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Sandwiches di sardine con pomodori caramellati: non c’è allievo, non c’è maestro, ma la sfida è superata

C'è sempre una prima volta. Quando, parlando con un giovane cuoco, ammisi di non aver mai cucinato le sardine, lui mi sferrò uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'esterrefatto. Forse esiste un motivo concreto affinché io sia rimasta a spadellare nella mia cucina casalinga, invece di coordinare i fuochi di una cucina professionale, ma rimane il fatto che.... potrò mai non misurarmi con una sfida servita così, su un piatto d'argento????? Di base non amo molto questo tipo di pesce e, se devo dirla tutta, la versione di questo fantomatico cuoco mi ha abbastanza nauseato. Allora ho pensato di renderlo sfizioso. Quel croccante non fritto, il contrasto con sapori acri. Insomma, sono usciti curiosissimi sandwiches ricchi di sapore e genuinità. Sicuramente non c'è un allievo e non c'è un maestro, ma ora posso dire che sì, le sardine, cucinate da me, mi piacciono un sacco!!!

Ingredienti

12 sardine
8 pomodorini Pachino
4 cavolini di Bruxelles
farina di mais fioretto
pangrattato (io di riso)
olio evo
sale

Mondate e lavate i cavolini di bruxelles. Sbollentateli per un paio di minuti in acqua salata e, una volta scolati, immergeteli in acqua ghiacciata per fermarne la cottura. Lavate i pomodorini e asciugateli bene.
Tagliate a metà tutti i pomodorini e a piccoli spicchi i cavolini. Salateli e sistemateli in una teglia, coperta da carta forno. I pomodorini dovranno essere con la parte interna rivolta verso il basso. Portate il forno a 200° e, una volta in temperatura, cuocete per 30 minuti.
Pulite le sardine, togliendo la lusca e sciacquandole sotto l'acqua corrente. Asciugatele delicatamente con un foglio di carta assorbente.
Mescolate un paio di cucchiai di farina di mais fioretto a un paio di cucchiai di pangrattato. Impanate le sardine da entrambi i lati, pressando bene affinché rimanga una buona quantità di panatura ad avvolgerle.
Sistematele su una placca, coperta da carta forno, con la parte della pelle rivolta verso il basso.
Salatele in superficie, cospargetele con un filo d'olio e infornatele, sempre a 200°, per 15 minuti. Dopo 10 minuti giratele dall'altra parte e fatele dorare uniformemente.
Una volta cotte sfornatele e lasciatele intiepidire. Sfornate anche i pomodorini e lasciate intiepidire anch'essi. Passate ora alla farcitura. Sistemate, sulla metà delle sardine, due o tre pezzi di pomodori e cavolini. Coprite ciascun filetto con un'altra sardina. Premete leggermente e trasferite i sandwiches ottenuti sulla placca da forno.
Cuocete ancora, a 200°, per cinque minuti, dopo di che sfornate e servite. Sono ottimi da gustare con le mani, ohimè, beato Galateo.
Proponeteli come finger food, appetizer, antipasti, oppure come portata principale. Sapranno conquistarvi al primo morso. E sfido chiunque a non leccarsi le dita!! ^_*



abc

Ossobuco di tacchino e besciamella di zucca aromatizzati al rosmarino: poche idee e confuse, ma un solo punto fermo

Giornate caotiche. Giornate in cui si cerca di mettere insieme qualcosa, di dare ordine, di seguire una logica. E più si cerca di sistemare tutto, meno si riesce a concretizzare. I pensieri rimbalzano tra situazioni diverse, inizio cinque lavori e non ne porto a termine uno. E, in tutto questo tempo, mi dico "ma perché?". Già, perché? Anche la cucina, ultimamente, segue questa illogica. Inizio da un'idea, poi cambio, poi inserisco, poi riprendo, e difficilmente qualcosa mi rapisce irrimediabilmente. Imputo tutto questo al cambiamento di clima, di alimenti, di ritmi. Insomma, il mio solito periodo di adattamento. Di certezza ne avevo solo una: ossobuco di tacchino. Contorni, sapori, consistenze sono nate dopo, sono arrivate di conseguenza, in corso d'opera. Ma l'importante è sempre il risultato. E anche questa volta mi sento soddisfatta!

