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Torciglioni lievitati con semi di lino e semi di chia: il riscatto delle buone abitudini assopite

E' da una vita che non mi dedico più ai lievitati. Mettiamoci il tempo, sempre risicato. Mettiamoci la totale mancanza di capacità di trasmissione d'amore per una preparazione che non può essere sommaria e lasciata al caso. Mettiamoci la credenza (e la prova) che la totale assenza di influssi positivi è direttamente proporzionale al fallimento. Mettiamoci quello che vogliamo, scuse o realtà, sta di fatto che le mie scelte, ultimamente, volgono sempre più su pietanze differenti. Però non mollo, e di tanto in tanto mi lancio in qualche sfida all'ultimo estremismo. Avevo preso del lievito madre essiccato, totalmente naturale, nel mio spaccio personale di farine e simili. Lo avevo preso parecchio tempo fa e in tutto questo tempo l'ho conservato in un barattolino di vetro graziosissimo, lì in prima fila nella mia dispensa. MAI USATO. Così, quando torno dalla mia fornitrice, mi dice che probabilmente quello sarà diventato un cimelio, più che un alleato. Ma ci provo ugualmente. Esatto. Un simil cimelio. La lievitazione non è stata all'altezza dei migliori auspici, ma questi torciglioni sono di una chiccheria d'altri tempi.
Ho messo insieme sapori e ingredienti che amo: la sfogliatura con il burro d'arachidi, i semi di lino, quelli di chia e farine speciali!! Insomma, il risultato è comunque un abbraccio avvolgente e dolce che mi spinge non solo a riprovarci, ma a rendere giustizia ai miei desideri assopiti.

Ingredienti

35 g di semi di lino
20 g di semi di chia
400 g di farina Petra 1
100 g di farina di segale Jurmano
80 g di malto d'orzo
35 g di lievito madre secco naturale
380 g di latte di soia tiepido
50 ml di olio di semi di soia
1 g di sale
40 g di burro di arachidi
1 cucchiaio di zucchero di canna Dulcita

Inserite in un boccale i semi di lino e quelli di chia. Tritate velocemente. Unite le farine, il lievito, il malto d'orzo e iniziate ad impastare. Unite poco alla volta il latte, poi il sale.
Per ultimo versate l'olio a filo, facendolo assorbire perfettamente all'impasto. Ricaverete una pasta ben incordata, che metterete in una terrina. Copritela con un foglio di pellicola trasparente, quindi lasciatela lievitare per 24 ore.
   Una volta trascorso il tempo, stendete la pasta su una spianatoia infarinata e copritene 2/3 con il burro di arachidi. Effettuate una piega a 3, avvolgete la pasta nella pellicola e lasciatela riposare in frigo per 2 ore. Riprendetela, stendetela nuovamente e procedete con una piega in 4. Avvolgetela nuovamente nella pellicola e lasciatela altre 2 ore in frigorifero.
Riprendete quindi l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa un centimetro. Tagliatela in due e copritene una metà con lo zucchero di canna. Sovrapponete l'altra metà e tagliate rettangoli di circa 8 cm x 15 cm.
Effetturate un taglio, nel verso della lunghezza, che divida il rettangolo in due, lasciando un'estremità unita.
Attorcigliate ciascun braccetto e poi intrecciate tra di loro le due estremità. Unitele al fondo e ponete ciascun pezzo su una teglia coperta da carta forno.
Lasciate liecitare ancora per un paio d'ore, quindi accendete il forno e portatelo alla temperatura di 180°.
Spennellate la superficie delle brioches con un'emulsione di latte di soia e olio, quindi infornate. Cuocete per circa 45 minuti, fino a quando sulla superficie si formerà una crosticina dorata.
A questo punto sfornate e lasciate raffreddare completamente i torciglioni.

Non vi rimane che divertirvi a sfogliarli e ad assaporarli nella loro consistenza rustica e inebriante.

Io mi dedico questa coccola solo una volta la settimana, la domenica mattina. La tentazione è forte, ma non è forse vero che il desiderio del piacere è esso stesso piacere?

In ogni caso vi avviso: ora il lievito madre secco è nuovo e ben conservato. Non si può più sbagliare ^_^

abc

Bocconcini di pane alla segale: il piacere di concedersi uno sgarro e di condividere amore

Seppur faccia soggettiva difficoltà a resistere di fronte ad una qualsiasi forma di pane, soprattutto se scrocchiosa, ho imparato a tenermi lontana dalla tentazione di addentarne morsi, cambiando un po' le abitudini di alimentazione. L'unica occasione per cui il pane non manca dalla mia tavola è quando ho ospiti. Non posso certo obbligare dei cari amici a privarsi di un piacere simile ^_^ E mai possa accadere che sulla tavola compaia un pane acquistato. Perché, voglio dire, dal momento che debba essere pane, che almeno sia impastato con le mie manine ^_^ Così diventa un'occasione per sperimentare forme nuove (ma non ditelo ai miei ospiti) e per cedere al piacere della rarità, con qualcosa di genuino. Poi volete mettere la gioia del mettere le mani in pasta e di sporcarsi di farina, paciugarsi fino al gomito e ridurre la cucina ad una polveraia che non teme inquisizioni? Questo pane, anche lui, nasce così. Non un'idea precisa. Solo farine selezionate (e buonissime) e tanto amore da far defluire. Sono venuti speciali: fragranti, scrocchiosi, soffici nel cuore e avvolgenti. Sia in un contesto salato..... sia con un bel quadrotto di cioccolato, sanno farsi apprezzare al meglio!!

