblicità gratuita)

Non mangio abitualmente pasta. Diciamo che non la mangio quasi mai e che, quelle rare volte in cui vi cedo, preferisco impiastricciarmi le mani di uova e farina. Sia chiaro: adoro i primi piatti, li trovo veloci, sfiziosi, versatili e trovo siano uno spunto di proporzioni inimmaginabili per le fantasie culinarie. Ma il mio indottrinamento alimentare (fosse solo quello!!) mi spinge a seguire ferree linee guida.
Alla luce di tutto questo, talvolta mi conforta sentirmi un essere umano con le sue eccezioni e i suoi punti deboli, e talvolta mi diverto anche a sgarrare alle mie regole (insomma, faccio tutto da me ^_^). Così mi sentii attratta in un modo talmente totalizzante da quel pacco di spirelli all'ortica dell'Alce Nero (ah, è pubblicità? Beh, a me nessuno paga per questo, e mi sento libera di consigliare un buon prodotto solo perché, dopo averlo assaggiato, lo ritengo meritevole) da non poter opporre resistenza. Mi dissi che quel giorno in cui avrei voluto incappare in un tranello, l'avrei fatto con stile. Per molto tempo ho guardato il pacco, ancora chiuso, nella dispensa, senza riuscire a trovare il vestito adatto. Fino al giorno dell'illuminazione. Se cedo, cedo con stile. Un formaggio come il taleggio in casa Cuocherellona è comparso una volta soltanto e l'acquisto è stato veramente misurato, o per lo meno ci ho provato. "Un etto scarso può andare bene? Va beh, è un etto e 30, lascio?". Solite scene da gastronomia! Se avessi dato ascolto al diavolo che abita il mio stomaco avrei preparato tutto il mezzo chilo di pasta, invece vi garantisco che, a meno che non inviti il vicinato a pranzo, ne avrò ancora per un annetto buono, viste le mie dosi e la frequenza dei miei strappi alla regola. Ma ne vale la pena. Ne è valsa la pena. Questa ricetta entra di diritto nella lista dei migliori piatti di sempre.

Ingredienti

60 g di spirelli all'ortica Alce Nero
50 g di taleggio DOP
2 cespi di spinaci freschi
1 mandarino (la buccia)
10 g di mandorle con la pelle
5 g di olio evo
sale

Lavate bene il mandarino e asciugatelo accuratamente. Sbucciatelo e tritate finemente la buccia con la mezzaluna.
Lavate gli spinaci e fateli cuocere a vapore, o in padella, fino a renderli morbidi. Trasferiteli in un bicchere di plastica, salateli e unite l'olio. Frullateli fino ad ottenere una crema vellutata e cremosa. Assaggiate e correggete, eventualmente, di sale.
Una volta che la crema sarà pronta, cersatevi la scorza del mandarino tritata, mescolate e lasciate riposare e insaporire per un paio d'ore.
Portate ad ebollizione abbondante acqua salata e fate cuocere gli spirelli al dente. Mi raccomando al tempo di cottura: consiglio di scolarli un paio di minuti prima del tempo indicato sulla confezione, in modo da non farla scuocere nel passaggio successivo in forno. In ogni caso seguite il vostro gusto.
Nel frattempo tagliate il taleggio in fettine sottili e pulitelo dalle croste. Lasciatene 1/3 in fettine e 2/3 tagliateli a dadini.
Quando sarà ora scolate la pasta e trasferitela in un contenitore capiente. Versateci la crema di spinaci e la parte di taleggio tagliata a dadini. Rovesciatela, quindi, in una pirofila (non servirà ungerla.... siate parsimoniosi sui grassi!!).
Coprite la superficie con le fettine di formaggio rimaste. Portate il forno alla temperatura di 200° e infornate la pirofila in un ripiano alto. Fatela gratinare per 10 minuti, dopodichè estraete la pirofila.
Mescolate velocemente con una forchetta, in modo da uniformare il formaggio, e cospargete la superficie con le mandorle tritate.
Fatela gratinare ancora per 5 minuti, quindi servite.
E' decisamente sfiziosa da gustare nella stessa pirofila di cottura, poichè il calore che verrà irradiato anche dopo averla sfornata manterrà il formaggio morbido e cremoso. Utilizzate, quindi, pirofile o cocottes monoporzione e sbizzarritevi sulle quantità.