Ingredienti

1 ossobuco di tacchino
190 g di zucca (cotta precedentemente nel forno o a vapore)
3 rametti di rosmarino
50 + 10 ml di vino rosso
40 + 50 ml di acqua
olio evo
sale
1 spicchio d'aglio
1/2 cucchiaio raso di farina di riso

Lavate i rametti di rosmarino, asciugateli accuratamente e liberate gli aghi dai rami. Tritateli con l'aiuto di una mezzaluna. Tenetene da parte mezzo cucchiaino e utilizzate il rimanente per impanare l'ossobuco.
Fate scaldare in una padella l'olio evo e, quando sarà caldo, aggiungete lo spicchio d'aglio. Fate insaporire qualche istante, poi unite la carne. Fatela rosolare a fiamma viva per un paio di minuti, da entrambi i lati.
A questo punto sfumate con 50 ml di vino rosso, salate e abbassate la fiamma. Fate cuocere, coperto, per circa 40 minuti, girando di tanto in tanto e aggiungendo acqua se necessario.
Mentre la carne cuoce occupatevi della zucca. Tagliatene 90 g a dadini non troppo piccoli. Il rimanente frullatelo con 40 g di acqua e 10 ml di vino rosso. Salatelo a piacere e scaldatelo.
Fate scaldare un cucchiaio di olio evo e unitevi la farina di riso. Mescolate velocemente e poi aggiungete, poco alla volta, la crema di zucca. Unite ancora 50 ml di acqua circa e mettete sul fuoco. Aggiungete il rosmarino tenuto da parte e portate a bollore, mescolando. Fate addensare la crema a piacimento, poi spegnete il fuoco.
Fate saltare in una padella molto calda, con un filo d'olio, la zucca tagliata a dadini, in modo che diventi piuttosto croccante.
A questo punto impiattate.

L'aroma del rosmarino farà da cornice all'unione dei sapori dolce della zucca e la delicato del tacchino.

E la carne sarà tenerissima!



E
abc

Bocconcini di pollo saltati con porcini: il sapore della semplicità, un punto e a capo

E' la semplicità che mi colpisce. Pochi e distinti dettagli. Non inseguo grandi opere, non sono affascinata dai fronzoli. Amo l'essenza e l'essenziale. Inseguo la trasparenza. Trattengo i segni genuini e mi libero dei camuffamenti. Amo la freschezza, la sincerità, l'autenticità. Amo l'originalità che dia stimoli e la ragionevolezza che sia conforto. Questo nella vita. E questo porto nel piatto!
Un semplice pollo, tagliato a tocchetti che rimangano morbidi e fragranti, e dei funghi porcini, naturali, che mettano in risalto solo la loro bontà. Un sapore che mi riempie, mi fa sorridere, mi appaga, mi fa appezzare tutto ciò che, nella vita, inseguo. Un sapore che mi ricorda che sono le piccole cose che fanno fare grandi passi, sono le cose semplici che tingono di grandezza. Un sapore che è il sapore della mia quotidianità, che mi fa stare in piedi con le mie sole forze. Una conferma di quanto sia io l'unica artefice e responsabile della mia felicità. Punto e a capo.

Ingredienti

1 sovraccoscia di pollo
70 g di funghi porcini
2 cucchiai di farina di riso
olio evo
30 ml di vino bianco
sale
1 cucchiaino di prezzemolo tritato
1 spicchio d'aglio

Pulite i porcini e tagliateli a dadini non troppo piccoli. Infarinateli con la farina di riso. Fate scaldare un filo d'olio in una padella e, quando sarà caldo, unite lo spicchio d'aglio. Lasciate insaporire per qualche istante e poi unite i funghi. Fate saltare per un paio di minuti.
Disossate la sovraccoscia di pollo e ricavate dei bocconcini. Infarinate anch'essi nella farina di riso e uniteli ai porcini. Saltate a fiamma viva per un minuto circa e salate. Unite il prezzemolo tritato e il vino bianco, che lascerete sfumare. Abbassate la fiamma, continuate la cottura per 5 minuti circa e spegnete il fuoco.


