close

Marmellata di mele al timo ed essenza di arancio: di miti, leggende e di incontenibili gole

C'è stato un periodo in cui nella mia dispensa c'erano sempre barattolini di marmellata. Senza zuccheri aggiunti, e sempre in quattro gusti differenti, in modo da non stancarmi mai: fragola, frutti di bosco, albicocca e pesca. Il mio spuntino senza sensi di colpa, se non fosse stato che aprire il barattolo avrebbe significato arrivare a due centimetri dal fondo in pochi istanti. La strategia è questa: da perfezionista non posso pensare di mettere al fresco il barattolino con i bordi tutti sporchi. Allora inizio a pulire bene il vasetto, poi spiano la superficie, ma questo implica che verso i bordi ci siano delle lievi venature verticali, che stonano assolutamente. Allora pulisco tutto intorno, ma affondo troppo il cucchiaino, e allora devo tornare ad appianare. E poi di nuovo, e ancora, e ancora, fino a quando guardo il livello di marmellata rimasta nel vasetto, strabuzzo gli occhi, lancio il cucchiaino come se improvvisamente sia diventato rovente, chiudo il barattolo alla velocità della luce e lo nascondo in un angolo del frigorifero, dove non possa minacciarmi.
Ho iniziato a non comprare più marmellata. Non certo per questo motivo, o meglio non solo. Il piacere di preparare in casa qualsiasi cosa si possa mi ha travolto anche in questo. Assaggiare la marmellata industriale dopo aver assaggiato la versione casalinga..... mi lascia quella sorta di insoddisfazione incolmabile. E poi chi sarebbe così pazzo da mettere in commercio una marmellaa come questa????

Ingredienti

600 g di mele Fuji
1 arancio bio (succo e scorza)
10 rametti di timo fresco
20 g di malto di riso

Lavate bene le mele, asciugatele e sbicciatele, tenendo da parte la buccia. Liberatele dal torsolo e tagliatele a tocchetti.
   Versatele in una pentola capiente e ponetele sul fuoco, a fiamma piuttosto bassa, facendole cuocere coperte. Giratele, di tanto in tanto, in modo che non attacchino al fondo.
A parte portate ad ebollizione dell'acqua e gettatevi le bucce. Fatele cuocere fino a quando si saranno ammorbidite del tutto. Ci vorranno circa 30 minuti.
Lavate bene l'arancio e grattugiate la scorza (solo la parte arancione,mi raccomando). Sfogliate i rametti di timo, precedentemente lavati, e uniteli alla scorza. Versate tutto nelle mele in cottura e mescolate bene in modo che venga amalgamato tutto perfetamente. Procedee la cottura, a fuoco basso, per almeno mezz'ora.
Quando le bucce delle mele saranno morbide, scolatele, gettate l'acqua e rimettetele nella pentola. Spremete l'arancio e versate nella pentola stessa il succo.
Fate cuocere ancora per 10 minuti circa, in modo che il succo si rapprenda leggermente e che tutto insaporisca.
Versate, a questo punto, il malto di riso, spegnete la fiamma e passate il composto di bucce con un frullatore ad immersione, lavorando bene fino a quando avrete ottenuto una purea perfettamente liscia.
   Unite questo sciroppo alle mele, mescolate e procedete alla cottura, a fiamma bassa, per almeno mezz'ora. Mi raccomando a controllare spesso e a girare con un cucchiaio la composta, soprattutto in questa fase: la pectina liberata dalle bucce, insieme al malto, tendono a depositarsi sul fondo e a caramellare.
Quando sarà pronta spegnete il fuoco e versate immediatamente in due vasetti sterilizzati. Affinché possa conservarsi senza guastarsi è necessario che venga imbarattolata molto molto calda. Chiudete i vasetti, avvolgeteli in un canovaccio, e lasciateli raffreddare per 24 ore. In questo modo si formerà il sottovuoto e potrete tenere i barattoli in dispensa per diverse settimane.
Se, diversamente, voleste utilizzarla subito, come ho fatto io, versatela in un contenitore, lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, e poi conservatela in frigorifero. Durerà diversi giorni.

A voi l'assaggio e la migliore contestualizzazione.
Presto ve la proporrò in una veste.... golosa!!abc

Fette biscottate al farro e nocciole: la friabilità inseguita e il contronto che gratifica

Non so voi, ma io sono una di quelle che non si dà mai pace. Una per cui c'è sempre qulcosa da migliorare, una che un traguardo è uno spunto per una nuova sfida, una per cui nuovi stimoli sono condizione necessaria per una vita da mordere, una che dice ben fatto ma che pensa a dovrei perfezionare questo dettaglio, una che dal confronto possono nascere conoscenze importanti, ma anche che nell'errore sta la miglior occasione per imparare. La prima volta che mi accostai all'idea di fetta biscottata non elaborai molto: presi il mio magico pane in cassetta e ne studiai l'impasto con una doppia colorazione. Ma quel sapore genuino e quella consistenza rustica mi dicevano che avrei dovuto perfezionare la tecnica. Capitò così che, dopo un po' di tempo, mi trovai davanti la meravigliosa preparazione di Fulvia. Mi confrontai con lei e ne nacque una discussione costruttiva. Alla fine quello che oggi vi presento è un intreccio tra la mia ricetta base e i sapori che lei ha magistralmente messo in scena nella sua versione. Ovviamente tutto perfezionato da quel dettaglio su cui la cara Fulvia mi ha illuminato. La bontà non ve la posso descrivere. Posso solo dirvi che, sì, questa volta ho davvero fatto centro e che il nuovo spunto sarà legato unicamente a nuove aromatizzazioni. Queste fette biscottate sono la fine del mondo!!!!