Ingredienti

225 g di farina Petra 1
75 g di farina di segale Jurmano
mescolae e così suddivise:

Per il poolish
150 g di farina (75% di Petra 1 e 15% di segale Jurmano)
18 g di lievito madre essiccato (naturale)
150 g di acqua

Per l'impasto
Poolish
150 g di farina (75% Petra 1 e 15% di segale Jurmano)
10 g di lievito madre essiccato
60 g di acqua
8 g di sale
22 g di malto di riso

Setacciate e mescolate le farine. Prelevatene 150 g e metteteli in una terrina, insieme allo lievito madre secco. Aggiungete 150 g di acqua e mescolate velocemente fino a quando tutta la farina sia bagnata. Coprite con la pellicola trasparente e lasciate riposare circa 3 ore.
Trascorso il tempo pesate e preparate tutti gli ingredienti che vi serviranno per l'impasto. Io ho eseguito tutto a mano, senza ausilio del Bimby o di qualsivoglia impastatrice.
Unite alla restante farina il lievito e mescolate. Poi unite il poolish. Aggiungete l'acqua e il malto di riso e impastate fino ad ottenere un composto omogeneo. Per ultimo unite il sale. Impastate ancora cercando di dare una consistenza uniforme alla pasta. Risulterà piuttosto appiccicosa, ma evitate di unire altra farina.
Ponetelo in una terrina, copritelo con la pellicola trasparente e lasciatelo lievitare fino al raddoppio. A me ci sono volute circa 4 ore. Quando sarà pronto scoprite l'impasto, trasferitelo su una spianatoia infarinata ed eseguite le pieghe come dimostrato nel video. Lasciatelo riposare ancora una decina di minuti, poi tagliatelo in pezzature a vostro piacere. Io ho ottenuto tanti bocconcini, ma potreste creare anche dei filoncini.



Disponeteli su una teglia coperta da carta forso leggermente infarinata e lasciateli riposare per circa un'ora.
Accendete, quindi, il forno e quando avrà raggiunto la temperatura di 190° infornate e lasciate cuocere per 30 minuti circa.
Controllate che la doratura sia uniforme. Il tempo di cottura potrà variare in base alla dimensione delle vostre forme e in base alle caratteristiche del forno. Regolatevi di conseguenza. Quando sarà pronto, sfornate il vostro pane e lasciatelo raffreddare.
Ecco pronti i vostri bocconcini fragranti, da gustare da soli, oppure da farcire come meglio crediate.

Di certo c'è che la scelta di farine speciali e assolutamente di qualità vi regalerà una indimenticabile esperienza di assaggio ^_^


abc

Saccottini d’orzo al cioccolato: la strada dei sapori rustici che appaga cuore e palato

Mi piacciono le farine rustiche. Quelle integrali. I semi. Tutte quelle cose che non renderanno mai un impasto sfogliato. Ma non posso farne a meno. Credo che, nel momento stesso in cui ci si accosti alla fragranza di certi alimenti, sia difficile separarsene. Perché quando dico integrale, la componente integrale deve superare almeno il 60% del totale. Perché quando dico pochi grassi, la quantità non deve mai andare oltre la metà di quella proposta tradizionalmente. Perché quando dico salutare, devono esserci solo ingredienti che diano il loro apporto nutrizionale prezioso. Perché quando dico senza zucchero, sfrutto la dolcezza naturale di altri ingredienti. E tutto questo mi piace. Tutto questo va oltre una sfogliatura. Tutto questo mi riempie di entusiasmo e soddisfazione. Questi saccottini sono certo lontani da quei meravigliosissimi bocconcini francesi, lo so. Ma sono morbidi, sono fragranti, sono ruvidi da intrappolare senza scampo quel cioccolato fuso, sono rustici da togliere il fiato e riempiono naso, occhi e palato di puro piacere. E sono senza uovo ^_^

Ingredienti

130 g di farina di Manitoba biologica
55 g di farina d'orzo (io Baule Volante)
125 g di farina d'orzo integrale (io Bongiovanni)
25 g di semi di lino
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
220 g di latte di soia
85 g di malto di riso bio
40 g di olio di semi di soia
1 pizzico di sale
130 g di cioccolato fondente
15 g di margarina + 50 g per la sfogliatura

Tritate (o pestate in un mortaio) i semi di lino. Unite le farine e il lievito e mescolate rendendo tutto uniforme.
Unite il malto di riso e mescolate grossolanamente. Versate poco latte di soia alla volta e impastate. Aggiungete il sale e, a filo, l'olio di semi di soia. Lavorate a lungo l'impasto, in modo da favorire la formazione della maglia glutinica.
Quindi mettete l'impasto in una ciotola, copritelo con un foglio di pellicola trasparente e lasciate lievitare fino al raddoppio in un luogo tiepido. A me ci sono volute 5 ore.
A questo punto riprendete l'impasto e lavoratelo ancora, su una spianatoia infarinata, per qualche minuto. Mettetelo nuovamente nella ciotola, copritelo, e lasciatelo lievitare per un paio d'ore. Dovrà nuovamente gonfiare e diventare soffice.
Trascorso il tempo necessario, infarinate la spianatoia e stendete la pasta in un rettangolo. Copritene 2/3 con la margarina ed effettuate la prima piega a tre, iniziando dalla parte di impasto libera dalla margarina. Avvolgete l'impasto nella pellicola e lasciatelo riposare in frigo per circa 45 minuti. Riprendete l'impasto e stendetelo nuovamente. Praticate un'altra volta la piega a tre e fatelo riposare nuovamente in frigo. Trascorsi i 45 minuti ripetete l'operazione, questa volta con una piega a quattro (prima a metà in un verso, poi a metà nell'altro). Fate riposare l'impasto ancora per 45 minuti.
Nel frattempo prendete il cioccolato e tagliatelo, a coltello, in piccole scaglie. Tenetele da parte.
Quando la pasta sarà printa, stendetela in una sfoglia spessa non più di un centimetro. Tagliatela in rettangoli alti circa 10 centimetri e lunghi circa 20.
Sistemate alle estremità di ciascun rettangolo qualche scaglia di cioccolato, quindi arrotolate le due parti verso il centro.
Sistemate i saccottini su una teglia coperta da carta forno e fateli riposare per un paio d'ore. Se, come me, voleste lasciarli tutta la notte per averli pronti da infornare al mattino, metteteli in frigorifero.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 190°. Spennellate i saccottini con del latte di soia o con dell'albume. Infornateli e fateli cuocere per 30 minuti, controllando che non scuriscano troppo e che la cottura sia uniforme.
Sfornateli e lasciateli intiepidire. Quindi assaporatene tutta la deliziosa fragranza.