Siete pronti per impiattare e portare in tavola!!!!

Piace anche a voi il sapore della semplicità????
Io lo adoro.....

                   abc

Cotolette di porcino in crosta croccante: la rivisitazione di un ricordo in chiave moderna

Ricordo questa fragranza dai tempi dell'adolescenza, quando mia madre, trovandosi di fronte a porcini dalla dimensione alquanto importante, ce li proponeva in cotoletta. Li amavo particolarmente: croccanti e delicati. E poi, diciamola tutta: a mio fratello non sono mai piaciuti i funghi porcini e io ne gioivo, perché significava che ne avrei potuto mangiare di più, senza litigarmi il migliore, o l'ultimo, che in casa nostra "della vergogna" non lo è mai stato. Anzi, l'ultimo pezzo era quello dell'audacia e della caparbietà. Così, trovandomi davanti questo meraviglioso porcino, ho rivissuto quelle sensazioni e ho desiderato portarle in vita, nuovamente, creando la mia versione. Ovviamente non ho fritto nulla, ovviamente ho insaporito la panatura con dettagli troppo sofistici per i gusti dei "vecchi" e ovviamente me li sono assaporati senza contendere il pezzo della caparbietà! ^_^

Ingredienti

1 gambo grande di porcino
15 g di nocciole
10 g di orzoflakes
1 cucchiaino di timo fresco
1 cucchiaino di gomasio
20 g di pangrattato di riso
10 g di farina di riso
olio evo

Tritate finemente le nocciole insieme agli orzoflakes, al timo fresco e al gomasio. Unite il pangrattato e mescolate bene. Tenete da parte.
Prendete il porcino, pulitelo e prelevate il gambo. Tagliatelo, nel verso della lunghezza, in fettine spesse circa un centimetro.
Preparate ora, su due piattini, farina di riso e il mix di pangrattato e, a parte, una scodellina con dell'acqua (o, a scelta, latte o uovo). Passate le fettine nella farina di riso, poi nell'acqua (velocemente) e nel pangrattato di riso. Sistemate ciascuna fettina su una teglia coperta da carta forno.
Accendete il forno a 200°. Quando sarà in temperatura versate un filo d'olio evo sui funghi e infornateli.
Cuocete per 30 minuti circa, girandoli dopo 20 minuti in modo che dorino uniformemente. A cottura ultimata sfornateli e serviteli.

Un gustoso viaggio tra i ricordi e una golosa coccola per il palato!


                        abc

Polpette di rana pescatrice e salmone affumicato con fichi caramellati: lotta all’ultima forchettata

Capitò, qualche tempo fa, che mangiando qualche fettina di salmone affumicato, mi chiesi come avrebbe potuto, un pesce così saporito, sposare una carne più delicata. Alla fine ci ho dovuto provare. Amo particolarmente la rana pescatrice per la sua leggerezza di sapore, che spesso accosto a gusti decisi come bresaola o prosciutto crudo. Questa volta ne ho prelevato la polpa e l'ho lavorata con il salmone affumicato. Semplicemente questo. Niente uova, solo la pura leggerezza del pesce, in un formato che conquista grandi e piccini, Cottura semplice, leggera, veloce che rispetta le proprietà della sostanza senza alterarne i sapori. L'abbinamento? Non mi smentisco: spesso alle verdure preferisco la frutta e i fichi, come già sperimentato, in un piatto così ci stanno d'incanto. E quando non so mai decidere se lasciare l'ultimo boccone di uno o dell'altro, allora vuol dire che l'abbinamento è riuscito alla grande!! Però non vi svelo quale sia stata la mia ultima forchettata: a voi le scommesse ^_^