Ingredienti

86 g di farina di Manitoba
110 g di fecola di patate
160 g di farina di farro
12 g lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
216 g di latte di avena
24 g di olio evo
40 g di malto di riso
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia
150 g di nocciole tostate

Setacciate e mescolate le farine, la fecola e il lievito madre secco.
Tagliate la bacca di vaniglia per la sua lunghezza e prelevate i semini all'interno aiutandovi con la lama del coltello. Versateli in un pentolino insieme al latte e al malto di riso. Scaldate leggermente facendo sciogliere il malto.
Facendo bene attenzione che il latte non superi i 29°, unitevi metà del mix di farine. Iniziate ad impastare e unitevi, poco alla volta, la restante farina. Quando sarà tutta incorporata versate l'olio, a filo, avendo cura di farlo bene assorbire nell'impasto. Per ultimo unite il sale e lavorate bene l'impasto per amalgamare uniformemente tutto.
   Tritate non troppo finemente le nocciole (va decisamente a gusti: a me piace sentire la loro consistenza nell'impasto) e unitele all'impasto. Impastate molto bene fino ad incorporarle perfettamente.
Quando avrete ottenuto una pasta incordata, trasferitela in una terrina, copritela con un foglio di pellicola trasparente e lasciatela riposare, in un luogo tiepido, per 4 ore. Il volume dovrà raddoppiare. Il tempo dipenderà dalla temperatura, per cui regolatevi secondo le caratteristiche del vostro ambiente.
Una volta che sarà trascorso il tempo, riprendete la pasta e trasferitela su una spianatoia infarinata. Stendetela in un rettangolo non troppo sottile, con l'aiuto di un mattarello, e procedete con una prima piega a tre.
Stendete nuovamente la pasta e ripetete la piega.
A questo punto ponete nuovamente l'impasto nella terrina, copritelo ancora con la pellicola e lasciatelo riposare, sempre in un luogo tiepido, per 2 ore. L'impasto raddoppierà nuovamente.
A questo punto infarinate ancora la spianatoia e versateci sopra la pasta. Stendetela, con il mattarello, in un rettangolo il cui lato minore si quasi quanto la lunghezza dello stampo che andrete ad utilizzare per la cottura. Il mio era di misura 24 cm x 10 cm.
   Lo spessore della sfoglia dovrà essere di non più di un paio di centimetri. Arrotolate, quindi, la pasta, partendo dal lato più corto. Fate in modo che questo lavoro sia piuttosto stretto e che non lasci vuoti all'interno.
Infarinate lo stampo da plumcake e adagiatevi il rotolo appena ottenuto, lasciando l'apertura sul fondo. Copritelo con la pellicola trasparente, in modo che non si formi la crosticina in superficie, e lasciatelo lievitare fino a quando raggiungerà il bordo dello stampo.
Una volta che sarà lievitato, togliete la pellicola e spennellate la superficie con dell'olio (oppure del latte, oppure dell'uovo).
Portate il forno ad una temperatura di 200°. Infornate ad un'altezza nedia, abbassando a 170° e fate cuocere per 60 minuti. Controllate la cottura e fate attenzione che non colorisca troppo in superficie.
Quando sarà trascorso il tempo, sfornate lo stampo ed estraete il pane. Adagiatelo su un fianco sopra una gratella e fatelo raffreddare completamente. Io l'ho lasciato una notte intera. In questo modo le fette, al taglio, non si disferanno.
Procedete ora al taglio, con un coltello ben affilato, e ricavate fette di circa un centimetro di spessore (io leggermente di meno).
Portate il forno alla temperatura di 150°, sistemate le fette su una griglia e fatele tostare, con il forno socchiuso, per almeno 30 minuti. La temperatura ridotta e lo "sfiato" che permette di disperdere l'umidità, renderà le vostre fettine croccanti e perfette.
Una volta che saranno pronte (tastatele delicatamente per accertarvene), trasferitele su una gratella e lasciatele raffreddare completamente.
Per una volta, strano ma vero, sono riuscita a resistere alla tentazione di divorare mezza forma e questa grande prova mi ha premiato. La fragranza di queste fette biscottate è decisamente magica e la consistenza assolutamente perfetta.
Non sono dolcissime, per cui vanno bene anche nei regimi alimentari controllati. Peraltro l'utilizzo di una farina non raffinata è una buona condizione per garantire un risultato genuino, oltre che saporito.
Potrete assaporarle con una classica marmellata. Io ho approfittato della mia meravigliosa crema fondente bianca ai pistacchi, ma anche con una buona fetta di prosciutto e un po' di formaggio, o del semplice miele..... sono certa che saprà deliziarvi.
E per conservarle, non servirà altro che un semplicissimo barattolo di vetro, o una scatola di latta.