Onestamente, avessi avuto due porzioni a disposizione, avrei fatto fatica a resistere alla seconda!! ^_^ Ma mi conosco, e studio la tattica!

Non è forse un tripudio di sapori da togliere il fiato?

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Crocchette di salmone e cavolini di Bruxelles in crosta di Venere: la totalità dei sensi che infrange il bon ton

Quello che mi lega al riso venere è un amore viscerale. Il suo colore intenso mi travolge, quasi mi ipnotizza. L'aroma che sprigiona in cottura mi abbraccia infondendomi forza e conforto. La delicatezza del suo sapore mi coccola e la sua consistenza mi sussurra, all'orecchio, accostamenti talvolta bizzarri. Il suo incontro è una di quelle magie che archivio come esperienza sensoriale, dove tutto inizia dall'approccio visivo per finire a coinvolgere ogni senso. Quando pensai ad una panatura, creata con questo magico elemento, non incontrai dubbi. Sapevo che il risultato sarebbe stato all'altezza delle mie aspettative, se non oltre.
Tritando quei chicchi intensi, nel colore e nel sapore, il sorriso di soddisfazione già illuminava il mio volto. Il cuore ha carattere, ma rispetta la delicatezza di sapori. La struttura è essenziale, il bilanciamento è il puntino sulla "i".

Ingredienti

200 g di salmone fresco pulito
10 cavolini di Bruxelles
15  di mandorle (con la pellicina)
1 cucchiaino di curcuma
sale
noce moscata
pepe
olio evo
pangrattato di riso venere (ottenuto da 35 g di riso venere)

Mondate i cavolini togliendo le foglie più esterne. Tagliateli a metà e fateli bollire, in acqua salata, per una decina di minuti.
Quando saranno morbidi (ma non troppo) scolateli e gettateli in un recipiente di acqua ghiacciata, in modo da fermare la cottura.
Versateli nel boccale, insieme al salmone pulito e privato della pelle, alle mandorle, al sale, al pepe, alla noce moscata e alla curcuma. Le quantità delle spezie possono variare in base ai vostri gusti. Le mandorle le aggiungo insieme al resto degli ingredienti, in modo che non diventino troppo fini.
Tritate tutto fino ad avere un composto omogeneo, ma non troppo uniforme. Assaggiate ed eventualmente correggete di sale.
Preparate, ora, il vostro pangrattato, tritando i chicchi crudi di riso venere. Lasciate lavorare le lame per diverso tempo, in modo che si formino granelli piuttosto piccoli.
Prelevate un po' di impasto e lavoratelo tra le mani umide, dando una forma sferica. Passate, ora, la polpettina sul pangrattato, allungandone la forma a cilindro.
Fate in modo che la panatura ricopra perfettamente tutta la superficie.
Adagiate ciascuna crocchetta, così ottenuta, su una tegliarivestita da carta forno. Io ho cosparso anche un po' d'olio, proprio un filo, che non lasciasse secco l'impasto in cottura. Procedete con il restante impasto, fino al termine.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 200°. Infornate e cuocete per 20 minuti, in funzione ventilata. Trascorso il tempo, girate le crocchette sul lato opposto e proseguite la cottura per altri 10 minuti.
Alla fine dovrete ottenere delle crocchette dalla crosticina bella croccante. Il tatto vi aiuterà a valutare la cottura.
Sfornatele e servitele molto calde.

Il piacere di gustarle con le mani, a parere mio, amplifica i sapori. Del resto ci sono cose che devono infrangere le reole del bon ton!!

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