Ingredienti

90 g di rana pescatrice
60 g di salmone affumicato
10 g di semi di sesamo
3 foglie di salvia
3 fichi
10 ml di vino bianco secco
olio evo
sale
noce moscata
farina di mais fioretto

Prelevate la polpa della rana pescatrice. Tritatela insieme al salmone affumicato. Aromatizzatela come desiderate, se voleste. Personalmente l'ho voluta lasciare naturale e dare un tocco di sapore in cottura.
Il salmone affumicato è già piuttosto saporito quindi non ho aggiunto ulteriore sale. Anche qui basatevi sui vostri personali gusti.
Aggiungete i semi di sesamo e mescolate bene, fino ad ottenere un composto omogeneo.
Con le mani leggermente bagnate, prelevate un po' di impasto e formate delle polpette del diametro di 6 o 7 centimetri circa.
Versate in un piatto un paio di cucchiai di farina di mais fioretto. Passateci, una ad una, le polpette, in modo da fare aderire bene e uniformemente la panatura.
Fate scaldare in una padella un filo di olio evo insieme alla salvia, precedentemente lavata e asciugata. Quando sarà ben calda ponetevi le polpette. Lasciate cuocere a fiamma medio bassa per 10 minuti circa, girandole spesso per farle cuocere in maniera uniforme.
Nel frattempo lavate bene i fichi e asciugateli. Tagliateli a metà verticalmente e cospargete la polpa con sale e noce moscata.
Quando le polpette saranno cotte toglietele dalla padella. Versate ancora un filo di olio evo e adagiate i fichi in modo che la polpa sia a contatto con la superficie calda. Alzate la fiamma e fate caramellare per un minuto. Aggiungete a questo punto il vino bianco e lasciate sfumare leggermente.
Unite nuovamente le polpette e lasciate insaporire tutto, a fiamma media, per un paio di minuti. Trasferite quindi in un piatto e servite.
L'insieme di sapori delicati rende questa portata una vera prelibatezza.

E voi, quale forchettata lascereste per ultima?

abc

Involtini di sogliola dal cuore “fico” con granella di nocciole: un gioco vincente di sapori e consistenze

Quando penso a come utilizzare un particolare ingrediente, può succedere che mi vengano in mente più soluzioni. E allora cerco di affinare l'idea, di ricavare il meglio da ciascun utilizzo. Protagonista di oggi è il fico. Ho pensato che la sua dolcezza avrebbe potuto essere ben accolta in un involucro delicato. Ho pensato a dare carattere al piatto creando un contrasto, e ci ho inserito le nocciole. Il resto è stato un gioco, l'ennesima sfida. Spesso parto con l'idea di un pranzetto veloce, ma poi mi conosco: facciamo due foto, non si sa mai cosa ne esca. E così divento macchina fotografica dipendente, tanto che anche per una semplice insalata, tiro fuori armature da pranzo di nozze. La bilancia per pesare ogni grammo di aria che coinvolgo nella preparazione e luci su luci accese, per le migliori inquadrature. Insomma, cerco di prevenire la riuscita di un piatto creando il materiale necessario per proporvelo. Ovviamente è stato così anche questa volta. Ovviamente ve lo sto proponendo ^_^

Ingredienti

4 filetti di sogliola
2 fichi
10 g di nocciole
1 cucchiaio di farina di riso
20 ml di vino bianco
sale
olio evo

Pulite i fichi, eliminando la buccia. Tagliateli a metà e teneteli da parte.
Sciacquate i filetti di sogliola e asciugateli accuratamente su un foglio di carta assorbente. Passateli nella farina di riso, che avrete versato su un piano, dalla parte della pelle e sistemateli su un piatto, con la parte carnosa rivolta verso l'alto.
Salate ciascun filetto, e cospargeteli con le nocciole tritate grossolanamente.
Sistemate all'estremità di ogni filetto metà fico. Avvolgete la sogliola piuttosto stretta e chiudetela infilzandola con uno stuzzicadenti. In questo modo non si apriranno in cottura.
Scaldate una padella con un filo di olio evo e quando sarà ben calda sistemate gli involtini. Fateli rosolare a fiamma piuttosto alta fino a quando saranno ben dorati. Versate, quindi, il vino, abbassate leggermente la fiamma, salate e procedete la cottura con un coperchio.
Quando il liquido di cottura di sarà rappreso, dopo circa 10 minuti, spegnete il fuoco e servite.