Quella gocciolina di cioccolato vi conquisterà e l'intenso sapore rustico non vi farà desiderare altro.


abc

Torta di farro al limone: il piacere di andare dritto al cuore delle cose

Non mi accontento. No, mai. Quasi mai. Se vedo una bella immagine di un pane, di un dolce o di un qualsiasi lievitato, ho bisogno di assaporarne, almeno visivamente, l'interno. Mi piace andare al cuore, mettiamola così. Così quando vidi la magnifica torta proposta da Valentina sulla sua splendida pagina Un giorno speciale non mi diedi pace. Assaporai con gli occhi quegli ingredienti che subito mi colpirono e fui davvero curiosa di assaggiare l'interno di quel dolce insolito. Allora pensai: provala e vedrai. E così feci. Le farine speciali difficilmente mancano dalla mia dispensa, per cui mi rimboccai le maniche e via, iniziai a mescolare, sbattere, impastare e dare forma. Il sapore rustico di questa torta è sfiziosissimo. Non stanca, incuriosisce e rapisce. E' una torta adatta all'inzuppo della colazione, o ancora un'ottima base da farcire. Intrigante nell'aroma e semplice al palato. Un dolce che riempie con il profumo della cottura, prima che con il sapore dell'assaggio. Una piccola modifica allo zucchero, che utilizzo esclusivamente grezzo ed ecco questa meravigliosa proposta di Valentina deliziare le mie colazioni.
Chi di voi, adesso, si fa portavoce di questa delizia?

Ingredienti

45 g di farina di farro integrale
155 g di farina di farro bianca
85 g di zucchero di canna Mascobado
2 uova
20 g di olio evo
50 g di succo di limone
scorza di 1 limone
1/2 bustina di lievito per dolci

Setacciate e mescolate le farine con il lievito. Tenete da parte.
Preparate gli ingredienti: grattate la scorza del limone, precedentemente lavato, spremetene il succo, separate i tuorli dagli albumi. Unite lo zucchero, il succo e la scorza grattugiata del limone ai tuorli.
Sbatteteli con una frusta elettrica fino a creare un composto morbido. Unite l'olio a filo, sempre con le fruste in movimento.
   A questo punto aggiungete poca farina alla volta, incorporandola perfettamente al composto. Quando l'avrete unita tutta, tenete l'impasto da parte.
Sbattete gli albumi montandoli a neve ferma. Versate, quindi, tutto nell'impasto e amalgamate con delicatezza, mescolando dal basso verso l'alto.
Accendete il forno e portatelo alla temperatura di 175°.
Foderate una teglia (io ho usato uno stampo di 20 cm di diametro) con carta forno e versate dentro l'impasto. Livellatelo leggermente e infornate.
Cuocete la torta per circa 40/45 minuti (provate con la lama di un coltello a verificare che l'interno sia ben cotto)., quindi spegnete e sfornate la teglia.
Lasciatela raffreddare bene, quindi estraete la torta e tagliatela a fettine.


Gustatela come meglio preferite: nella sua soffice fragranza, con una farcitura o una dolce colata di cioccolato.
In ogni caso saprà regalarvi indimenticabili momenti di piacere.
Io l'ho accompagnata con la mia specialissima marmellata di pere agrumate allo zenzero. Una prelibatissima affinità!!abc

Fette biscottate allo yogurt, vaniglia e amaretti: fatale fu quel giorno, maestoso è il risultato

La prima volta in cui mi accostai all'idea di prepararle in casa ne ero già convinta. Inizierai a mangiare fette biscottate a colazione, mi dissi. Io che solo per un breve periodo della mia giovinezza mi sono dedicata a questo tipo di croccantezza (ettecredo, non avevo ancora assaggiato queste), poco incline a quel sapore piatto e banale, sapevo che sarebbe iniziata una lunga staffetta alla caccia di sapori nuovi e di bilanciamenti giusti affinché friabilità e croccantezza potessero soddisfarmi. Mi cimentai subito con la versione bicolore, perché sia mai che si cominci con qualcosa di semplice e scontato. Arrivai a seguire il metodo di Fulvia, seppur senza pasta madre, nella versione nocciolata. Perfezionai il tiro (difficile dopo le precedenti) con quelle ai frutti rossi, che mi sono costate un paio di fallimenti, prima di arrivare al risultato desiderato. Poi arrivai a questa ipotesi, con la farina di soia, con lo yogurt, gli amaretti e farine speciali. Ho mangiato abbozzi deformi di fette biscottate per 3 settimane, ma ci sono riuscita: ecco a voi la fetta biscottata che, ad oggi, raggiunge il livello massimo di croccantezza e friabilità. Soddisfatta è dire poco!!!!