Tanto finiscono troppo in fretta!!!! ^_^




Ringrazio la costanza e la pazienza con cui la cara Sandra ha tanto desiderato che partecipassi alla raccolta di Panissimo. Inizio da qui. A te devo questo primo passo. A te e alle grandissime panificatrici seriali, che sono Sandra e Barbara, portabandiera di questa grande iniziativa. E a tutte le amiche del gruppo Panissimo di Facebook, con le quali è sempre un piacere scambiare foto, ricette e idee. Conquiste e anche fallimenti.
Annuncio, pertanto che (mamma mia che emozione).........

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo, che questo mese è ospitata da Sandra, Dolce Forno


abc

Gelatine di limone al rum: la forma di digestivo che non diresti mai e che, d’un tratto, sorprende

Non so dirvi quale meccanismo psico-metabolico intervenga. Ci sono momenti in cui penso, associo, provo, modifico, affino, dubito, valuto e momenti in cui il fulmine cade dirtto in testa e colpisce l'ipotalamo. Da lì è solo una fisiologica trasmissione di impulsi nervosi che mi porta a eseguire quanto questa entità sconosciuta ha scaraventato su di me. Stanotte, nel sonno, cercherò di interpellare Freud e di chiedergli se mai gli sia passato per la testa che l'inconscio, oltre che nei sogni, possa manifestarsi tra i fornelli. Perché inizierei a chiedermi se, davvero, le presenze che porto in tavola siano presagio di qualche strana forma di pazzia. Perché mai mi dovrebbe venire in mente, all'improvviso, di confezionare una gelatina digestiva se non ho assaggiato più di due volte questa consistenza e se i miei pasti non richiedono terapie d'urto per l'accettazione di sostanziosi piatti da parte dello stomaco e il conseguente smaltimento? Che mi stia facendo troppe inutili domande? D'accordo, per questa volta passi: chiudio gli occhi e mangio!! Ma stanotte una scampanellata a Freud non me la toglie nessuno!!

Ingredienti

215 g di mele Granny Smith
1 limone non trattato (scorza e succo)
25  di zucchero grezzo di canna
60 ml di rum
1/2 cucchiaino di agar agar
zucchero di canna Demerara per guarnire

Lavate molto bene la mela e asciugatela, Tagliatela a spicchi, privatela del torsolo , tagliatela in piccoli pezzi e mettetela in un pentolino insieme allo zucchero di canna. Lavate molto bene anche il limone e grattugiate la scorza, facendo attenzione a non prelevare anche la parte bianca. Spremete il succo e unitelo alle mele.
Accendete la fiamma e, quando il liquido sarà in ebollizione, abbassate il fuoco, coprite e lasciate cuocere 45 minuti. Dovrete ottenere una purea molto morbida. La mela è ricca di pectina, per cui la consistenza che avrete sarà piuttosto gelatinosa.
Passate tutto con un frullatore ad immersione fino a quando tutto sarà liscio e vellutato.
Sciogliete l'agar agar in una parte del rum. Unitevi la restante quantità, mescolate bene e versatela nella crema di mele. Unite la scorza grattugiata del limone, mescolate e fate cuocere, a fuoco basso, per altri 5 minuti.
Versate, ora, il liquido ottenuto in stampini. Io ho utilizzato una forma in silicone a cupoline.
Ponete gli stampi in frigorifero per almeno un'ora, o comunque fino a quando le gelatine si saranno perfettamente solidificate.
Prelevatele dallo stampo, con cautela, e passatele nello zucchero Demerara fino a coprirne la superficie. Potrete servirle subito, oppure conservarle in frigorifero per diverso tempo. Con il riposo i sapori si assesteranno e si armonizzeranno tra loro.
A fine pasto sono un ottimo digestivo, ma sono una piacevole coccola in qualsiasi momento della giornata.
Il grado alcolico non è eccessivo, ma potrete decidere di modificarlo in base ai vostri gusti.
La scorza del limone dà una piacevole consistenza e aumenta l'aroma gradevole del limone, mantenendo la dolcezza e la delicatezza della gelatina. Credo che inizierò a cedere al digestivo anche io!

Dite che ho bisogno di un buon terapeuta?



abc

Bagel: il pane ebraico che stuzzica la curiosità e soddisfa il palato

Ci sono cose a cui non so resistere, sebbene la mia natura mi porti sempre a sperimentare, piuttosto che a replicare. E anche quando replico, sento sempre l'irrefrenabile spinta verso l'interpretazione. Non sembrava che, questa volta, fosse così. Vidi queste meravigliose ciambelle da Simona e mi dissi che, per una volta, avrei eseguito fedelmente una ricetta già scritta. Ma sono incorreggibile: studio, cerco, mi documento, osservo, scruto, valuto, decido, peso, immagino. E così mi sono imbattuta in altre due ricette, qui e qui, che un po' mi hanno destabilizzato. Ma alla fine mi sono rimboccata le maniche e mi sono detta "provaci! Buttati, segui il tuo istinto". Detto fatto. Ho estrapolato nozioni, valutato le proporzioni degli ingredienti ed ho messo a fuoco la mia versione. Vorrei permettere al mio orgoglio di confrontarsi con la vera versione americana e capire se possa giustificarlo o ammonirlo, ma nel tempo che ancora mi separa dal tornare nella meravigliosa città di New York, chido gli occhi e assaporo le mie delizie!!