Cospargete con la granella di nocciole restante e gustate!!



abc

Filetto di platessa al dolce sapore d’autunno: il classico che incontra l’audacia

Non sono una grande mangiatrice di uva. La apprezzo, un acino ogni tanto, ma questo non giustifica mai l'acquisto di qualche, seppur esigua, rappresentanza. Davanti a questo bel grappolo di uva fragola, però, resistere è stato difficile. Il profumo che emanava mi ha letteralmente rapito. Ho chiuso gli occhi ed ho iniziato ad immaginare in quanti modi avrei potuto trasformarlo, utilizzarlo, interpretarlo. Ricordate la richiesta ricevuta dalla mia amica Laura, di cui vi ho parlato presentandovi il risotto ai fichi con liquirizia e brie? Ecco: ricette con frutta di stagione. Ho, così, ceduto e, vi garantisco, ne sono rimasta stregata. Questa è solo una delle preparazioni in cui è diventata protagonista, ma avrete modo di testarne la versatilità. Alla mia attitudine ad accostare sapori dolci ad altri salati, ormai credo siate abituati. Molti saranno scettici, molti altri temerari. Chiunque vi cederà, come me, credo non possa che rimanerne affascinato.

Ingredienti

60 g di uva fragola
1/2 melanzana viola
5 rametti di timo
sale
50 ml di vino bianco secco
1 filetto di platessa
farina di riso
olio evo
noce moscata

Tagliate la melanzana a dadini e trasferitela in un colapasta con del sale grosso. Lasciate che perda il suo liquido di vegetazione per almeno un'ora. Dopodiché sciacquate i dadini e asciugateli bene.
Nel frattempo lavate gli acini di uva fragola e puliteli dai semini interni.
Fateli appassire in padella con un filo d'olio, i rametti di timo precedentemente lavati e il vino bianco, a fiamma bassa, coperti, per circa 20 minuti, aggiungendo acqua per non farli asciugare troppo. Salate a piacere.
Scaldate in una padella un filo di olio evo e cuocete le melanzane. Poche alla volta, in modo che tutte poggino sulla base della padella. Cuocete a fiamma piuttosto vivace, affinché acquisiscano una doratura piuttosto croccante e non si disfino. Salatele.
Trasferite le melanzane su carta assorbente e lasciate che si liberino dell'olio in eccesso. Continuate la cottura fino ad ultimare i cubetti.
Infarinate, nella farina di riso, il filetto di platessa. Fatelo rosolare in una padella calda con un po' di olio, prima dal lato senza pelle, poi dall'altro. Salate secondo il vostro gusto.
A cottura ultimata sistemate il filetto su un piatto, copritelo con la salsa di uva fragola e sistemate accanto le melanzane, guarnite con qualche rametto di timo.

Contrasto di sapori che conquista. La delicatezza di un filetto tenero, con la profumata asprezza dell'uva e la dolcezza delle melanzane. Il tocco del timo è quel puntino sulla I che completa l'opera.abc

Spiedini di pollo arcobaleno: il trofeo di chi fa del bon ton uno spettacolo da guardare