Ingredienti

197 g di farina Petra 1
63 g di farina di soia biologica integrale tostata
96 g di farina integrale
126 g di acqua
150 g di yogurt greco alla vaniglia con 0% di grassi
60 g di Nocciolini Bonfante (o amaretti)
25 g di crusca di grano
11 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
7 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)

Tritate gli amaretti non troppo finemente e teneteli da parte.
Miscelate le farine setacciate (soprattutto quella di soia). Versate l'acqua e mescolate velocemente. Fate riposare l'impasto per circa 1 ora. Trascorso il tempo unitevi lo yogurt, gli amaetti, la crusca di grano, il lievito e il malto. Iniziate ad impastare, amalgamando bene gli ingredienti. Lavorate bene la pasta fino a quando sarà compatta ed elastica.
A questo punto date all'impasto la forma di un panetto e mettetelo a lievitare, in una ciotola coperta da pellicola trasparente, fino al raddoppio. A me ci sono volute 6 ore. Abbiate cura di tenerlo al riparo da correnti di aria. Il tempo di lievitazione potrà variare anche in base alla temperatura presente .
Riprendete la vostra pasta e stendetela, su una spianatoia infarinata, in un rettangolo spesso circa un centimetro. Effettuate una piega a tre, poi stendetelo nuovamente. Praticate un'altra piega a tre e lasciatelo riposare per un paio d'ore sotto la ciotola, che capovolgerete sopra. Trascorso il tempo, allargatelo ancora con il mattarello, a formare un rettangolo con il lato più corto lungo quanto lo stampo che utilizzerete per la cottura.
Arrotolatelo su se stesso mantenendo come lunghezza quella del lato più corto, poi adagiatelo all'interno dello stampo. Copritelo con un foglio di pellicola leggermente unto e fatelo lievitare fino a quando avrà raggiunto il bordo dello stampo stesso. Accendete il forno e portatelo ad una temperatura di 200°. Quando l'avrà raggiunta infornate lo stampo e abbassate a 175°. Cuocete per circa 1 ora. La superficie dovrà risultare dorata e l'interno compatto (se non ne foste certi fate la prova del coltello).
Sfornate il pane e sfilatelo dalla teglia. Posatelo su una gratella appoggiato su un fianco e lasciate che raffreddi completamente.
Io l'ho lasciato tutta la notte.
Quando sarà pronto tagliatelo a fettine non troppo spesse.
Sistemate le fettine sulla griglia del forno e fatele tostare a 150°, con il forno semi aperto, per circa 20 minuti, girandole un paio di volte affinché rimangano croccanti uniformemente.
A questo punto sfornatele e lasciatele raffreddare (ce la farete?)
Le sentirete immediatamente croccanti e la loro friabilità vi conquisterà all'istante.

Questa volta lascio libera interpretazione all'accompagnamento. Che sia marmellata, cioccolato o semplice miele (o sciroppo d'agave, o malto di riso), non avrete scampo: anche voi siete nella rete del fettebiscottatore seriale.

abc

Schiacciata rustica dolce alle castagne con pinoli e semi: ultimi assaggi di quel che è stato e il cambio di stagione

La colazione della domenica, quella lunga attesa che appaga il palato. Mi tocca fare una precisazione. In tempi in cui ero molto più rigorosa nel rispettare le regole alimentari (parlo di quelle legate ai dolci, prima che i dolci venissero trasformati in "dolci dalle spiccate e salubri proprietà" - cosa non si fa per convincersi!!), riservavo alla domenica l'unico momento di vera dolcezza. Non un biscottino (uno... si fa per dire) insieme al caffè dopo essermi deliziata con un paio di kiwi, oppure una mela, una frittatina di albumi, avena e semi di lino e un bel litrozzo di tè verde deteinato, che è la mia colazione quotidiana. No, appena un frutto e poi.... DOLCE!!! Un cappuccino per giganti, che poi mi vedeva alle prese con coliche per le due ore successive, ma guai togliermi quel piacere, e un bel dolce che sostenesse l'imponenza della tazza. Ora che, invece, la scusa del dolce ricco di spiccate e salubri proprietà porta a concedermi un quantitativo ben più consistente di dolcezza anche dopo la colazione da marines quotidiana (lo so, è una colazione che sfamerebbe un esercito!), quella della domenica passa più inosservata. Certo è che non manca il divertimento nel preparare lievitati di ogni genere, da far crescere tutta la notte e da infornare la domenica stessa. Questo rimane. Rimane il piacere di coccolarsi con qualcosa di nuovo, casalingo (ormai non è una novità) e sano. Così, in una pausa da croissant di cui ho proposto migliaia di versioni, ecco quella voglia di schiacciata dolce. E quella farina mi guardava dritto negli occhi. Come poter resistere?

Ingredienti

145 g di farina Manitoba bio
65 g di farina di castagne
90 g di farina di mais fioretto
80 g di zucchero di canna grezzo + 10 g per la farcitura
175 g di latte di avena tiepido + q.b. per spennellare
20 g di olio evo + q.b. per spennellare
5 g di malto d'orzo
9 g di lievito madre secco
1 pizzico di sale
15 g di pinoli
20 g di semi di girasole

Setacciate le farine e mescolatele con lo zucchero di canna grezzo, il lievito e il malto d'orzo.
Fate intiepidire il latte (a 26°) e unitelo all'impasto, mescolando per amalgamare tutto. Aggiungete il sale e versate l'olio a filo, facendolo assorbire bene. Impastate fino ad ottenere un panetto compatto, che riporrete in una terrina e farete lievitare, coperto e in un luogo tiepido, per circa 6 ore.
Quando sarà raddoppiato di volume riprendetelo e stendetelo, sgonfiandolo con le dita, in un disco spesso circa un paio di centimetri.
Versate sulla superficie il mix di pinoli, semi di girasole e zucchero. Arrotolatelo su se stesso e poi ancora nel verso opposto, in modo che tutto venga perfettamente incorporato alla pasta.
Lasciate riposare l'impasto per un paio d'ore (almeno, ma io per necessità l'ho lasciato tutta la notte), sempre in una terrina coperta da un foglio di pellicola trasparente.
Quando sarà nuovamente gonfiata e diventata soffice, stendete la pasta in una sfoglia rotonda, lasciandola piuttosto spessa.
Praticate dei tagli a croce sulla superficie e spennellate con l'emulsione di latte di avena e olio.
Cospargete la superficie con un po' di zucchero di canna e infornate, a 200°, per circa 30 minuti.
Controllate la cottura: la farina di castagne e lo zucchero di canna conferiscono all'impasto una colorazione di per sé scura, per cui fate attenzione a non farla dorare troppo in cottura. Verificate che sia ben cotta alla base, dopodiché sfornatela e lasciatela intiepidire.
Rimarrà molto morbida all'interno e croccante in superficie. Lo zucchero ne amplificherà la fragranza e l'impasto rustico saprà deliziarvi.
Nel caso in cui non abbiate occasione di finirla in tempi ragionevoli (^_^) potrete congelarla senza problemi, una volta raffreddata completamente.