Ingredienti

250 g di farina Manitoba
1 cucchiaio di malto di riso
3 g di lievito di birra liofilizzato
sale (la punta di 1 cucchiaino)
130 g di acqua
10 g di margarina

2 litri di acqua
sale
1 cucchiaio di fecola di patate

1 albume
semi di sesamo
semi di girasole
sale grosso

Mescolate la farina di Manitoba con il lievito.
Sciogliete il malto di riso e il sale in 130 g di acqua, facendola intiepidire. Lasciatela riposare fino a quando sarà scesa sotto la temperatura di 30°. In questo modo non ammazzerà il lievito.
Versate il liquido nel mezzo della farina e iniziate ad impastare. Quando avrete iniziato ad avere una pasta compatta unite la margarina e continuate a lavorare. Impastate per almeno 10 minuti.
La pasta sarà appiccicosa, ma acquisirà compattezza e forza, iniziando ad incordarsi sotto le vostre mani.
 Trascorso il tempo della lavorazione (non abbiate fretta e soprattutto non stancatevi!!), date all'impasto la forma di un panetto e mettetelo in una terrina appena unta. Coprite con un canovaccio e lasciatelo riposare per dieci minuti. Trascorso questo tempo, lasciando il panetto nella terrina, effettuate le pieghe (come mostrato nel video). Lasciate nuovamente riposare il panetto, coperto, per 10 minuti. Ripetete altre due volte questo passaggio (in tutto le pieghe dovranno essere fatte 3 volte).


A questo punto coprite l'impasto e lasciate che lieviti fino al raddoppio del proprio volume. Ci vorranno circa 3 o 4 ore, ma molto dipenderà dalla temperatura presente.
Quando l'impasto sarà raddoppiato, dividetelo in pezzi uguali. Io ne ho ottenuti 6 di circa 60 g l'uno. Praticate su ciascun pezzo, con le dita di una mano, un buco centrale. Allargatelo bene: la pasta dovrà essere sufficientemente dura da porre resistenza, ma il buco non dovrà essere troppo piccolo per evitare che si richiuda nella fase succssiva e in cottura.
Lasciate lievitare le ciambelle ottenute per circa 10/15 minuti. Nel frattempo mettete sul fuoco i 2 litri di acqua con il sale. Fate sciogliere la fecola di patate in poca acqua e poi versatela nella pentola, unendola alla restante.
Appena l'acqua inizierà a raggiungere il lieve bollore (esattamente quando inizieranno a venire a galla le prime bollicine), immergete i bagel, uno, due, tre o quanti ve ne staranno, alla volta. Io ho usato una pentola molto larga, per cui sono riusita a cuocerli tutti in una sola volta. I bagel dovranno andare a fondo e poi, dopo pochi istanti, riemergere. Dal momento in cui riemergeranno, fateli
cuocere per circa 4 minuti. Trascorso questo tempo rovesciateli e fateli cuocere per altri 4 minuti dal lato opposto. Quando saranno cotti scolateli con una schiumarola e adagiateli su un ripiano.
Lasciateli raffreddare per qualche minuto, poi spennellateli con l'albume. Ricopriteli, ora, con i semi. Potrete usare quelli che maggiormente vi piacciono, o semplicemente usare del sale grosso, o ancora lasciarli naturali.
Trasferiteli su una teglia coperta da carta forno. C'è chi si aiuta, in questi passaggi, con della farina. Io l'ho completamente omessa. La cottura in acqua li rende leggermente collosi, ma sono comunque facilmente gestibili.
Portate il forno alla temperatura di 200° e, quando sarà pronto, infornate i bagel. Cuoceteli per circa 20 minuti. Controllate che cuociano uniformemente e che non scuriscano troppo.
Sfornateli e lasciateli raffreddare.

La mia curiosità mi ha portato ad assaggiarne uno senza farcitura, come una semplice ciambella di pane. Non so dirvi la bontà di questa soffice pasta racchiusa sotto una crosticina irresistibile.

   Ma provate anche a farcirli: con il salmone affumicato sono assolutamente prelibati!!abc

Crackers sfogliati con semi di zucca e di girasole: la sfida che insegue un sogno e porta il successo

Avete presente quando dico che non mi piace ripetermi? Che non ho un piatto forte, perché non cucino mai due volte la stessa pietanza? Ecco, si dà il caso che non sia così nel genere. Insomma, non è che il pane non lo ripeto mai, come la pasta fresca, come i crackers. Appunto, loro. Sapete che i crackers ho iniziato a sfoggiarli in mille versioni. Bene, proprio loro, queste forme mai realmente perfette, che mi hanno sempre incuriosito, loro.... loro sono ospiti fissi, a cadenze regolari, nel mio forno. Certo, però, mai uguali alla volta precedente!! Sarebbe troppo noioso ripetere le stesse procedure e versare gli stessi ingredienti. Occorre andare avanti, migliorare, sviluppare un pensiero, mantenere la mente in funzione creativa. Ed ecco che, poco alla volta, mi sto avvicinando alla mia forma di perfezione, quella che inseguo da tempo e su cui mi arrovello ad ogni sfida. Di certo vi posso dire che il successo di questa versione di crackers è arrivato un giorno, per caso. Inatteso. Piovuto dal cielo. Mio padre, amante come sapete delle tradizioni e del suo toscano, mi guarda e mi dice "la prossima volta non fare il pane, fai questi!!". Bene. Non ho altro da aggiungere. Per certi versi la perfezione è stata raggiunta.