A volte è solo la semplicità a dover entrare in scena. Nessuna elaborazione particolare, nessun miscuglio di sapori, farine, aromi: pura e semplice naturalezza, racchiusa in una cottura salutare e veloce. Ho giocato sui colori, che nel piatto sembra che invoglino a mangiare. I gusti sono del tutto inalterati e accostati, semplicemente accostati tra loro. Un piatto a prova di bambino e, d'accordo che lui è un bambino speciale, ma mentre noi due donzelle in maniera garbata ci occupavamo di sfilare ciascun bocconcino dallo stecco con tanto di forchetta, lui, il piccolo ometto di neanche 3 anni, afferrava con le mani lo spiedino e lo addentava. Forse ho fatto centro. Forse lo scopo è stato raggiunto: ho attirato la sua attenzione e l'ho conquistato. Care mamme provate! E che magari, dolce donzella compagna di bon ton, da qui parta la nuova iniziativa che mi hai proposto, forse curiosa, forse disperata: a tavola con i bambini!!

Ingredienti

2 sovraccosce di pollo
4 pomodori Pizzutello
1/2 zucchina scura
1 rametto di rosmarino
olio evo
sale
paprika dolce

Tagliate le sovraccosce di pollo in pezzi piuttosto grossi (ne serviranno 5 per spiedino). Metteteli in una terrina in cui avrete mischiato 3 cucchiai di olio, sale, paprika e il rosmarino lavato e asciugato. Girate bene con le mani affinché la marinatura avvolga perfettamente ciascun bocconcino. Coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per un'oretta.
Lavate e asciugate i pomodorini. Tagliateli a rondelle spesse 1/2 centimetro (ne serviranno 3 per spiedino), poneteli su un piatto piano e cospargeteli con sale fino.
Tagliate la zucchina a rondelle, anch'esse di mezzo centimetro circa, e aggiungetele alla marinatura con il pollo. Serviranno 3 pezzi per spiedino.
Iniziate a comporre gli spiedi, iniziando dalla zucchina, poi con un pezzo di pollo, poi pomodoro, poi pollo e ancora zucchina, fino a riempire con i pezzi menzionati in precedenza,
Scaldate una padella piuttosto larga e ungetela passando sulla sua superficie un foglio di carta assorbente. Quando sarà calda adagiatevi gli spiedini e coprite con un coperchio.
Cuocete a fiamma media per circa mezz'ora, avendo cura di girarli di tanto in tanto, in modo da far cuocere uniformemente la carne. A fine cottura alzate leggermente la fiamma e fateli rosolare per un paio di minuti. Spegnete il fuoco e servite.


Io li ho accompagnati con le crocchette di carote che già tanto successo avevano avuto. Come voler completare un secondo piatto variopinto, se non con un bel colore acceso?

Il piccolo ometto ringrazia e io ringrazio loro, il piccolo ometto e la cara donzella, per la meravigliosa giornata trascorsa insieme.

abc

Pancakes filanti al rosmarino: il sapore avvolgente e confortante della giusta scelta di rotta

Certi giorni capita che debba bighellonare per molto tempo tra idee, pensieri, proposte, accostamenti prima di riuscire a cogliere il mio desiderio e appagare un difficile palato. Altri giorni, invece, basta uno schiocco di dita e..... si centra il bersaglio all'istante. E' successo così, con questi pancakes. Li adoro, è vero. Li amo tanto in versione dolce, quanto in versione salata. Forse quest'ultima è favorita da un minor numero di sensi di colpa, ma non sempre ciò che mi travolge riesce ad assecondare i miei capricci. Questa volta, però, sono comparsi nel momento giusto, con encomiabile tatto, quasi danzassero in punta di piedi, piroettando verso di me. L'affacciarsi su un momento piuttosto delicato, carica di paure e consapevole della grande vulnerabilità che tutto questo avrebbe comportato, mi ha reso, e in parte mi rende ancora, attenta nel valutare la giusta strategia e nel manovrare improvvise virate per non ribaltarmi e affondare. Rimanere al comando del timone è l'unica possibilità contemplata. Una prova di forza, di caparbietà e di coraggio. Questa volta è bastato un pensiero e la rotta scelta è stata perfetta.... Questa volta il sapore delicato e avvolgente di un piatto pensato ed eseguito fedelmente ha saputo rendermi fiera e appagata. Questa volta ascoltarmi e assecondarmi è stato un incastro perfetto di idee.