Dopo aver proposto una focaccina alle castagne con le mele (qui) e aver apprezzato l'abbinamento, posso confermare che anche una versione più rustica, con l'aggiunta di frutta secca e semi, dà assolutamente un valore a questa farina che, per stagionalità, va verso il capolinea.

Ultimi assaggi di dolcezza autunnale prima di nuove esaltanti avventure ^_^abc

Fette biscottate ai frutti rossi e mandorle: il piacere di pensare home made, a partire dalla prima colazione

Ci sto prendendo gusto: fare colazione con le fette biscottate home made mi piace veramente tanto. Mi piace assaporare la genuinità degli ingredienti, mi piace rincorrere la fragranza immaginata. Questa versione è stata studiata e provata più volte, prima che raggiungesse un risultato. Che non è ancora perfetto, ma è degno di nota. Sono croccantissime, questa volta senza fecola di patate o maizena. Semplicemente con farina di soia. Sono bucherellose, grazie ad una lavorazione in due fasi, che permette di sviluppare un'importante maglia glutinica, che rende la pasta elastica e alveolata. Unica pecca di questo impasto è una cottura troppo breve, a fronte di un'idratazione importante e a ingredienti che hanno reso particolarmente umido l'interno. Ma fosse semplice raggiungere un traguardo, che gusto ci sarebbe? Ah, anche la marmellata, di zucca, è rigorosamente fatta in casa. Che gusto ci sarebbe, altrimenti?

Ingredienti

266 g di farina macinata a pietra Petra 1 Molino Quaglia
50 g di farina di segale
37 g di farina di soia integrale tostata
240 g di latte di avena
40 g di acqua
30 g di mandorle
20 g di semi di lino
50 g di frutti rossi essiccati
35 g di zucchero di canna grezzo
24 g di olio evo
12 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
6 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale

   Mescolate le farine tra loro, unitevi il latte e l'acqua, mescolate sommariamente e lasciate riposare l'impasto per mezz'ora, coperto da un figlio di pellicola trasparente.
Tritate finemente le madorle insieme ai semi di lino. Fatelo azionando le lame a più riprese, in modo da non surriscaldare il composto. Unitevi i frutti rossi e procedete ancora, sminuzzandoli grossolanamente.
Unite l'impasto, lo zucchero, il lievito e il malto d'orzo. Impastate fino a quando avrete incorporato tutti gli ingredienti. Per ultimo unite il sale e versate l'olio a filo, lavorando continuamente la pasta. Dovrete ottenere un impasto ben incordato e molto elastico.
Sistematelo in una terrina, copritelo con della pellicola trasparente e lasciatelo lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio. A me ci sono volute 5 ore.
Infarinate una spianatoia e, a lievitazione ultimata, trasferite l'impasto. Allargatelo, sgonfiandolo con le dita. Fate una piega a 3. Allargatelo nuovamente e procedete con una piega a 4.
   A queso punto capovolgeteci sopra la terrina e lasciatelo lievitare per altre due ore, avendo cura di non esporlo a correnti d'aria.
Trascorso il tempo scopritelo, allargatelo in un rettangolo con il lato inferiore lungo quanto il lato dello stampo che utilizzerete per la cottura. Arrotolatelo su se stesso e sistematelo nello stampo, lasciando l'apertura sul fondo.
Copritelo con un foglio di pellicola spennellato di olio e lasciatelo lievitare in un luogo riparato. Quando avrà raggiunto il vordo dello stampo, inforntatelo a 200°.
   Abbassate la temperatura a 180° e fatelo cuocere 60 minuti circa.
Quando sarà pronto (fondamentale la prova coltello), sfornatelo e prelevatelo dallo stampo. Adagiatelo sul fianco sopra una gratella e lasciatelo raffreddare completamente, girandolo dal lato opposto dopo circa un'oretta.
Quando sarà completamente freddo (io ho provveduto il mattino seguente), tagliatelo a fettine non troppo spesse. Sistematele sulla griglia del forno e fatele tostare a 150°, con lo sportello appena socchiuso, per circa 45 minuti.
Girate le fette e procedete per altrettanti 45 minuti, fino a quando saranno belle toste.
Spegnete il forno, sistemate le fette biscottate sulla gratella e lasciatele raffreddare completamente.
A questo punto assaporatele o conservatele in un barattolo di vetro o in una scatola di latta. Si conserveranno tranquillamente per una decina di giorni.
Gustate le vostre fette biscottate con la confettura che più gradite.
Questa volta mi sono servita di una marmellata di zucca che avevo preparato tempo fa. Due sapori rustici, in modo differente, che altro non hanno fatto che unirsi e creare un sapore incantevole.
La vostra colazione non avrà più scuse e la ricerca di genuinità non puù che essere appagata.abc

Croissant ai cereali e segale con burro di soia: quel giorno che cambiò il modo di vedere le cose