Ingredienti

200 g di farina integrale
25 g di semi di zucca tostati e non salati
25 g di semi di girasole
15 g di crusca di grano
5 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
3 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
150 g di acqua
12 g di margarina + q.b. per la sfogliatura
1 g di sale + q.b. per la superficie

Tritate finemente i semi, sia di zucca che di girasole. Unite la crusca, la farina integrale, il malto e il lievito. Mescolate e unite l'acqua. Impastate fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Unite, poco alla volta, la margarina, incorporandola bene prima di aggiungerne altra. Alla fine unite il sale e lavorate fino a dare compattezza all'impasto. Date una forma di palla e mettetela in una terrina, leggermente unta, a lievitare.
Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate che raddoppi di volume. A me ci sono volute circa 4 ore.
Alla fine dovrete trovare un impasto soffice, seppur non vellutato, e pieno di bollicine. Quello è il momento di procedere alla lavorazione.
Infarinate una spianatoia e versateci la pasta. Stendetela in una sfoglia sottile, circa mezzo centimetro, cercando di dare la forma di un rettangolo regolare. Cospargete, con l'aiuto di un pennellino, la margarina (o se utilizzaste quella acquistata, ammorbiditela leggermente e spalmatela sulla superficie della sfoglia).
Procedete con la prima piega a 3.
Avvolgete la pasta in una pellicola trasparente e fatela riposare per una decina di minuti in frigorifero. Trascorso il tempo, stendete nuovamente la sfoglia su un piano infarinato, sempre sottile. Cospargete nuovamente con un leggero strato di margarina e piegate, questa volta, in 4: prima a metà in un verso, poi a metà nell'altro. Effettuata questa operazione, avvolgete nuovamente il panetto nella pellicola e lasciatela riposare per altri dieci minuti. Ripetete ancora una volta l'operazione, piegando la sfoglia nuovamente in tre parti e lasciatela ancora a riposo per dieci minuti.
Infarinate nuovamente il piano di lavoro e riprendete il panetto.
Stendetelo in una sfoglia piuttosto sottile, crca 3 o 4 mm, e ritagliate cei rettangoli regolari. Io mi sono servita di una rotella da pizza. Foderate una teglia (o più se una non dovesse bastare) con carta forno e sistemate le gallette appena ottenute, leggermente distanziate tra loro.
Con la rotella praticate 2 o 3 tagli obliqui su ciascuna sfoglia. Salate a piacere la superficie (passaggio che si può omettere) e infornate, a 200°, per 20 minuti.
Cuocete 15 minuti, poi girate velocemente le sfoglie e procedete per altri 5, fino a quando saranno ben dorati.
A quel punto sfornateli e lasciateli raffreddare su una gratella. Raffreddando diventeranno croccanti e friabili. Fate comunque attenzione a non farli cuocere troppo: abbrustoliscono facilmente ^_^
A questo punto, quando sarete riusciti a resistere al completo raffreddamento, gustateli!!

Come accompagnamento ad un pasto, come semplice snack, come sfizioso antipasto con una crema al formaggio o quant'altro, sono certa che sapranno conquistare anche voi!!abc

Crackers sfogliati all’olio extravergine di oliva: il piacere della condivisione e lo stravolgimento delle tradizioni

Avere amici a cena, per me, è un grandissimo piacere. Lo è nella rottura di quella tradizione, tramandata da mia madre, per cui tutto avrebbe dovuto rispettare determinati canoni di accoglienza e il reciproco rispetto dei propri spazi. La casa perfettamente pulita, nessun soprammobile scostato, le sedie perfette, la tavola apparecchiata in maniera tradizionale, i cappotti presi e adagiati delicatamente sul letto matrimoniale, ciascuno al proprio posto, le portate servite con il loro ordine. Beh, diciamo che sembro la figlia ribelle delle tradizioni, ma volete mettere un tappeto, un tavolino allestito a buffet, coperte, cuscinoni, candele, un buon vino e una cena gustata con le mani? Il calice non mancherà, promesso. Il cappotto mettetelo dove volete, la camera è di là, unica porta, non potete sbagliare. Le scarpe sono superflue, toglietele, se voleste. Anche con il calzino bucato, purché sia pulito. Alzatevi, camminate, rotolatevi sul tappeto. Lo spazio non è molto, ma è confortevole.
Ah, e ogni tanto sentitevi liberi di allungare una mano e prendere uno di questi crackers. Non importa che sappiate che sono un esperimento riscito, non importa che riconosciate il mio orgoglio, mi basta che ne mangiate a volontà, perché vorrà dire che avrete apprezzato!