Ingredienti

100 g di ricotta
2 tuorli d'uovo
50 g di farina di grano tenero 1
50 ml di latte di avena
1 pizzico di sale
noce moscata a piacere
1 rametto di rosmarino
4 fettine di caciocavallo
200 g di spinaci lessati o cotti al vapore
10 g di semi di zucca
olio evo

Lavate e asciugate accuratamente il rametto di rosmarino. Prelevate gli aghi e tritateli finemente. Io mi sono servita di una mezzaluna.
Unite in una terrina la ricotta, i tuorli, la noce moscata e il sale. Sbatteteli energicamente con una frusta, fino a creare una crema soffice e spumosa. Aggiungete, poco alla volta, la farina, continuando a mescolare, e il latte. Dovrete ottenere un impasto liscio, senza grumi.
Aggiungete il rosmarino tritato, mescolate in modo da amalgamarlo perfettamente al composto, e fate riposare la pastella in frigo, coperta con un foglio di pellicola trasparente, per mezz'ora circa.
Tagliate 4 fette di caciocavallo (quello che ho usato io arriva direttamente dal Parco Nazionale d'Abruzzo) di medio spessore. Pulitelo dalla crosta e separate il cuore morbido dal bordo stagionato. Tagliate la parte esterna in piccoli dadini e lasciate il cuore intero, nelle 4 fette.
Versate in una padella un filo di olio e fatelo scaldare. Fate saltare gli spinaci, salandoli secondo il vostro gusto. Considerate che il formaggio darà un gusto piuttosto forte, quindi consiglio di non eccedere.
Aggiungete i semi di zucca e fate saltare tutto per un paio di minuti, a fiamma viva. Unite il caciocavallo tagliato a dadini, mescolate velocemente e spegnete la fiamma.
Scaldate una padella e ungetela passando uno scottex su tutta la superficie. Quando sarà ben calda versate un paio di cucchiai colmi di pastella, dando una forma circolare al composto in cottura. Fate cuocere per un paio di minuti e, con l'aiuto di una paletta, capovolgete le frittelline, facendole cuocere dall'altra parte. Quando saranno ben dorate su entrambi i lati trasferitele in un piatto.
Ponete sopra una fettina di caciocavallo, poi gli spinaci saltati, un'altra fettina di caciocavallo e coprite con un secondo pancake.
Con queste dosi dovrebbero venire 4 pancakes, e quindi 2 sandwiches.
Se dovesse servire passate velocemente in forno, in modo da essere serviti caldissimi. Il calore scioglierà il formaggio e renderà ogni morso una coccola di piacere.....


Personalmente avrei continuato a mangiare queste prelibatezze senza sosta. Peccherò di presunzione, ma non ho trovato un solo dettaglio da correggere. Gusto, soltanto gusto e indescrivibile piacere....

Una vera e propria rotta giusta!!

abc

Arancini di riso bianchi al pistacchio: la necessità che dà forma e asseconda un capriccio

Agli sgoccioli prima della piccola parentesi di svago e distrazione dalla routine che, seppur piacevole e amata, segna lo scorrere di un anno intero di lavoro e sacrifici, mi appresto a svuotare il frigorifero. Ultimi ingredienti cagionevoli, frutto della spesa folle fatta qualche giorno fa. La scusa di "un po' di frutta" mi aveva fatto tornare a casa con ogni ben di dio!! Reduce da una cena con focaccia di Recco, quel pezzo di certosa mi guardava implorando di farne un buon uso. Ho pensato ad un risotto cremoso e mi ero quasi fatta tentare quando, fulmineo, torna il ricordo di un arancino al pistacchio assaggiato lo scorso anno dalla mia amica Miriana in Sicilia. A dire il vero in quell'occasione ne avevo assaggiati così tanti e così buoni che quello al pistacchio, ho quasi paura a dirlo, non era stato il mio preferito. Ma oggi non voglio sentire storie: oggi quel pezzo di certosa incontrerà i pistacchi e verrà avvolta da morbidissimo riso allo zafferano in una croccante gabbia di panatura. Frittura onesta con ottimo olio extravergine di oliva. Poco, come sempre, ma sufficiente a rendere il risultato appagante alla vista e, soprattutto, al palato.