Era dal giorno in cui lo scoprii e ve ne parlai, che avevo ben chiaro uno dei suoi utilizzi. Il burro di soia nella sfogliatura di un croissant ci sarebbe dovuto andare di default ^_^ Non posso negare che, con il continuo impiego in diverse preparazioni, sto imparando a conoscere questo ingrediente e a valutarne le caratteristiche. Il croissant di oggi è uno degli esperimenti, a cui ne seguiranno sicuramente altri. La scelta di farine rustiche e ricche e la presenza di buona parte di burro anche nell'ipasto hanno reso la pasta di questa brioche molto morbida all'interno e croccante in superficie, conferendo una fragranza pazzesca, ma togliendo la sofficità classica di un croissant sfogliato. Seppur ami follemente il cuore sofficioso e leggero, non riesco a resistere al richiamo di questi sapori, che avvolgono il palato in un balletto di sapori intensi.
La farcitura è DOC, ma potrete sbizzarrirvi a vostro piacimento!! Insomma, pensate ad una coccola e viziatevi, la soddisfazione è garantita. Io intanto elucubro su una nuova versione.



Ingredienti

200 g di farina ai cereali
100 g di farina di segale Jurmano
170 g di latte di avena
65 g di burro di soia + 145 g per la sfogliatura
45 g di zucchero di canna grezzo
8 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
7 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
1 pizzico di sale
albume per spennellare(o latte per la versione vegana)

Per la farcitura ho usato la crema mandorlata al cioccolato bianco e arancia

Setacciate e mescolate le farine, il lievito e il malto d'orzo.
Versate il latte d'avena in un recipiente, unitevi metà delle farine e mescolate, formando una pastella.
Unitevi, poco alla volta, lo zucchero e la restante farina, facendoli incorporare bene all'impasto. Aggiungete il burro di soia a tocchetti, il pizzico di sale e continuate ad impastare, fino ad ottenere un impasto elastico e compatto. Ponetelo in una terrina, coperta da pellicola trasparente, e lasciatelo riposare in un luogo tiepdo per circa 4 ore e mezzo. Io l'ho lasciato, come sempre, nel forno con la lucina accesa.
Trascorso il tempo della prima lievitazione, riprendete l'impasto e stendetelo su una spianatoia infarinata, formando un rettangolo. Con il burro di soia formate n panetto grande quanto 1/3 del rettangolo di pasta e ponetelo nel mezzo. Ripiegate i due lembi di pasta scoperti verso il centro e stendete nuovamente l'impasto con il mattarello.
Piegate la sfoglia in quattro, prima a metà da un verso, poi a metà dall'altro, e procedete ancora a stendere con il mattarello. Eseguite l'ultima piega a tre e ponete il panetto così creato a ievitare, avvolto in un foglio di pellicola trasparente, per circa 2 ore.
   Trascorso il tempo di lievitazione riprendete la pasta, infarinate un piano e stendetelo in un rettangolo alto circa 20 cm e lungo il necessario per ottenere una sfoglia spessa circa mezzo centimetro.
Ritagliate tanti triangoli quanti ne possono venire, incidete la base di ciascuno di essi facendo un taglietto di un paio di centimetri, farcitemi come desiderate e arrotolateli, chiudendoli bene.
Posizionateli su una placca da forno rivestita, facendo attenzione che la lunta del triangolo rimanga pizzicata sotto il croissant e lasciate lievitare per un paio d'ore ancora. Nel mio caso hanno lievitato in frigorifero tutta la notte, per esigenze di orario. Prima di infornarli, poi, li ho lasciati fuori circa 4 ore.
Spennellate la superficie con dell'albume d'uovo (per me è pratico l'albume, perché utilizzo quello pastorizzato per le mie frittatine della colazione, ma potrete utilizzare un tuorlo o del semplice latte). Portate il forno alla temperatura di 200° e cuoceteli per circa 15 minuti, avendo cura di controllare che non scuriscano troppo. Quando saranno ben dorati in superficie, sfornateli e lasciateli.... intiepidire ^_^
Affondate il primo morso e preparatevi ad assecondare il vostro palato. Non si tratta del classico cornetto sfogliato, ma la consistenza croccante, leggera, fragrante e travolgente di questo croissant non lascerà spazio a ripensamenti.
Il burro di soia è, ancora una volta, promosso a pieni voti. Le farine rendono saporito l'impasto e il cuore dolce del cioccolato bianco all'arancia incanta....
Con una parte di impasto rimanente ho fatto un piccolo saccottino, che ovviamente mi ha conquistato!abc

Rose di amarena all’avena con crema di ricotta e cocco: il pensiero che arriva quando meno te lo aspetti

Le cause possono essere molteplici e non starò certo a tediarvi con racconti che poco avrebbero del costruttivo e del divertente, ma spesso le mie nottate sono irrimediabilmente interrotte così, ad orari improbabili, come per magia. Apro gli occhi, guardo l'ora, proiettata crudelmente sul soffitto, e sprofondo nello sconforto. Gioia mia, tutta la stanchezza concentrata in appena due ore di sonno? Nulla, niente potrà più avvicinarmi alla condizione di incoscienza. Il relè della mia testolina è scattato e.... bye bye dolci sogni. Così capita che, proprio in quel frangente, benedetta la notte con i suoi silenzi troppo poco costruttivi e troppo spesso distruttivi, inizio a sorvolare vallate e precipizi, balzando da un pensiero all'altro. Niente che ancora mi stupisca, tanto che, ormai, abbasso gli scudi e mi arrendo alla forza del pensiero. E mi lascio cullare. Il bizzarro, però, non rimane troppo tempo fuori dalla porta. Eh no, perché alzi la mano chi non si è mai svegliato, nel cuore della notte, con il sorriso raggiante di chi ..... ha trovato la ricetta giusta!!!!!!! Ebbene, lo confesso, nel calcolo delle casistiche della nascita di un piatto c'è anche questa: l'illuminazione notturna, che toglie ore di sonno, ma che fa sorridere (prima), ridere (nella consapevolezza) e poi derider"si" (nella rassegnazione). Alla fine la nottata si è chiusa in quel preciso istante, nonostante le sole due ore di sonno alle spalle, ma il piacere nel gustare queste roselline leggere e fragranti rimane impagabile!!