Ingredienti

90 g di semola di grano duro rimacinata
75 g di farina di segale Jurmano
15 g di farina di canapa sativa
2 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
1 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
130 g di acqua
15 g di olio evo + q.b.
2 g di sale

Setacciate le farine, il lievito e il malto d'orzo. Mescolateli.
Unitene metà all'acqua e impastate fino ad ottenere una pastella omogenea. Aggiungete l'olio a filo e continuate ad impastare (io utilizzo il Bimby). Aggiungete, quindi, poco alla volta, la farina rimanente. Alla fine unite il sale. Lavorate bene fino ad ottenere una pasta piuttosto appiccicosa.
Rovesciate l'impasto su una spianatoia infarnata, formate un panetto e mettetelo in una ciotola, coperta con la pellicola trasparente. Lasciate riposare in un luogo tiepido fino al raddoppio. Io ho lasciato che lievitasse per 7 ore, nel forno spento (con la sola lucina accesa).
Quando sarà ben lievitato capovolgete l'impasto sulla spianatoia e, infarinatelo a sufficienza per evitare che si appiccichi alle mani e al mattarello. Iniziate ad allargarlo, sgonfiandolo con i polpastrelli. Aiutatevi, ora, con il matterello.
Ricavate una sfoglia sottile e rettangolare. Versate dell'olio sufficiente a coprire tutta la superficie e cospargetelo uniformemente aiutandovi con un pennellino. A questo punto arrotolate l'impasto formando un salame lungo qualto il lato più corto della sfoglia. Schiacciate il salame, appiattendolo, e stendetelo nuovamente, con il mattarello, mantenendo la lunghezza.



Piegate il lato più lungo in tre, avvolgete la sfoglia in un foglio di pellicola trasparente, e lasciatela lievitare ancora per un paio di ore.
Riprendete l'impasto e stendetelo in una sfoglia spessa circa 2 millimetri. Con una rotella dentata tagliate dei rettangolini (o comunque delle sfogliette a vostro piacere).
Trasferite le sfoglie su una, o più, placche rivestite da carta forno.
Io ho eseguito cotture in diversi modi: alcune le ho lasciate naturali, altre le ho bucherellate, altre le ho anche salate in superficie. Quelle liscie si sono gonfiate e si sono sfogliate maggiormente. Quelle bucherellate, invece, sono rimaste più croccanti e compatte.


Portate il forno in temperatura e cuocete, a 180°, per 25/30 minuti. Controllate la cottura, in modo da non farle bruciare!! Può essere che, su una stessa teglia, alcune cuociano prima di altre. Sfornate e proseguite la cottura in base al grado di cottura ^_^


Ecco le due versioni, scegliete voi la vostra. Personalmente avrei continuato a mangiarle tutte e due senza sosta!!! Per fortuna, ad un certo punto, sono finite!!
I miei graditi ospiti hanno apprezzato nei modi più disparati, lasciandomi grandi, grandi soddisfazioni.abc

Crackers ai cereali e semi: desiderio soddisfatto e sguardo al futuro

Non c'è nulla da fare: ogni tanto sento la necessità di buttarmi sulla preparazione di crackers. Integrali, aromatizzati, ai cereali, friabili, croccanti, l'estro è sempre il protagonista. La ormai consolidata assenza di 00 nella mia dispensa mi fa architettare intrecci di farine talvolta bizzarri, ma per me è divertimento puro. Come mi capita di chiudere gli occhi per mettere a fuoco una particolare spezia, così chiudo gli occhi anche per scegliere le migliori farine, al fine di rispettare e soddisfare l'immagine proiettata nella mente. Il supporto di semi di qualsivoglia specie e natura mi dà sempre un senso di conforto. Insomma, la forma è la stessa, la sostanza cambia. E io gongolo, assaporando, ora sole, ora accompagnate da una mousse, o da un po' di marmellata, queste meravigliose sfoglie croccanti. E ogni volta in cui sforno il pensiero è sempre a "la prossima volta...."

Ingredienti

100 g di farina d'orzo
20 g di farina di farro integrale
2 g di lievito madre secco (io Antico Molino Rosso)
2 g di malto d'orzo (io Antico Molino Rosso)
25 g di semi di zucca
20 g di semi di sesamo
7 g di semi di papavero
85 g di acqua
15 ml di olio evo
2 g di sale

Per prima cosa tritate finemente i semi di girasole. Setacciate, poi, e mescolate tra loro le farine, il lievito e il malto d'orzo. Unitelo ai semi di zucca tritati, aggiungete i semi di sesamo e di papavero e mischiate.
Aggiungete l'acqua e il sale e impastate. Sempre impastando unite, a filo, l'olio. Lavorate l'impasto fino ad ottenere un panetto compatto, che lascerete riposare per un'ora circa in un contenitore, coperto da pellicola trasparente. Lasciatelo in un luogo tiepido. Io l'ho riposto nel forno spento, appena intiepidito.
Trascorso il tempo riprendete l'impasto e stendetelo con il mattarello, aiutandovi con un foglio di carta forno unto, formando una sfoglia sottile appena 1 millimetro. Ritagliate, con una rotella, dei rettangolini (o dei crackers di qualsiasi forma vogliate).
Spostateli delicatamente su una placca rivestita da carta forno e lasciateli riposare per mezz'ora circa. Se voleste, salateli in superficie.
Infornateli a 190° e cuoceteli per 10 minuti. Controllate la cottura: quando saranno ben dorati spegnete il forno e spostateli su una griglia affinché raffreddino.
Una volta freddi saranno croccanti e friabili e vi rapiranno.
Uno, due, dieci, cento..... perderete facilmente il conto!!