Ingredienti

80 g di riso (io di Baraggia biellese)
1/4 di cipolla rossa
1 bustina di zafferano
3 dl di brodo vegetale
10 g di pistacchi tostati non salati
8 g di semi di zucca
50 g di certosa (io light)
10 g di parmigiano
Farina di riso integrale q.b.
pangrattato (io di riso) q.b.
1 uovo
olio evo

Portate a bollore 3 dl di acqua e ottenete un brodo vegetale unendo del dado (pronto, granulare o autoprodotto...). Nel frattempo scaldate in una padella un filo di olio e fare soffriggere la cipolla tagliata sottilmente.
Aggiungete il riso e lasciate insaporire per qualche istante. Sciogliete lo zafferano in un cucchiaio di brodo e unitelo al riso. Versate il brodo restante e fate cuocere a fuoco basso, coperto, fino a quando verrà assorbito completamente. Girate di tanto in tanto affinché non attacchi in cottura.
Nel frattempo sgusciate i pistacchi e uniteli ai semi di zucca.
Tritateli piuttosto grossolanamente e uniteli alla certosa. Con l'aiuto di una forchetta schiacciate il formaggio incorporando il trito. Continuate fino a creare una crema omogenea. Io non ho sentito la necessità di aggiungere sale, ma se voleste correggete a vostro piacimento. Coprite la crema ottenuta e ponetela in frigorifero.
Grattugiate il parmigiano e, quando il riso sarà cotto, unitelo e mescolate in modo da amalgamarlo completamente. Coprite nuovamente il riso e fate raffreddare.
Preparate su due fogli di carta assorbente la farina di riso, il pangrattato e rompete in una ciotola l'uovo. Sbattetelo aggiungendo, eventualmente, un pizzico di sale. Io l'ho omesso, il sapore del riso ho ritenuto fosse sufficiente.
Prendete una buona cucchiaiata di riso, versatela su una mano e fatevi un incavo nel mezzo. Riempite con una parte della crema di certosa e pistacchi e chiudete il fagottino avvolgendo il ripieno di riso. Con queste dosi ho ottenuto 5 arancini di circa 10 cm di diametro.
Cercate di schiacciare molto bene l'arancino quando gli darete forma, in modo che durante la cottura non si sfaldi, ma rimanga unito e compatto.
Passate ciascun arancino nella farina di riso, in modo da avvolgerlo completamente. Passatelo, quindi, velocemente nell'uovo sbattuto, aiutandovi con le mani affinché venga avvolto completamente. In questo modo si formerà una sorta di collante che permetterà di mantenere ben salda la panatura. Passatelo infine nel pangrattato con un po' di insistenza, in modo che si formi una bella copertura spessa.
Scaldate circa 4 o 5 cucchiai di olio extravergine di oliva in una padella e, quando sarà molto caldo, sistemate gli arancini. Fateli cuocere uniformemente, girandoli con delicatezza aiutandovi con due cucchiai.
Quando saranno dorati in maniera uniforme prelevateli dall'olio, scolateli e fate assorbire l'olio in eccesso su abbondante carta assorbente. Non vi resta che servirli e gustarli. Caldi ovviamente sono irresistibili. Freddi..... non so dirvi..... sono finiti che ancora fumavano!!! ^_^

Sapete bene che non sono solita a lasciarmi tentare dal fritto. Confesso, però, che questa frittura (posso definirla così?) è decisamente leggera, rispetto al concetto di frittura. Ho poi lasciato riposare in molteplici strati di carta assorbente in modo da non sentire il sapore e la presenza dell'olio. E' fondamentale utilizzare un olio ottimo! Ma se l'ho fatto io.... potrete cedervi senza problemi anche voi!

abc

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