Ingredienti

Per l'impasto
150 g di farina d'avena
160 g di farina integrale
90 g di farina Manitoba
10 g di crusca di avena
70 g di amarene sciroppate
35 g di sciroppo di amarene + 2 cucchiai
11 g di lievito madre secco
285 g di latte di avena
20 g di olio di cocco (+ 45 g per la sfogliatura)
1 pizzico di sale
1 albume per spennellare

Per la crema
100 g di ricotta (di pecora o vaccina)
20 g di zucchero di canna integrale
1 tuorlo d'uovo
15 g di cocco disidratato + 2 cucchiai
4 g di amido di mais

Tritate grossolanamente le amarene. Unitevi lo sciroppo e continuate a lavorare con le lame, fino ad ottenere un composto piuttosto omogeneo. Unite il latte d'avena e fate leggermente intiepidire il tutto. Non dovrà essere superiore ai 29°.
Miscelate tra loro le farine, la crusca e il lievito madre secco. Aggiungetene metà al liquido di amarene e latte e lavorate fino ad ottenere una pastella. Unite poca farina alla volta, impastando continuamente, fino a quando sarà ultimata.
A questo punto versate l'olio di cocco a filo, facendo in modo che venga assorbito perfettamente. Per ultimo aggiungete il sale e impastate fino ad ottenere una pasta morbida ed elastica.
Trasferitela in una terrina e copritela con un foglio di pellicola trasparente. Lasciatela lievitare in un luogo tiepido per 5 ore.
   Preparate, ora la crema. Versate in una ciotola la ricotta, il tuorlo dell'uovo e lo zucchero. Montate con una frusta fino ad ottenere un composto piuttosto spumoso. Cuocete la crema, a bagnomaria, per 10 minuti (io ho messo direttamente la ciotola su una pentola con acqua bollente), lavorando sempre energicamente con la frusta. Quando sarà trascorso il tempo, togliete la crema dal bagnomaria e unitevi le scaglie di cocco.
Mescolate con una spatola, in modo da amalgamare tutto perfettamente, dopodichè lasciatela da parte a raffreddare, coperta da un foglio di pellicola trasparente.
Preparate l'olio di cocco per la sfogliatura versandolo in un piccolo contenitore, in modo da ottenere uno strato di spessore di circa mezzo centimetro. Riponetelo in frigo fino a quando si sarà solidificato. Trascorso il tempo della lievitazione, riprendete l'impasto e trasferitelo su un piano.
Infarinate bene la superficie e la pasta stessa, in modo da potermo lavorare con facilità.
Stendete la pasta formando un rettangolo. Tagliate il burro di cocco (che nel frattempo si sarà formato) in piccole scaglie e coprite 2/3 della sfoglia. Piegate in tre la pasta, iniziando dalla parte libera dal burro di cocco. Ruotate di 90° l'impasto, stendetelo nuovamente e piegatelo ancora in tre.
Ruotate ancora di 90°, stendete un'ultima volta la pasta e piegate in quattro (a metà da un senso e poi a metà dall'altro).
Avvolgete il panetto ottenuto in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo lievitare, in un luogo tiepido, per 3 ore.
Trascorso il tempo, trasferite l'impasto su una spianatoia infarinata e stendetelo, con il mattarello, in una sfoglia spessa non più di un centimetro. Dovrete ottenere un rettangolo di dirca 50 cm x 30 cm.
Stendete, sulla superficie, uno strato con i due cucchiai di sciroppo di amarene, in modo che sa uniforme. Sopra spolverizzate con i due cucchiai di cocco. Piegate a metà, su se stessa, la sfoglia, dimezzando così il lato maggiore. Con una rotella taglia pizza ricavate 6 strisce alte circa 5 centimetri.
Attorcigliate su se stessa ciascuna striscia, poi richiudetela a chocciola, schiacciandola leggermente del centro per ricavare un incavo. Spennellate la superficie con l'albume e mettete ciascuna rosa su una teglia, rivestita da carta forno.
Portate il forno in temperatura e cuocete, a 190°, per 30 minuti.
Dovranno risultare ben dorate. Eventualmente, dopo 20 minuti, girate la teglia per garantire la cottura uniforme (io conosco il mio forno ^_^).
Sfornate e lasciate raffreddare su una gratella.
E quindi.... deliziatevi.
L'impasto rimane molto morbido, per cui al palato non sarà consistente come una pasta brioche, ma la fragrante crosticina nasconderà un cuore davvero avvolgente.
 La crema crea un contrasto di consistenza e di dolcezza che completa alla perfezione i sapori. E la leggerezza è garantita.



abc

Fette biscottate al farro e nocciole: la friabilità inseguita e il contronto che gratifica

Non so voi, ma io sono una di quelle che non si dà mai pace. Una per cui c'è sempre qulcosa da migliorare, una che un traguardo è uno spunto per una nuova sfida, una per cui nuovi stimoli sono condizione necessaria per una vita da mordere, una che dice ben fatto ma che pensa a dovrei perfezionare questo dettaglio, una che dal confronto possono nascere conoscenze importanti, ma anche che nell'errore sta la miglior occasione per imparare. La prima volta che mi accostai all'idea di fetta biscottata non elaborai molto: presi il mio magico pane in cassetta e ne studiai l'impasto con una doppia colorazione. Ma quel sapore genuino e quella consistenza rustica mi dicevano che avrei dovuto perfezionare la tecnica. Capitò così che, dopo un po' di tempo, mi trovai davanti la meravigliosa preparazione di Fulvia. Mi confrontai con lei e ne nacque una discussione costruttiva. Alla fine quello che oggi vi presento è un intreccio tra la mia ricetta base e i sapori che lei ha magistralmente messo in scena nella sua versione. Ovviamente tutto perfezionato da quel dettaglio su cui la cara Fulvia mi ha illuminato. La bontà non ve la posso descrivere. Posso solo dirvi che, sì, questa volta ho davvero fatto centro e che il nuovo spunto sarà legato unicamente a nuove aromatizzazioni. Queste fette biscottate sono la fine del mondo!!!!