  



abc

Gallette di mais e lupini aromatizzate al rosmarino: l’accompagnamento che rapisce, conquista e appaga

Avete presente quel crock che sentite quando addentate una sfoglia? E la fragranza che conferisce l'impiego di farine rustiche? Quell'aroma di rosmarino che si sprigiona in cottura e che veste a festa il palato? Ecco, io avevo veramente bisogno di questo. Non un cracker normale, non una sfogliatura classica. No, un viaggio sensoriale che appagasse anche la mia inesauribile voglia di sperimentare. Sono un'amante dei lupini, che ho già impiegato in differenti preparazioni: gnocchi, omelette, creme.... l'imbarazzo della scelta. Li uso anche semplicemente saltati in padella con la verdura, oppure in insalata. Ma così mi tentavano proprio. Una pazza armata di frullatore ad immersione, che uso come fosse uno spadaccino, ho affrontato questa nuova sfida. E tra il crock, il sapore, il profumo, la riuscita..... smettere di mangiarli è stata una vera impresa! Ingredienti 175 g di lupini (puliti) 3 rametti di rosmarino 50 g di farina di mais fioretto 10 g di olio evo 115 g di acqua olio per spennellare sale Pulite i lupini e frullateli, con un frullatore ad immersione, aggiungendo poca acqua alla volta e l'olio. Dovrete ottenere una crema vellutata ed omogenea. Io non aggiungo sale, in quanto per i miei gusti i lupini hanno già la giusta sapidità. Regolatevi in base ai vostri gusti. Tritate piuttosto grossolanamente, con una mezzaluna, il rosmarino precedentemente lavato ed asciugato. Anche in questo caso procedete secondo i vostri personali gusti: a me piace che il rosmarino di avverta distintamente nel composto. Diversamente sminuzzate finemente. Unite il rosmarino alla crema di lupini e mescolate bene, fino ad ottenere un composto omogeneo. Trasferite il composto su un piano e incorporate la farina di mais fioretto. La quantità è indicativa: dovrete ottenere un panetto piuttosto sodo e per niente appiccicoso. Lavoratelo bene con le mani, dategli la forma ovale e fatelo riposare per una decina di minuti. A questo punto stendete l'impasto sulla spianatoia, creando una sfoglia sottile. Io l'ho stesa di circa un paio di millimetri. Aiutandovi con una rotella da pizza tagliate le gallette della misura e forma preferita. Disponete ciascuna galletta su una teglia, coperta da carta forno. Con i rebbi di una forchetta bucherellate la superficie. Spennellateli con olio evo (poco, mi raccomando!) e cospargeteli con un pizzico di sale. Cuocete in forno a 180° per 50 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare sulla teglia.
Ed ora a voi il vostro crock, poi scrunch, poi ancora scrock abc

Muffin con fichi, noci e quell’ingrediente segreto che… stupisce: un nuovo esperimento, di dolce vestito

Colpita da un raptus di tofuite acuta, mi trovo a elucubrare su un ingrediente generalmente ostico, che fa storcere spesso il naso. E' vero, il tofu al naturale non ha un grandissimo sapore. Anzi, diciamola tutta: di sapore proprio non ne ha. Ricordate quando ve ne parlai in occasione della presentazione del peperone ripieno al pesto di basilico e tofu? Ebbene, tanto era stato il successo di quel ripieno, che mi sono fatta conquistare da questo panetto biancastro e ho voluto testarne la versatilità in una preparazione dolce. In fondo ve l'avevo anticipato. Ed ora eccomi qui a parlarvene. Cerco sempre di utilizzare ingredienti tipici della stagione, rispettando il naturale ciclo di vita. Allora ho pensato: perché non creare qualcosa unendo al tofu dei dolcissimi fichi? E come rendere tutto ancora più gustoso? Dovete sapere, e scusate se torno sempre là, che quando preparai il risotto ai fichi alla mia plurimenzionata amica Laura, si aprì una sorta di sfida con una carissima amica, Gianna, chef e proprietaria di un favoloso ristorante di Sanremo, il G&G da Gianni e Gianna. Laura le inviava le foto della preparazione e Gianna cercava di indovinare gli ingredienti. Bene, in quell'occasione lei disse che in quel risotto sarebbero state bene delle noci. In realtà non ho previsto l'utilizzo di frutta secca, ma ho tenuto prezioso quel suggerimento e l'ho concretizzato in questa preparazione. Devo dire che il gioco di consistenze è stato decisamente azzeccato e, provare per credere, questi muffin, seppur molto morbidi all'interno, sono una vera ghiottoneria.

Ingredienti

180 g di tofu al naturale
60 g di gherigli di noci
40 g di zucchero grezzo di canna
150 ml di latte di avena
160 g di farina integrale
50 ml di olio di semi di soia
1/2 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
3 fichi

Tritate il tofu insieme a 40 g di gherigli di noci, fino ad ottenere un composto piuttosto omogeneo. Aggiungete lo zucchero e il sale e amalgamate tutto.
Pulite i fichi (o lavateli se voleste utilizzarli con la buccia) e tagliateli a pezzi. Setacciate la farina insieme al lievito e uniteli al tofu, insieme al latte e all'olio. Iniziate ad impastare in modo da far legare tutti gli ingredienti.
Aggiungete, a questo punto, i rimanenti 20 g di gherigli di noci spezzettati, i fichi e mescolate bene il tutto. Dovrete ottenere un impasto decisamente morbido, ma comunque consistente.
Sistemate i pirottini nella teglia da muffin e versate un cucchiaio abbondante di impasto in ciascuno di questi. Con queste dovi dovreste riuscire a ricavarne 12.
Accendete il forno a 200° e fate cuocere per 45 minuti. All'interno rimarranno molto morbidi, poiché il fico inumidisce parecchio l'impasto, ma all'assaggio scoprirete il piacevole contrasto tra morbidezza e la croccantezza delle noci.
Sfornate quando vedrete la superficie dorata. Sistemate i muffin su una griglia e fateli raffreddare.

Morbidi, avvolgenti e fragranti, vi sapranno conquistare fin dal primo morso.


abc

Muffinbread senza uova, con ricotta e olive taggiasche: quando la caparbietà dà i suoi frutti

Della ricotta da finire, un po' di verdura appena cotta e il desiderio di sperimentare qualcosa di diverso. Sia chiaro: non ho inventato proprio nulla, ma io non cedo praticamente mai a preparazioni da forno come muffin o plumcake salati. Questa volta, però, non avrei voluto ricadere nella solita torta salata, che amo, ma che forse è il caso di evolvere. Allora eccomi alle prese con il mio solito principio: visto che le cose semplici non mi piacciono, riuscirò a fare uscire un muffin senza uova? Perché?, vi chiederete... Beh, la ricotta copre perfettamente la parte proteica della preparazione, l'uovo sarebbe veramente di troppo, se non un perfetto nemico! ^_^ E visto che, oltre ad essere malata, sono anche pignola e testarda (chi, IO??????) ci ho provato! Un po' di questo, poi quest'altro, magari aggiungo qui, però anche questo.... ok, consistenza giusta: inforno! Ed ecco che un mio capriccio di è trasformato in uno sfiziosissimo muffinbread, che ho così definito perché è un muffin, ma con la consistenza simile ad una pagnottina. Insomma, una bontà irresistibile che, udite udite, il giorno dopo (e anche due giorni dopo.... benedetta vita da single!) è ancora morbidissima e ancora più saporita!!

Ingredienti

100 g di ricotta
100 g di catalogna cotta
120 g di farina di farro bianca
3 g di lievito di birra secco
20 g di olio evo
40 g di olive taggiasche
sale

Tritate finemente la catalogna, fino a creare una crema grossolana. Unitevi la ricotta setacciata, il sale e mescolate bene rendendo tutto ben omogeneo. Tagliate le olive taggiasche a metà e tenetele da parte.
Mescolate farina e lievito e iniziate ad incorporarla al composto di ricotta. Aggiungete l'olio a filo, le olive precedentemente tagliate e lavorate fino ad ottenere un impasto piuttosto corposo e appiccicoso. Non facilissimo da lavorare ^_^
Preparate i pirottini per muffin sistemandoli nell'apposita teglia. Con queste dosi verranno 6 muffinbread piuttosto piccoli. Regolatevi in base al vostro gusto. Aiutandovi con un cucchiaio e con una spatola in silicone dividete l'impasto nei pirottini, senza riempirli fino all'orlo: in cottura cresceranno, non troppo ma cresceranno! Anche facendoli piccoli, come li ho fatti io, l'interno risulterà morbidissimo!
Portate a temperatura il forno e infornate, cuocendo a 200° per 40/45 minuti. Controllate che siano piuttosto dorati e che inizino a creparsi in superficie. Se non foste sicuri della cottura, accertatevene inserendo uno stuzzicadente o la lama di un coltello in uno dei muffinbread: se quando la ritrarrete saranno perfettamente puliti allora è ora di sfornarli!!
Non dovrete fare altro che servirvi: questi vanno benissimo anche da mangiare caldi caldissimi ^_^
Certo, visto la consistenza, potrete sbizzarrirvi ad interpretarli in modi diversi. Trovo siano ottimi come pane per accompagnare un pasto, ma io li ho anche apprezzati a colazione (lo sapete, per me la colazione è assolutamente salata!!!!).
Io li ho farciti con la verdura che mi era rimasta dall'impasto, ma credo che potrei trovarne infiniti altri utilizzi!


A voi la... fantasia e l'estro!!


abc

INSTAGRAM FEED

Follow on Instagram