Ingredienti

86 g di farina di Manitoba
110 g di fecola di patate
160 g di farina di farro
12 g lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
40 g di malto di riso
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia
150 g di nocciole tostate

Setacciate e mescolate le farine, la fecola e il lievito madre secco.
Tagliate la bacca di vaniglia per la sua lunghezza e prelevate i semini all'interno aiutandovi con la lama del coltello. Versateli in un pentolino insieme al latte e al malto di riso. Scaldate leggermente facendo sciogliere il malto.
Facendo bene attenzione che il latte non superi i 29°, unitevi metà del mix di farine. Iniziate ad impastare e unitevi, poco alla volta, la restante farina. Quando sarà tutta incorporata versate l'olio, a filo, avendo cura di farlo bene assorbire nell'impasto. Per ultimo unite il sale e lavorate bene l'impasto per amalgamare uniformemente tutto.
   Tritate non troppo finemente le nocciole (va decisamente a gusti: a me piace sentire la loro consistenza nell'impasto) e unitele all'impasto. Impastate molto bene fino ad incorporarle perfettamente.
Quando avrete ottenuto una pasta incordata, trasferitela in una terrina, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare, in un luogo tiepido, per 4 ore. Il volume dovrà raddoppiare. Il tempo dipenderà dalla temperatura, per cui regolatevi secondo le caratteristiche del vostro ambiente.
Una volta che sarà trascorso il tempo, riprendete la pasta e trasferitela su una spianatoia infarinata. Stendetela in un rettangolo non troppo sottile, con l'aiuto di un mattarello, e procedete con una prima piega a tre.
Stendete nuovamente la pasta e ripetete la piega.
A questo punto ponete nuovamente l'impasto nella terrina, copritelo ancora con la pellicola e lasciatelo riposare, sempre in un luogo tiepido, per 2 ore. L'impasto raddoppierà nuovamente.
A questo punto infarinate ancora la spianatoia e versateci sopra la pasta. Stendetela, con il mattarello, in un rettangolo il cui lato minore si quasi quanto la lunghezza dello stampo che andrete ad utilizzare per la cottura. Il mio era di misura 24 cm x 10 cm.
   Lo spessore della sfoglia dovrà essere di non più di un paio di centimetri. Arrotolate, quindi, la pasta, partendo dal lato più corto. Fate in modo che questo lavoro sia piuttosto stretto e che non lasci vuoti all'interno.
Infarinate lo stampo da plumcake e adagiatevi il rotolo appena ottenuto, lasciando l'apertura sul fondo. Copritelo con la pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosticina in superficie, e lasciatelo lievitare fino a quando raggiungerà il bordo dello stampo.
Una volta che sarà lievitato, togliete la pellicola e spennellate la superficie con dell'olio (oppure del latte, oppure dell'uovo).
Portate il forno ad una temperatura di 200°. Infornate ad un'altezza nedia, abbassando a 170° e fate cuocere per 60 minuti. Controllate la cottura e fate attenzione che non colorisca troppo in superficie.
Quando sarà trascorso il tempo, sfornate lo stampo ed estraete il pane. Adagiatelo su un fianco sopra una gratella e fatelo raffreddare completamente. Io l'ho lasciato una notte intera. In questo modo le fette, al taglio, non si disferanno.
Procedete ora al taglio, con un coltello ben affilato, e ricavate fette di circa un centimetro di spessore (io leggermente di meno).
Portate il forno alla temperatura di 150°, sistemate le fette su una griglia e fatele tostare, con il forno socchiuso, per almeno 30 minuti. La temperatura ridotta e lo "sfiato" che permette di disperdere l'umidità, renderà le vostre fettine croccanti e perfette.
Una volta che saranno pronte (tastatele delicatamente per accertarvene), trasferitele su una gratella e lasciatele raffreddare completamente.
Per una volta, strano ma vero, sono riuscita a resistere alla tentazione di divorare mezza forma e questa grande prova mi ha premiato. La fragranza di queste fette biscottate è decisamente magica e la consistenza assolutamente perfetta.
Non sono dolcissime, per cui vanno bene anche nei regimi alimentari controllati. Peraltro l'utilizzo di una farina non raffinata è una buona condizione per garantire un risultato genuino, oltre che saporito.
Potrete assaporarle con una classica marmellata. Io ho approfittato della mia meravigliosa crema fondente bianca ai pistacchi, ma anche con una buona fetta di prosciutto e un po' di formaggio, o del semplice miele..... sono certa che saprà deliziarvi.
E per conservarle, non servirà altro che un semplicissimo barattolo di vetro, o una scatola di latta.

Tanto finiscono troppo in fretta!!!! ^_^




Ringrazio la costanza e la pazienza con cui la cara Sandra ha tanto desiderato che partecipassi alla raccolta di Panissimo. Inizio da qui. A te devo questo primo passo. A te e alle grandissime panificatrici seriali, che sono Sandra e Barbara, portabandiera di questa grande iniziativa. E a tutte le amiche del gruppo Panissimo di Facebook, con le quali è sempre un piacere scambiare foto, ricette e idee. Conquiste e anche fallimenti.
Annuncio, pertanto che (mamma mia che emozione).........

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo, che questo mese è ospitata da Sandra, Dolce Forno


abc

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